La donna che canta
Un film di qualità contro la violenza. Sia musulmani sia cristiani hanno i loro torti.
Ma perché quando tocca ai cristiani sono sempre loro a far la parte dei più cattivi?
La donna che canta
Titolo originale: Incendies. Di Denis Villeneuve con Lubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Remy Girard Durata: 130’ Genere: drammatico, storico
Quando muore la madre Nawal, da tempo chiuso in una specie di autismo, i giovani canadesi Simon e Jeanne – fratello e sorella, anzi gemelli – sembrano chiusi in un rancore per una madre che non ha mai svelato chi era il loro padre. Convocati da un notaio, scoprono che la madre ha lasciato loro due lettere sigillate, ma che potranno essere aperte solo se esaudiranno un compito assegnato dalla genitrice scomparsa: ritrovare non solo il loro padre, ma anche un fratello di cui non avevano mai saputo l’esistenza. La sorpresa e lo choc aumentano lo sconcerto e la rabbia del ragazzo, mentre la sorella sembra vivere un senso di colpa: ma è solo l’inizio di un viaggio nei misteri del passato della madre. Un viaggio pieno di orrore, dolore, segreti. Che li metterà a dura prova i due giovani, fino alla scoperta di una verità quasi insostenibile. Portandoli alle origini mediorientali della donna (il Paese narrato sembra evidentemente il Libano, anche se non è esplicitato come nel dramma teatrale da cui il film è tratto) in una terra dilaniata dagli scontri etnici e religiosi: lei, di origini cristiana ma innamorata di un palestinese, pagherà caro l’aver disobbedito alla famiglia. Da lì si dipana una matassa di violenza e di sangue, di cui Jeanne (che brava la giovane attrice Mélissa Désormeaux-Poulin) cerca di trovare il bandolo. E lo spettatore con loro.
Rispettando la storia, i toni e i temi della pièce teatrale di Wajdi Mouwad, il canadese Denis Villeneuve usa però tutte le tecniche cinematografiche più efficaci (flashback, colpi di scena, tensione e ritmo) per raccontare una storia incredibile e potente, una tragedia che sembra antica e contemporanea al tempo stesso. Ovviamente non vi sveleremo i tanti punti di svolta del film fino alla scoperta finale: basti dire che la visione, per tanti versi impegnativa ma anche appunto cinematograficamente notevolissima (il film ha ricevuto la nomination agli Oscar 2011 nella categoria dei film in lingua straniera). Villeneuve ha talento narrativo da vendere, e il suo film è una delle sorprese del 2010 (è stato presentato alla Mostra di Venezia, stranamente non nel concorso principale che avrebbe vinto a mani basse).
Peccato solo che le vicende storiche siano rappresentate con il consueto taglio: se tutti, cristiani e musulmani hanno i loro torti, quelli dei cristiani – ancora una volta, quando si parla di Libano: si pensi a Valzer con Bashir o Lebanon – sono rappresentati con crudezza e violenza quasi insostenibili (un autobus con donne e bambini bruciati vivi, e fuori un gruppo di falangisti che infieriscono con i mitra con immagini della Madonna). Senza negare le violenze di cristiani solo a parole, è difficile nascondere delusione per una ricostruzione storica parziale, che non rappresenta in modo equilibrato le violenze in campo (anche se si vedono anche quelle di altre origini).
E se il tono generale del film è di condanna di ogni tipo di violenza – una violenza che rovina per sempre l’animo della “donna che canta” dai mille segreti – l’omicidio di un politico cristiano viene, stranamente, rappresentata come un atto di giustizia, quasi da comprendere, senza alcuna pietà per un uomo ucciso davanti ai suoi cari (e con l’inganno). Scelte che non tolgono nulla al valore cinematografico dell’opera, ma che non possono essere sottaciute per completezza di giudizio. Anche se alla fine prevale non solo la bellezza che si fa strada attraverso l’orrore. E se anche non si usa la parola “perdono”, la sfida di rompere la catena dell’odio non può che sembrare la più degna conclusione di una traversata nelle zone più oscure della storia e del cuore umano.
- Femmine contro Maschi
Regia: Fausto Brizzi; Interpreti: Fabio De Luigi, Nicolas Vaporidis, Claudio Bisio, Nancy Brilli, Luciana Littizzetto, Emilio Solfrizzi; Durata: 96′; Genere: Commedia.
Seconda puntata, per sfruttare l’onda di Maschi contro femmine. Ma il giochetto, che già funzionava poco prima, adesso è decisamente stanco: stereotipi, luoghi comuni e attori che evidentemente hanno altro per la testa. E tra l’altro, non si ride.
- Another Year
Regia: Mike Leigh; Interpreti: Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman; Durata: 129′;Genere: Commedia, Drammatico
Può la vita comune di una famiglia normale valere un film? Leigh dimostra quanto interessante possa essere la vita di una coppia matura, in quattro week-end che simboleggiano le stagioni, ancora di salvezza per amici e parenti in balia delle onde della vita.
- I fantastici viaggi di Gulliver
Regia: Rob Letterman; Interpreti: Jason Segel, Emily Blunt, Jack Black, Amanda Peet; Durata: 90′; Genere:Commedia, Avventura
L’idea di far interpretare a Jack Black un Gulliver moderno dalle scarse qualità è divertente, ma il film attualizza Swift abbassandolo a livelli esagerati. Un po’ più di grazia non avrebbe guastato.
- Biutiful
Regia: Alejandro Gonzalez Inarritu; Interpreti: Javier Bardem, Maricel Álvarez, Diaryatou Daff, Cheng Tai Shen; Durata: 138′; Genere: Drammatico
Dal regista di 21 grammi un’altra storia dolorosa e coinvolgente, con Javier Bardem che “riempie” con la sua presenza tutto lo schermo. Un film che parla di vita e di morte e del senso della paternità. Da vedere e discutere.