Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

ARTE E CATECHESI/16

La cupola, patto tra cielo e terra

Richiamo del mistero che si rivela, essa ci ricorda l’insondabilità del cielo immenso e insieme la grandezza di Dio che ci parla dall'alto.

Attualità 01_10_2011
La chiesa della Martorana, PA

Ogni cupola è la promessa di un cielo che si apre. Il desiderio di legare la terra al cielo attraversa l’umano. Gli edifici sacri di ogni tempo presentano una struttura con un significato cosmico. I templi di ogni latitudine riassumono con le loro forme l’universo intero. Lo facevano già le caverne con i loro soffitti dipinti. Una forma archetipa, originaria e diffusa, è costituita da una base quadrata sormontata da una cupola emisferica. Come ad esempio la “stupa” dei buddisti o la “qubba” islamica. Anche l’insegna massonica fatta di squadra e compasso richiama i due strumenti che tracciano la forma quadrata e la forma circolare.

La base quadrata sormontata da una semisfera la ritroviamo anche nelle chiese cristiane. Ma con una specificità ricorrente: la cupola che si eleva su una base quadrata è incastonata nel cuore di un edificio più ampio a forma di croce. Un modo per esprimere un annuncio inconfondibile: cielo e terra risultano uniti nella croce, e solo nella croce di Cristo.

Nella tradizione cristiana la base quadrata ha una molteplicità di significati collegati tra loro: richiama il numero quattro, i quattro punti cardinali, la terra, l’umano, il provvisorio, il passaggio, la prova, il deserto. Quaranta furono per Cristo i giorni di prova nel deserto. Quarant’anni rimase nel deserto il popolo ebraico prima di entrare nella terra promessa.

La cupola richiama la volta celeste, il cielo, il divino. Richiama il mistero e, allo stesso tempo, il mistero che si rivela. Due infatti sono qui le immagini che si incrociano: quella dell’insondabilità del cielo immenso e quella di Dio che “parla dal cielo”. Le Sacre Scritture sono state definite anche “un cielo” perché sono parola di Dio. In alcune chiese, pensiamo alla Cappella degli Scrovegni, le volte sono dipinte di blu e di stelle. Nella Cappella Sistina le volte sono dipinte con la storia della salvezza. Due modi di rappresentare il cielo dal quale Dio parla e si rivela.

Base quadrata e cupola hanno quindi un forte valore simbolico. La base può essere evidenziata da quattro colonne. Ai quattro angoli possiamo anche trovare raffigurati i quattro evangelisti, i quattro profeti maggiori, oppure i primi quattro dottori della chiesa. Le soluzioni sono molteplici. In ogni caso, non troviamo mai il passaggio diretto dai quattro lati alla cupola. È questo il riflesso del problema della quadratura del cerchio: quadrato e cerchio hanno due nature troppo diverse. Il passaggio tra le due figure non può avvenire in modo lineare, esattamente come il legame tra cielo e terra, tra immanenza e trascendenza, necessita di un salto ontologico.

L’architettura tradizionale ha trovato una soluzione: ha posto una figura intermedia, l’ottagono. Che non è solo un espediente costruttivo. Ma introduce con il significato simbolico del numero otto ad una prospettiva che rende presente l’intera storia della salvezza.

L’otto richiama l’ottavo giorno, il «giorno dopo il sabato» (il sabato era il settimo giorno della settimana ebraica), il giorno della risurrezione, il dies domini. Se il sette richiama i giorni della creazione, allora l’otto introduce alla nuova creazione, all’azione redentrice di Dio compiuta in Cristo. Anche i battisteri hanno spesso la forma ottagonale proprio perché nel battesimo muore l’uomo vecchio e nasce l’uomo nuovo.

Ecco quindi cosa dice lo spazio aperto dalla cupola: quadrato e cerchio, terra e cielo, costitutivamente così diversi, sono riconciliati e uniti. E lo sono attraverso l’azione di Cristo, attraverso la sua morte e la sua risurrezione, che è atto di una nuova creazione. Il cielo si apre alla terra. Scende la pace. Nei colori delle cupole dipinte vediamo raffigurati i santi. Essi sono gli uomini nuovi, i testimoni della nuova creazione in atto.

La quadratura del cerchio, impossibile a farsi con lo sforzo di braccia e mente, ora è possibile: è data dall’uomo libero, da colui che si converte. Il santo. L’uomo nuovo trasformato dalla grazia di Cristo.

luigi.codemo@gmail.com
http://delvisibile.wordpress.com