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l'analisi

La Cop29 ci costa quanto una Finanziaria. Per ottenere cosa?

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Al termine della Cop29 facciamo i conti in tasca agli Stati: per l'Italia si valuta un esborso compreso tra i 14,5 e i 22,6 miliardi di dollari l'anno, praticamente una Finanziaria! Sacrifici il cui fine è quello di ridurre le emissioni in un mondo in cui negli ultimi 30 anni l’Europa ha già ridotto la propria quota, mentre Cina e India l'hanno aumentata di circa il 70%. 

Esteri 24_12_2024

Si è da poco conclusa la COP29, conference of the Parties, a Baku ove tra i vari temi si sono discusse le richieste economiche che i Paesi ritenuti responsabili dei cambiamenti climatici dovrebbero versare ai Paesi poveri del mondo che di questi cambiamenti climatici starebbero subendo gli effetti. Le cifre in discussione sono importanti: la richiesta complessiva era di 1300 miliardi di dollari all’anno ma alla fine l’accordo, che sembra aver scontentato tutti, prevede 300 miliardi di dollari all’anno.

In un recente studio è comparsa una valutazione fatta dall’Italian Climate Network di come si tradurrebbe per il nostro Paese la cifra originariamente richiesta di 1300 miliardi di dollari: per l'Italia si valuta un esborso compreso tra i 14,5 e i 22,6 miliardi di dollari l'anno, praticamente una Finanziaria!

È molto positivo che si facciano queste valutazioni che dovrebbero essere chiarite ed esplicitate all’intera popolazione italiana a cui contestualmente andrebbe chiesto cosa pensa dei sacrifici che sarebbe necessario fare. Poiché i soldi non si stampano dal nulla, per recuperare queste cifre si dovrebbe rinunciare a parti del finanziamento che il Governo dedica annualmente ad altri scopi; ad esempio rinunciare a parte dei finanziamento per la Sanità, o per la Scuola o, senza timore di dirlo, per la Difesa e di questi tempi ciascuno di noi può valutare quanto sia saggio.

E questi sacrifici a quale fine? Per ridurre le emissioni in un mondo in cui negli ultimi 30 anni l’Europa ha già ridotto la propria quota di emissioni passando dal 16% del 1990 al circa 7% attuale, quando il mondo, Cina ed India in primis, le ha aumentate di circa il 70%?

E con quale effetto? Se siamo preoccupati dei disastri naturali è bene ricordare che questi non stanno aumentando e non c’è alcuna base scientifica solida per sostenere che una riduzione delle emissioni porterebbe ad una diminuzione di fenomeni climatici estremi. È invece sempre più chiaro che per ridurre l’impatto di questi fenomeni, che ci sono sempre stati e che continueranno ad esserci, converrebbe investire nella cura del territorio piuttosto che nell’installare pannelli fotovoltaici e pale eoliche, certamente utili, ma per altri scopi.

Sta diventando sempre più manifesto il concetto che anni orsono espresse Ottmar Edenhofer, esponente di spicco dell’IPCC quando disse, stupendo un po’ tutti, che la politica climatica non ha quasi più nulla a che fare con la protezione ambientale e che le COP sono oramai dei vertici economici durante i quali viene negoziata la redistribuzione delle risorse mondiali.

Non si intende qui discutere la validità di questa finalità, ma certamente non ha nulla a che vedere coi cambiamenti climatici e dovrebbe essere valutata in un contesto squisitamente politico.