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Chiesa cattolica

La denuncia di Caritas Bunia, Repubblica Democratica del Congo

La Caritas denuncia la gravissima situazione in cui versano le province orientali del Congo in cui imperversano incontrollati decine di gruppi armati

Nell’Ituri, provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, nel solo mese di luglio sono state uccise più di 100 persone, donne e bambini inclusi. A denunciarlo, in un comunicato pervenuto all’agenzia di stampa Fides, è la Caritas diocesana di Bunia, il capoluogo dell’Ituri. Della diocesi di Bunia fa parte anche la chiesa di Komanda che è stata attaccata da uno delle decine di gruppi armati che imperversano nel est del paese, il gruppo jihadista ADF, nella notte tra il 26 e il 27 luglio. Pochi giorni prima, a Lopa, un altro gruppo armato, il CODECO, che di recente ha stretto alleanza con le FARDC ( l’esercito governativo), ha profanato la chiesa cattolica Giovanni da Capistrano e il santuario mariano, sempre nella diocesi di Bunia. La mattina del 21 luglio dei miliziani CODECO sono entrati nella chiesa, hanno forzato il tabernacolo, hanno gettato a terra le ostie consacrate, lo stesso hanno fatto con camici, casule e diversi oggetti liturgici e hanno razziato il santuario. La profanazione ha costretto monsignor Dieudonné Uringi, vescovo di Bunia, a chiudere la chiesa e non si sa quando potrà essere riaperta. La frequenza degli attacchi, sostiene la Caritas, dimostra “il fallimento lampante dello stato d'assedio decretato (il 3 maggio 2021, dal Presidente Félix Tshisekedi nell’Ituri e nella vicina provincia del Nord Kivu, n.d.A.) al fine di neutralizzare i gruppi armati operanti nelle due provincie, ripristinare l'autorità statale attraverso un governo militare temporaneo, proteggere i civili e stabilizzare la regione. Quattro anni e quasi 100 proroghe dopo, i risultati sono devastanti: nuovi gruppi armati sono emersi e sono più attivi che mai. L'impunità regna sovrana e i massacri continuano senza indagini o procedimenti giudiziari contro i criminali. Peggio ancora, testimonianze schiaccianti rivelano la complicità, passiva o attiva, dell'esercito congolese”. Caritas Bunia denuncia inoltre “l’inaccettabile passività delle forze di sicurezza e della MONUSCO”, la missione ONU di peacekepping, attiva nel paese dal 1999. Una base della MONUSCO si trova a meno di tre chilometri di Komanda. Eppure i caschi blu non sono intervenuti. Caritas Bunia infine denuncia che nell’Ituri la situazione, lungi dal migliorare, sta addirittura peggiorando. “Con l'emergere di un nuovo movimento ribelle (Convenzione per la Rivoluzione Popolare), recentemente fondato da Thomas Lubanga e dai suoi complici in Uganda, e le innaturali alleanze tra l’esercito regolare e le milizie criminali che avrebbe dovuto combattere, l’Ituri sta sprofondando in un caos senza precedenti. La popolazione, abbandonata a se stessa, non sa più di chi fidarsi”. La Caritas pertanto chiede la revoca dello stato d’assedio che definisce “una misura inefficace respinta dalla popolazione”; la sostituzione di tutto il personale delle FARDC e della polizia dispiegato a Komanda durante il massacro del 27 luglio, così come a Lopa il 21 luglio; la revisione urgente delle strategie di protezione dei civili per evitare ulteriori tragedie”.