La difficile condizione dei cristiani in Algeria
In Algeria la libertà di religione, affermata dalla carta costituzionale, si scontra con una realtà di vincoli e limitazioni inflitti ai cristiani, rafforzati da un clima diffuso di intolleranza
In Algeria i cristiani sono tra 20.000 e 100.000, statistiche precise non esistono. Quasi tutti, questo è noto, sono stranieri, molti dei quali emigrati dall’Africa sub sahariana. La Chiesa cattolica è la comunità di cristiani più grande ed è strutturata in quattro diocesi. L’Islam è la religione di stato e, anche se la costituzione garantisce la libertà di coscienza, inclusa quella di culto, la legge non protegge i cristiani. Le infrazioni relative alla religione, soprattutto la blasfemia, sono punite con pene detentive da tre a cinque anni e con ammende che vanno da 356 a 712 euro. Le infrazioni includono qualsiasi forma di offesa al profeta Maometto e ad altri inviati da Dio, la denigrazione di dogmi o precetti islamici in forma di scritti, immagini, affermazioni e di qualsiasi altro mezzo. In altre parole è proibito criticare l’islam e tentare nuove interpretazioni del Corano e degli Hadith. L’apostasia non è un reato penale, tuttavia il proselitismo è proibito e severamente sanzionato. Stampa, stoccaggio e distribuzione di materiale destinato a convertire i musulmani è punito con ammende fino a un milione di dinari (poco più di 7.000 euro) e con la detenzione fino a cinque anni. Benché alle organizzazioni religiose, anche quelle cristiane, sia consentito svolgere opere umanitarie, il rischio è che tali opere vengano interpretate come forme di proselitismo. La costituzione condanna chiunque “inciti, costringa o usi metodi di seduzione miranti a convertire un musulmano a un’altra religione o utilizzi a questo fine le istituzioni d’insegnamento, istruzione, sanitarie, a carattere sociale o culturale, o delle istituzioni di formazione…o qualsiasi altro mezzo economico”.