La diocesi di Roma promuove ancora la "parola" di Rupnik
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Sul portale della diocesi di Roma è ancora presente la riflessione di padre Rupnik sul matrimonio, con espressioni che, rilette alla luce dello scandalo sessuale venuto alla luce, non possono non suscitare disgusto. Tra gesuiti e diocesi pare una corsa a far finta di nulla.
Più di qualcuno non deve aver ben capito la gravità di quanto p. Marko Rupnik ha commesso a partire dalla metà degli anni Ottanta; atti che hanno distrutto la vita di molte donne e che hanno infangato la Chiesa, il sacerdozio e la vita religiosa.
I primi sono proprio i vertici della Compagnia di Gesù, i quali – come si è visto - non pare abbiano intenzione di chiarire veramente i fatti né di procedere alla dimissione dallo stato clericale del loro illustre confratello. Dopo la dichiarazione del DIR (Case e Opere interprovinciali della Compagnia di Gesù a Roma) , il silenzio è calato sulla vicenda, con Rupnik che ad oggi non ha ancora subito una sanzione proporzionata a quanto commesso (e ricordiamo che le accuse sono state dichiarate fondate dagli stessi gesuiti). E l’unica che aveva subito, per il semplice fatto che si trattava di una scomunica “automatica”, gli è stata tolta a tempo di record. E ancora oggi non si sa da chi.
Poi i membri del Centro Aletti, il cui comportamento appare totalmente disconnesso dalla realtà. Resta da capire se si tratti di incomprensione del problema o se sia l’esito dell’influenza della personalità di Rupnik, che per molti anni ne è stato il direttore. Fatto sta che il Centro, che – repetita iuvant - continua a mantenere sul suo sito le omelie di Rupnik in bella vista, se ne è uscito con una lettera, nella quale si tranquillizzano gli amici che i lavori dell’atelier continueranno. L’équipe direzionale che guida l’Atelier è infatti ormai «in grado di assumere la responsabilità per un cantiere sia dal punto di vista teologico-liturgico e artistico-creativo, che dal punto di vista tecnico-amministrativo. Questo ci consentirà di tener fede a tutti gli impegni sin qui presi e ad assumerne altri di nuovi». Così rassicura il Centro.
Nella lettera nemmeno un accenno a quanto accaduto, magari con un'accorata richiesta di perdono per lo scandalo che tutta la vicenda Rupnik ha provocato. Al contrario, in modo nemmeno troppo velato, si insinua che sia proprio il Centro Aletti ad essere martire delle rivelazioni pubbliche delle vittime di Rupnik: «Dopo diversi mesi ci rivolgiamo a tutti voi per ringraziarvi della vicinanza che, veramente in tantissimi, e in tanti modi, ci avete manifestato in questo periodo. La verità non è violenta, non è aggressiva, perciò aspettiamo, pazienti e fiduciosi, che si riveli. Consapevoli che c’è un tempo per ogni cosa».
Fingere che sia tutta una montatura per colpire Rupnik è stata anche la linea del cardinale De Donatis (vedi qui); fingere che non sia accaduto nulla è invece quella della sua diocesi, la quale continua ad ospitare nel suo portale la riflessione di Rupnik sul matrimonio, nella spiegazione dell’immagine da lui realizzata per il X Incontro Mondiale delle Famiglie dello scorso anno. Fa un certo effetto continuare ad ascoltare dalla viva voce di Rupnik il commento del mistero «dell’uomo e della donna, che si amano e si uniscono».
Niente da eccepire su come viene spiegata la profezia di Mosé, secondo l’interpretazione di Giacomo di Sarug, che vede nella creazione di Adamo ed Eva e nella loro vocazione all’unione, lo sposalizio tra Cristo e la Chiesa. Sentire però dalla sua bocca le parole del vescovo siro: «Egli si donò a lei, ed era nato da una ragazza povera; / la fece sua, ed essa è legata a lui e gioisce con lui», non può lasciare indifferenti. Quando si pensa a come Rupnik abbia persuaso le proprie vittime a concedersi ad atti di natura sessuale, precisamente motivandoli “misticamente”, giustificandoli come un superamento della legge moralistica a cui è abilitato chiunque sia pneumaticamente più elevato degli altri, non si può che restare piuttosto contrariati. Per non dire disgustati.
Ed infatti Rupnik, anche in questa riflessione, spiega il miracolo delle nozze di Cana come il termine di una «relazione basata sulla legge che viene dall’esterno e che progressivamente è sempre più stata letta e capita in modo moralistico». Come se non bastasse, anche il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, guidato dal cardinale Kevin Farrell, non esita a rilanciare l’immagine di Rupnik ed il video della sua spiegazione.
Il canale youtube della Diocesi di Roma continua inoltre ad ospitare anche altre catechesi di Rupnik: la spiegazione dell’orrendo rifacimento della cappella del Seminario Maggiore di Roma, terminato nell’aprile 2021; la meditazione, sempre al Seminario Romano, sull’Adorazione Eucaristica, tenuta il 19 febbraio dello scorso anno; l’intervento al Consiglio dei Prefetti del 18 gennaio 2021. Tutti interventi pubblici di Rupnik, avvenuti nel periodo in cui le accuse contro di lui erano già state ritenute credibili ed egli era già soggetto alle norme cautelari della Compagnia di Gesù, oltre che colpito dalla scomunica, poi revocata. E periodo in cui, a vigilare su Rupnik, era quel p. Verschueren che, qualche giorno fa (vedi qui), ha spiegato che non è bene dimetterlo dallo stato clericale, perché altrimenti la Compagnia di Gesù non sarebbe più in grado di vigilare su di lui.
P. Verschueren dovrebbe anche spiegare come sia possibile che, dopo l’accertamento dei fatti, il Centro Aletti abbia continuato a pubblicare i libri di Rupnik e a proporne le ristampe, senza che nessuno battesse ciglio. La più incredibile è la pubblicazione di Il giorno al giorno ne affida il racconto. L’esperienza del padre (I ed. dicembre 2019, ristampa agosto 2020), che ancora oggi viene così presentata: «Un libro su un padre spirituale d’eccezione, padre Tomáš Špidlík, attraverso gli effetti provocati nella vita di un suo figlio spirituale, padre Marko I. Rupnik». Effetti devastanti.
Per capire quanto sia importante intervenire per impedire che p. Rupnik possa continuare ad esercitare la sua influenza facendo leva sul suo sacerdozio, sulla sua identità di religioso, e isolarlo da tutte quelle persone che sono ancora ammaliate dal suo ascendente, basterebbe il buon senso. Ma quanto sta emergendo dalla vicina Francia può risultare forse più convincente. Ne parleremo a breve.