Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SALEM MATTI KOURK

La fede cristiana ha un nuovo martire in Iraq

Salem Matti Kourk, un cristiano di Bartalah, Iraq settentrionale, non era riuscito a fuggire assieme ai familiari, per problemi di salute. Catturato dai miliziani dell'Isis è stato torturato a morte perché non ha abiurato il proprio credo. I cristiani subiscono il martirio nel deserto iracheno, così come in Nigeria, Somalia e Centrafrica.

Libertà religiosa 06_09_2014
La Croce in Iraq

La fede cristiana ha un nuovo martire: è Salem Matti Kourk, un uomo di 43 anni, torturato e ucciso in Iraq il 1° settembre dai miliziani dell’IS, lo stato islamico che il suo fondatore, Abu Bakr al Baghdadi, chiama Califfato.

Salem Matti Kourk viveva a Bartalah, una cittadina situata nella piana di Ninive. Quando Bartalah è stata conquistata dagli islamisti di al Baghdadi lo scorso 8 agosto, la maggior parte dei cristiani aveva già lasciato la città, aggiungendosi alle centinaia di migliaia di profughi incalzati dall’avanzata delle milizie jihadiste. Salem è stato uno dei pochi cristiani a rimanere. Secondo uno dei suoi parenti messosi in salvo, non era stato in grado di affrontare il viaggio con il resto della famiglia perché affetto da problemi cardiaci.

Da quel giorno era rimasto nascosto in casa. Ne è uscito il 1° settembre per la prima volta, spinto dalla fame, per procurarsi cibo e acqua, avendo finito tutte le scorte. Ma è stato fermato e arrestato a un posto di blocco nel centro della città, di fronte alla chiesa della Vergine Maria. I miliziani che lo hanno catturato gli hanno ingiunto di abiurare il cristianesimo e di convertirsi all’islam. Al suo rifiuto, hanno iniziato a picchiarlo e a torturarlo. A più riprese hanno ripetuto la richiesta di convertirsi che Salem ha continuato a respingere. I jihadisti lo hanno quindi torturato a morte. Ne hanno poi gettato il cadavere per strada dove è rimasto finché dei passanti l’hanno raccolto e sepolto.

A migliaia di chilometri di distanza, nel nord est della Nigeria, un altro stato islamico sta prendendo forma, anch’esso in un incubo di violenza e fanatismo spietato. Alla fine di agosto i jihadisti Boko Haram hanno conquistato Gwoza e Damboa, due importanti città dello stato islamico di Borno, e Buni Yadi, nel vicino stato di Yobe. Nei giorni scorsi hanno innalzato la loro bandiera anche a Banki, nello Yobe, e a Gamboru Ngala e Bama, entrambe nel Borno. Bama si trova a soli 70 chilometri dalla capitale del Borno, Maiduguri. Adesso si teme un attacco alla capitale stessa, forse imminente, secondo quanto sostengono gli esperti del Nigeria Security Network, un centro studi che ha da poco pubblicato un rapporto sulla situazione del paese e una lettera aperta rivolta ai leader nigeriani per chiedere interventi militari tempestivi al fine di evitare la caduta di Maiduguri e dell’intero Borno. Se Boko Haram riuscisse a conquistare questo stato, come teme il Nigeria Security Network, poi toccherebbe allo Yobe e all’Adamawa, due stati a maggioranza islamica anch’essi, e la rete internazionale dei jihadisti disporrebbe allora di una formidabile base dalla quale sferrare attacchi ad altri stati africani.

Anche in Nigeria i cristiani fuggono, a decine di migliaia, chi al sud, dove si concentra la popolazione cristiana del paese, chi nei vicini stati del Niger e del Camerun. Con loro, come succede in Iraq, fuggono gli islamici che temono le inflessibili prescrizioni della shari’a, così come le intendono i fondamentalisti, e le terribili punizioni inflitte a chi trasgredisce.

I jihadisti introducono infatti nei territori sotto il loro controllo, dalla Nigeria al nord della Repubblica Centrafricana, dall’Iraq alla Somalia, lapidazioni, mutilazioni, rigidissime regole di comportamento, abbigliamento, alimentazione e devozione: senza risparmiare neanche i bambini.

L’IS, proprio per i bambini, ha allestito dei campi dove i miliziani insegnano loro i principi dell’ideologia jihadista e li addestrano all’uso delle armi. Un ragazzino di 13 anni, che è riuscito a fuggire da uno di questi campi, ha raccontato di essere stato costretto, insieme ai suoi compagni, ad assistere a decapitazioni, crocifissioni e lapidazioni. Ha raccontato di un ragazzo crocifisso per tre giorni, punito per non aver osservato il digiuno prescritto nel mese sacro del Ramadan durante il quale è proibito mangiare e bere dall’alba al tramonto; e di una donna lapidata a morte per aver commesso adulterio.

Per onorare la memoria del martire Salem Matti Kourk, morto per aver rifiutato di abiurare il proprio credo, il 5 settembre nella chiesa siro-ortodossa di Oum El Nour ad Ankawa, un sobborgo cristiano di Erbil, nel Kurdistan irakeno, si è tenuta una cerimonia funebre.