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La Corte suprema ferma il "cambio" di sesso: divieto legittimo

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Decisione storica della Corte Suprema degli Stati Uniti: il divieto di transizione sui minori non è incostituzionale, ma legittimo. Si tratta di una sentenza che ha un peso più rilevante sotto il profilo culturale che giuridico. 

Vita e bioetica 20_06_2025

Decisione storica della Corte Suprema degli Stati Uniti: il divieto di transizione sui minori non è incostituzionale, ma legittimo. Nel 2023 il Tennessee vara una legge che proibisce il “cambio” di sesso a danno dei minori. Nello specifico così disciplina: «Un operatore sanitario non deve consapevolmente eseguire o offrirsi di eseguire su un minore, o somministrare o offrirsi di somministrare a un minore, una procedura medica se l'esecuzione o la somministrazione della procedura ha lo scopo di: (A) Consentire a un minore di identificarsi o vivere una presunta identità incoerente con il suo sesso; o (B) Trattare un presunto disagio o sofferenza derivanti da una discordanza tra il sesso e l'identità dichiarata del minore».

Questa legge fu impugnata da tre famiglie, un medico e l’amministrazione Biden tanto che si arrivò lo scorso dicembre a fare ricorso presso la Corte suprema perché la legge avrebbe violato il principio costituzionale di uguale protezione. In sintesi, per i ricorrenti sarebbe stato discriminatorio che solo gli adulti possono “cambiare” sesso e non i minori. Con 6 voti a favore e 3 contrari la Corte, mercoledì scorso, ha bocciato il ricorso.

Il Presidente della Corte Suprema John Roberts, esprimendosi a nome della maggioranza, ha dichiarato nella sentenza di rigetto: «Questo caso porta con sé il peso di accesi dibattiti scientifici e politici sulla sicurezza, l'efficacia e l'appropriatezza dei trattamenti medici in un campo in continua evoluzione. Le voci critiche in questi dibattiti sollevano sincere preoccupazioni; le implicazioni per tutti sono profonde. La clausola di uguale protezione non risolve questi disaccordi. Né ci autorizza a deciderli come meglio crediamo. Il nostro ruolo non è “giudicare la saggezza, l'equità o la logica della legge che abbiamo di fronte”, ma solo garantire che non violi la garanzia di uguale protezione del Quattordicesimo Emendamento. Dopo aver concluso che non è così, lasciamo le questioni relative alle sue implicazioni al popolo, ai suoi rappresentanti eletti e al processo democratico».

Attenzione a ciò che ha sottolineato il presidente della Corte suprema. Quest’ultima non ha sancito che il “cambio” di sesso sui minori sia ingiusto, ha solo risposto al quesito specifico proposto dai ricorrenti: la legge del Tennessee viola il principio di uguaglianza? La risposta è stata negativa a motivo del fatto che la condizione dei minori è diversa da quella degli adulti e quindi, secondo il principio di uguaglianza, i casi uguali devono essere trattati in modo uguale e i casi diversi in modo diverso. Dunque i giudici non sono entrati nel merito dell’equità della legge e di conseguenza dell’equità del divieto del “cambio” di sesso, ma si sono limitati ad un giudizio relativo al rispetto del principio di uguaglianza. Tanto è vero che il presidente Roberts si è premurato di aggiungere che sta al Parlamento dello Stato e quindi ai cittadini dello stesso decidere le sorti di quella legge se lo vorranno: potranno democraticamente rafforzarla, indebolirla, abrogarla o lasciarla così com’è. Queste scelte non competono alla Corte suprema e il giudizio di rigetto espresso da quest’ultima non orienta necessariamente a nessuna di queste ipotesi.

Tutto ciò sotto il profilo prettamente giuridico. Sotto il profilo invece politico e più ampiamente culturale la sentenza ha un peso assai rilevante. Intanto blinda la ventina di leggi simili varate da altrettanti Stati e poi fa passare il messaggio che i bambini non si toccano, che il “cambio” di sesso è strumento ideologico che si serve della sofferenza dei più piccoli per lucrare i propri obiettivi senza troppi scrupoli, che l’avanzata dell’anticultura woke segna un’importante tappa di arresto.

Tutto questo in perfetta sintonia con i diversi ordini esecutivi di Trump contrari al transessualismo. Ricordiamo il divieto per i transessuali di prestare servizio nelle forze armate, di gareggiare in competizioni femminili, ma soprattutto il divieto di finanziare le pratiche di “cambio” di sesso sui minori. Citiamo un passo di questo ordine esecutivo dal titolo Proteggere i bambini dalle mutilazioni chimiche e chirurgiche : «Oggi, in tutto il Paese, i professionisti sanitari stanno mutilando e sterilizzando un numero crescente di bambini facilmente influenzabili, con la falsa affermazione che gli adulti possano cambiare il sesso di un bambino attraverso una serie di interventi medici irreversibili. Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra Nazione e deve cessare.

Innumerevoli bambini si pentono presto di essere stati mutilati e cominciano a comprendere l'orribile tragedia di non poter mai concepire figli propri o nutrirli attraverso l'allattamento al seno. Inoltre, le spese mediche di questi giovani vulnerabili potrebbero aumentare nel corso della loro vita, poiché spesso si trovano intrappolati in complicazioni mediche permanenti, in una guerra persa con il proprio corpo e, tragicamente, nella sterilizzazione.

Di conseguenza, la politica degli Stati Uniti è quella di non finanziare, sponsorizzare, promuovere, assistere o supportare la cosiddetta "transizione" di un bambino da un sesso all'altro e di far rispettare rigorosamente tutte le leggi che proibiscono o limitano queste procedure distruttive e che cambiano la vita».