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CROAZIA

La famiglia contro la disperazione del nostro secolo

Con la venuta di Gesù al mondo in una famiglia «nella quale Maria era la madre, e Giuseppe sposo e padre, egli ci ha mostrato che questo è l'ambiente naturale e normale per la crescita di una persona sana ed equilibrata». Tutto il resto «che si oppone a questo piano di Dio, è una folle menzogna». Le parole del vescovo Valter Župan all'incontro delle famiglie croate.

Ecclesia 02_05_2015
Monsignor Valter Župan

 

L'eco suscitata nell'opinione pubblica suggerisce di riandare al Secondo Incontro Nazionale delle famiglie cattoliche croate, svoltosi lo scorso 19 aprile al santuario della Madonna di Tersatto, a Fiume - sorto nel luogo dove, secondo la tradizione, dal maggio 1291 al dicembre 1294 si trovò la casa della Vergine Maria dove aveva avuto luogo l'Annunciazione, e che in seguito fu trasferita a Loreto.  Quindicimila fedeli provenienti da tutta la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e la diaspora croata, rappresentati per la maggior parte da famiglie al completo, hanno riempito il piazzale antistante il santuario, presso il cui altare esterno è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal cardinal Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, e concelebrata da numerosi altri vescovi e sacerdoti.

Il programma della giornata è iniziato con le toccanti testimonianze di alcune famiglie, tra le quali ha destato molta impressione lo sconvolgente racconto di una giovane madre, scampata miracolosamente all’aborto cui era stata destinata. 

Il compito di pronunciare l'omelia è stato affidato al vescovo emerito di Veglia (Krk), mons. Valter Župan, Presidente della Commissione della Conferenza Episcopale croata per la vita e la famiglia. L’omelia era molto attesa, poiché mons. Župan è noto quale coraggioso e risoluto difensore della vita e della famiglia secondo il piano di Dio, come del resto aveva dimostrato all’Ippodromo di Zagabria nel 2011, in occasione del Primo incontro delle famiglie cattoliche croate, quando di fronte a Benedetto XVI aveva pubblicamente chiesto una revisione in senso restrittivo della legge sull’aborto in vigore in Croazia dai tempi del sistema comunista jugoslavo, e aveva riaffermato il diritto dei figli di chiamare i genitori “mamma” e “papà”, contro le tendenze distruttrici della famiglia naturale imposte dall’ideologia gender (per quell’intervento, vedi qui).

Mons. Župan non ha deluso le attese, e ha pronunciato un’omelia forte e decisa, con la quale ha indicato il compito delle famiglie cattoliche, chiamate a dare testimonianza della bellezza dell’amore e della vita secondo il piano di Dio. Ricordando le parole di papa Paolo VI quando si era recato in visita a Nazareth, mons. Župan ha auspicato che proprio Nazareth rammenti che la famiglia è una comunione dell'amore famigliare, e che la «santa bellezza della famiglia ci mostri quanto è dolce l'educazione in essa, la quale non può essere sostituita da nulla di diverso, e ci insegni qual è il ruolo della famiglia naturale nell'ordine sociale».

Con la venuta di Gesù al mondo in una famiglia «nella quale Maria era la madre, e Giuseppe sposo e padre, egli ci ha mostrato che questo è l'ambiente naturale e normale per la crescita di una persona sana ed equilibrata». Tutto il resto «che si oppone a questo piano di Dio, è una folle menzogna, che vuole solamente mandare in rovina il povero essere umano. Cari genitori, uomini e donne, se desiderate il bene per voi stessi, per i vostri figli, per questo popolo e per la Patria che Dio ci ha dato, osservate tutto questo».

Mons. Župan ha proseguito affermando che è del tutto falso che la famiglia sia il luogo in cui normalmente nasce l'aggressività, al contrario, la famiglia «è il luogo in cui è possibile vivere come si viveva nella famiglia di Maria, Giuseppe e il bambino Gesù». Ascoltando il Vangelo e raccogliendosi in preghiera «possiamo molto progredire nella comprensione di ciò che Gesù, proprio nella sua famiglia, ha mostrato con il lavoro e l'obbedienza, e cioè che essa è quanto più prezioso esista, veramente a misura dell’uomo e assolutamente possibile». Questa non è una fantasia, ciò «può essere raggiunto se la famiglia prega ogni giorno e la domenica celebra la Santa Messa».

Dopo avere invitato i giovani ad avere il coraggio a sposarsi e a realizzare la vocazione matrimoniale, il vescovo emerito di Veglia ha criticato la politica dei governi che, con il pretesto della crisi economica, tagliano i fondi destinati alle famiglie. Molte risorse finanziarie dovrebbe essere indirizzate per il bene delle famiglie, «invece di essere spese per cose inutili, moralmente dannose e superflue».

Mons. Župan si è rivolto in modo particolare alle donne e alle madri. Furono infatti donne chi ebbe il coraggio di seguire Gesù con compassione e amore anche sul Calvario; esse furono le prime a testimoniare agli altri che Gesù era risorto, e fu proprio a loro che Gesù stesso si rivolse per prime. «Voi siete quindi le annunciatrici della vita e della gioia. Noi, oggi, vi preghiamo: non permettete che chi vi prendeva in giro lungo la Via Crucis e sul Calvario, mostrando così di non capire proprio nulla, oggi ancora vi convinca che l'agonia e il Golgota del nostro popolo è, per esso, l'ultima parola, che il sepolcro e la pietra ben sigillata su esso siano il nostro destino». La mattina di Pasqua, quando l'angelo fece rotolare via la pietra dalla tomba e vi fu un terremoto, le guardie, per la paura, caddero a terra come morti. «Le guardie e i servi della morte sono diventati cadaveri, capaci solo di mentire per soldi. A voi, invece, l'angelo ha detto: non abbiate paura, andate, dite che colui che cercate non è qui, è risorto. Voi avete provato che la vostra fede e il vostro amore, poggiate su Dio, aprono anche i sepolcri più protetti, e che siete in grado di fare fuggire tutte le guardie che vogliono che la morte sia l'ultima parola». La nascita di un numero sempre più basso di figli, gli aborti, i suicidi, l'alcolismo, il grande numero di persone squilibrate psichicamente «mostrano che non gioiamo della vita, che non l'accettiamo come una gioia, bensì come un grosso peso. Ci è necessaria una fede più profonda, una maggiore speranza per il futuro, e più amore per la vita».

Il vescovo emerito di Veglia ha invitato i padri e gli uomini a essere «persone di fede e coraggiosi come San Giuseppe, che non fu travolto da tutte le minacce del re Erode, così che alla fine tutto avvenne come San Giuseppe aveva creduto che Dio avrebbe fatto attraverso di lui». In conclusione della sua omelia, mons. Župan ha infine pregato la Madonna di Tersatto affinché si realizzi la visione del profeta Ezechiele, e che «si frantumino i sepolcri della nostra disperazione, e che su questo popolo scenda la forza dello Spirito di Dio che faccia in modo che dalle nostre speranze morenti e dalle nostre ossa quasi inaridite sorga un popolo pieno di vita, fedele a te e a Dio, come lo è stato per secoli».