La crisi si ingarbuglia, il Centrodestra si ricompatta
L'asse dem-5 Stelle per scongiurare il voto, Salvini alla caccia di consensi al sud e i nuovi rapporti di forza nel Centrodestra targato Lega. Ma sullo sfondo c'è l'ipotesi di un governo di scopo con Cottarelli o Draghi. Il tutto pur di frenare l'avanzata del Carroccio.
Oggi alle 18 il Senato dovrà riunirsi per decidere a maggioranza il calendario definitivo dei lavori, come prevede il regolamento dell’aula. Ieri, infatti, la conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama non ha raggiunto l’unanimità sulla data in cui il premier Giuseppe Conte dovrà rendere le sue comunicazioni. Movimento 5 Stelle, Pd, Misto e Autonomie hanno indicato la data del 20, approvata a maggioranza, mentre Lega, Fratelli d’Italia e Forza Itali hanno proposto che le comunicazioni del Presidente del Consiglio si svolgano domani, dopo le commemorazioni del crollo del Ponte di Genova.
E’ assai probabile che prevalga numericamente la prima ipotesi e che dunque l’inquilino di Palazzo Chigi possa avere una settimana di tempo per preparare la sua linea di difesa e, soprattutto, per incalzare il “guastafeste” Matteo Salvini sugli impegni presi e non mantenuti.
Si sta saldando, infatti, un asse non dichiarato tra dem e pentastellati per ritardare il più possibile le elezioni anticipate e per formare un esecutivo di scopo che duri almeno fino alla prossima primavera, se non oltre.
La decisione di Matteo Salvini di rompere l’alleanza con i Cinque Stelle ha colto molti di sorpresa, anzitutto lo stesso movimento grillino, che ora è diviso sulla strategia da portare avanti. Al momento prevale la linea del capo politico Luigi Di Maio, che intende scaricare interamente sul "Capitano" la colpa della caduta dell’esecutivo e che non esclude di costituire altri esecutivi in questa legislatura, al fine di salvare provvedimenti come reddito di cittadinanza e quota 100. Contestualmente, però, il Ministro dello sviluppo economico ha escluso patti sottobanco con Matteo Renzi e ha riunito i gruppi parlamentari per affrontare anche altri nodi destinati a venire al pettine in caso di scioglimento anticipato delle Camere, in primo luogo il vincolo del doppio mandato, che taglierebbe fuori lui stesso e molti altri leader pentastellati dalla prossima corsa al seggio. L’accelerazione impressa dal Ministro dell’Interno ha spiazzato anche il Pd, diviso praticamente in due tra renziani, egemoni nei gruppi parlamentari, e zingarettiani, in maggioranza negli organi di partito. Non si esclude addirittura una scissione, perché i primi sarebbero disposti ad appoggiare qualsiasi governo pur di non perdere la poltrona, mentre i fedelissimi di Nicola Zingaretti si dicono contrari a qualsiasi inciucio e pronti alla prova elettorale.
Matteo Salvini continua a girare il sud Italia, dove i grillini hanno avuto il maggior numero di voti alle ultime elezioni politiche, proprio al fine di saccheggiare i fortini del Movimento. Tra ovazioni e contestazioni, il Ministro dell’Interno ha confermato che alcune delle cose fatte dal governo sono state positive, ma che nel complesso era fondamentale voltare pagina per arginare i ripetuti no grillini a grandi opere, riforma della giustizia e taglio delle tasse. Salvini ha anche comunicato l’intenzione di ritornare al vecchio Centrodestra, assicurando che nei prossimi giorni contatterà sia Giorgia Meloni che Silvio Berlusconi per costituire con loro il “fronte del sì”, cioè uno schieramento in grado di far ripartire le grandi opere e le grandi riforme e di favorire la crescita economica. Non si escludono colpi di scena, e cioè che di questo fronte possa far parte anche qualche dissidente grillino più aperto alle ricette leghiste.
Il “toto-crisi” nel frattempo già impazza. Circolano nomi di tecnici come Carlo Cottarelli e addirittura Mario Draghi per il dopo-Conte, senza escludere che possa essere lo stesso premier attuale a succedere a se stesso, magari con un esecutivo di scopo che conduca in porto il taglio dei parlamentari e riformi la legge elettorale.
Ma Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che secondo tutti i sondaggi sono maggioranza nel Paese, premono affinchè si vada subito alle urne, al fine di risparmiare agli italiani una estenuante campagna elettorale di qui alla primavera prossima. Salvini continua a ripetere che ha massima fiducia nel Presidente della Repubblica. Mattarella, all’indomani delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, impiegò quasi 3 mesi tra consultazioni ed esitazioni prima che nascesse l’attuale governo, peraltro contrassegnato da forti e costanti lacerazioni interne che lo hanno di fatto portato all’implosione. C’è da auspicare che questa volta non perda così tanto tempo e prenda altresì atto in fretta che gli attuali rapporti di forza parlamentari non rispecchiano le sensibilità presenti nel Paese. Ridare la parola agli elettori sarebbe l’unico vero atto di responsabilità.