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La sentenza

La Corte di Giustizia UE attacca il Tribunale costituzionale polacco

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sentenziato che il Tribunale costituzionale polacco non è «indipendente e imparziale» a causa delle nomine “politicizzate” decise sotto il precedente governo conservatore. L’ennesima partigiana invasione di campo targata UE.

Esteri 20_12_2025

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si sta trasformando in uno strumento politico per colpire competenze, sovranità e decisioni legittime dei governi e paesi conservatori. Dopo la decisione del Parlamento Europeo, che chiede l’istituzione di un fondo comune per pagare le spese per gli aborti transfrontalieri, giovedì è stata appunto la Corte di Giustizia dell’UE ad andare oltre le proprie competenze, violando quelle di uno Stato sovrano: la Polonia.

La Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che il Tribunale costituzionale polacco non è «indipendente e imparziale» a causa delle nomine “politicizzate” decise sotto il precedente governo conservatore. Nella sua sentenza, la Corte dell'UE afferma che il Tribunale costituzionale polacco ha «violato il principio di tutela giurisdizionale effettiva» e «ignorato il primato, l'autonomia, l'efficacia e l'applicazione uniforme del diritto dell'UE», avendo dichiarato più volte nelle sue sentenze che la Costituzione polacca prevale sulle sentenze e sul diritto comunitari. Va da sé che il Tribunale costituzionale è il massimo organo giudiziario della Polonia, responsabile della verifica della compatibilità delle leggi, delle politiche e degli accordi internazionali con la Costituzione del Paese. Tutti i giudici nominati dal Parlamento polacco sono illegittimi? No di certo, solo quelli nominati dalla maggioranza di centrodestra guidata dal partito Diritto e Giustizia (PiS), al governo dal 2015 al 2023. Incredibile ma vero.

I giudici della Corte dell’UE hanno ritenuto che la nomina di tre membri del Tribunale costituzionale (TK) nel dicembre 2015 e quella dell'ex presidente del TK nel dicembre 2016 violassero le disposizioni di legge polacche che regolano le nomine dei giudici. Di conseguenza, per i giudici dell’UE, il Tribunale polacco non era indipendente e imparziale al momento delle sue sentenze del 14 luglio e del 7 ottobre 2021, che mettevano in discussione il primato del diritto comunitario e l'autorità delle sentenze dei tribunali dell'UE nei confronti delle decisioni polacche. La denuncia contro la Polonia e il suo Tribunale costituzionale era stata presentata dalla Commissione nel 2023, sostenendo che la Polonia avesse violato i suoi obblighi come Stato membro dell'UE. Inoltre, i giudici europei hanno sentenziato che il TK ha violato il diritto dell'UE rifiutandosi di rispettare le precedenti sentenze della Corte di Giustizia dell’UE, citando le procedure di nomina dei giudici, comprese le raccomandazioni formulate dal Consiglio nazionale della magistratura (KRS). Il KRS è un altro organo che la Corte dell’UE e l’attuale governo polacco hanno dichiarato illegittimo, in quanto eletto dal Parlamento precedente e non dai giudici, nonostante nemmeno la Costituzione polacca stabilisca il metodo di elezione del KRS e, dunque, sia legittimo.

In una dichiarazione rilasciata in risposta alla sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, il Tribunale costituzionale polacco ha affermato che «la decisione della Corte di Giustizia europea non ha alcun impatto sul funzionamento degli organi costituzionali della Polonia ed è stata adottata al di fuori delle competenze della Corte. (…) La Corte di Giustizia europea non ha il potere di valutare la Costituzione polacca o la sua Corte costituzionale» anche perché «la legge suprema del Paese in Polonia è la Costituzione e non il diritto internazionale. La Polonia non vi ha rinunciato aderendo all'UE e non ha trasferito alle istituzioni dell'UE i poteri relativi al proprio sistema giudiziario». Tale posizione dei giudici costituzionali polacchi è stata presa anche nel 2005, quando governavano socialisti e popolari! Inoltre, molti Stati membri dell'UE, tra cui la Germania, non accettano il primato assoluto del diritto dell'UE sul diritto nazionale e le loro corti costituzionali hanno esaminato e respinto alcune leggi europee perché violano le costituzioni nazionali. Infine, Italia, Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Francia, così come il governo precedente della Polonia, sostengono che le questioni relative all'organizzazione e alla struttura della magistratura rientrino nella competenza esclusiva di ciascuno Stato membro dell'UE.

La Corte di Giustizia dell’UE sta quindi ancora una volta minando l'ordine costituzionale di un Paese europeo, stavolta la Polonia, agendo al di fuori dei poteri conferiti all'UE nei trattati, con il pretesto di far rispettare le disposizioni dello “stato di diritto”. La Corte di Giustizia vuole imporre un controllo sistemico su una corte costituzionale nazionale: la sua composizione, il metodo di nomina dei giudici e la sua posizione all'interno dell'ordinamento nazionale. I giudici europei hanno inviato un segnale chiaro della loro politicizzazione e partigianeria a favore del governo liberal-socialista, che riesce ad imporre al popolo polacco le proprie aperture all’aborto e all’ideologia Lgbt proprio grazie ai tribunali europei.

Tuttavia il governo Tusk sinora non è riuscito a realizzare i cambiamenti dell’ordinamento giudiziario richiesti dall'UE, né nominare nuovi giudici, grazie al diniego del presidente della Repubblica, Karol Nawrocki. Perciò si comprende l’entusiasmo dell’attuale ministro della Giustizia, Waldemar Żurek, che, dopo la sentenza di giovedì, tenterà ora di procedere con le modifiche alla Corte costituzionale e all'intero sistema giudiziario, di concerto con i desiderata del primo ministro Donald Tusk, per «ripristinare il Tribunale costituzionale dopo anni di turbolenze giuridiche». Tutto come da copione, con ‘europee’ invasioni di campo e violazioni di competenze nazionali, contro la libertà e la democrazia di ciascuno dei Paesi membri.



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