La Cirinnà sale in cattedra dai Francescani per indottrinare i giornalisti
La relatrice della legge sulle unioni civili invitata al workshop formativo per i giornalisti. Si parlerà di linguaggio da usare nei confronti delle temaiche Lgbt. Non è la prima volta che l'Ordine autorizza per la formazione dei giornalisti laboratori simili a senso unico, ma stavolta a destare curiosità è la location scelta: l'istituto francescano Seraphicum di Roma. Che, interepellato dalla Nuova BQ, si limita a rispondere: "Affittiamo le sale senza pregiudizi".
La senatrice del Partito democratico Monica Cirinnà sale in cattedra in una Pontificia facoltà teologica per spiegare ai giornalisti la legge sulle unioni civili. L’iniziativa si terrà il 7 luglio a Roma, all’auditorium del Seraphicum, complesso dei frati minori conventuali sulla via Laurentina, a pochi passi dall’Eur, che ospita anche la Pontificia facoltà teologica San Bonaventura.
L’evento rientra nel quadro dell’offerta per la formazione continua dei giornalisti professionisti ed è organizzato dall’Associazione Lucky Time, ente terzo autorizzato dal ministero della Giustizia a proporre corsi di formazione all’Ordine dei giornalisti. La facoltà teologica dedicata al biografo di San Francesco farà solo da cornice a questa lectio magistralis senza contraddittorio della madrina delle unioni civili e sedicente paladina dei diritti lgbt.
Gli stessi responsabili della Lucky Time raggiunti telefonicamente dalla Nuova BQ, confermano che l’istituto Seraphicum si è limitato a dare la disponibilità per l’affitto della sala, anche loro tuttavia hanno ammesso che “forse” il tema e gli ospiti del workshop potrebbero creare imbarazzo all’istituto e potrebbero quindi valutare anche la ricerca di una nuova sede per lo svolgimento del corso che assegna tre crediti formativi.
Al Seraphicum due laici poco disponibili a fornire spiegazioni prima hanno detto che non risultava loro alcun evento con la Cirinnà, poi dopo alcune verifiche hanno accertato che in effetti l’evento era in programma e che comunque loro affittano l’auditorium a chi ne fa richiesta “senza alcun pregiudizio”.
Sarebbe il caso invece che qualche giudizio preventivo se lo ponessero i vari istituti religiosi che mettono a disposizione i loro locali per le iniziative più disparate. Sempre a Roma, solo qualche mese fa, il Convento delle suore Pallottine di Porta Maggiore aveva aperto i suoi locali ad un corso di yoga (pratica spiritualista su cui la Chiesa si è espressa abbondantemente con molte riserve) organizzato da un’associazione che avrebbe dovuto ripetere il seminario di ‘Raja Yoga’ i prossimi 2 e 3 luglio se non si fossero sollevate le proteste di alcuni fedeli rimasti molto perplessi. Il corso, dopo l'articolo della Nuova BQ è stato spostato da quella sede.
Ma farsi un’idea circa le posizioni della senatrice Dem relativamente a tutti i temi riguardanti la famiglia e il matrimonio è ancora più semplice che indagare su un corso di yoga. La Cirinnà, oltre ad essere la madrina della legge sulle unioni civili, ha sempre dichiarato pubblicamente la sua volontà di ridefinire l’istituto matrimoniale. In una recente intervista la parlamentare del Pd ha perfino legato l’approvazione delle mozioni sul matrimonio egualitario e l’adozione per le coppie gay al destino della riforma istituzionale che sarà confermata o bocciata con il referendum di ottobre.
In alcuni convegni (tesi proprio a spiegare la nuova legge come quello in programma al Seraphicum) a cui ha presenziato anche la Nuova BQ, la Cirinnà ha esposto tutto il repertorio del pensiero unico relativista, definendo le unioni civili un “matrimonio moderno” a cui dovrebbero anelare anche gli eterosessuali perché non è previsto l’obbligo di fedeltà che la stessa senatrice ha definito “il residuo più forte del maschilismo che pregnava un tipo di normativa e quel tipo di matrimonio vincolistico e patriarcale facente riferimento alla famiglia tradizionale”.
In queste occasioni pubbliche la Cirinnà si è anche più volte detta favorevole ad una legalizzazione regolamentata dell’utero in affitto, ha detto che l’unica stella polare dei politici deve essere una “interpretazione evolutiva del diritto e della Costituzione” e che “l’etica e la coscienza non possono avere alcuno spazio pubblico”. È poi noto a tutti che la Cirinnà è autrice del regolamento comunale in vigore a Roma che obbliga a non allontanare i cuccioli alla cagna prima di 60 giorni dalla nascita, premure che la stessa Cirinnà non ha mai ritenuto di esprimere nei confronti dei bambini acquistati tramite la barbara pratica della ‘gestazione per altri’.
Insomma si tratta di posizioni e parole che quanto meno stridono con la dottrina sociale della Chiesa e con lo stesso magistero di Papa Francesco che ha sempre esortato l’impegno nello spazio pubblico di laici dalla “coscienza ben formata”. Con molta probabilità queste dissertazioni saranno riproposte anche nella cornice del Seraphicum senza alcun contradditorio, visto e considerato che nella scheda informativa del Sistema informatizzato per la formazione dei giornalisti (Sigef) non appare nessun altro ‘docente’ del suddetto corso.
Chiedere quindi un po’ più di discernimento alle congregazioni e agli ordini religiosi che affittano le proprie strutture non è quindi un atto di arroganza o di censura, ma un umile invito affinché gli spazi posseduti e custoditi dalla Chiesa non facciano da cassa di risonanza ad esplicite impostazioni ideologiche che entrano in conflitto con la visione cristiana del bene comune e dell’antropologia umana. Considerazioni condivise anche da numerosi giornalisti cattolici che hanno segnalato il corso tenuto dalla Cirinnà alla redazione della Nuova BQ.
Un discorso a parte va fatto poi sull’offerta formativa approvata dall’Ordine dei Giornalisti. La sceda dell’evento spiega che “il momento formativo offre ai giornalisti la possibilità di incontrare la Senatrice Monica Cirinnà, autrice dell'omonimo progetto di legge sugli uguali diritti per insegnare attraverso un confronto aperto a parlare correttamente di questi temi alla luce anche delle recenti evoluzioni normative”.
Non si fa mistero quindi che un esponente politico sarà chiamato ad “insegnare” ai giornalisti a parlare “correttamente” di questi temi. Come minimo viene da chiedersi se tutto questo sia deontologicamente corretto. Manuali e mostri sacri del giornalismo non hanno sempre detto che un politico va intervistato, incalzato e messo alla prova dei fatti piuttosto che lasciato parlare senza alcun contradditorio? Non ci hanno sempre detto che il giornalista è il cane da guardia della democrazia e che mai deve prendere per oro colato tutto ciò che gli viene detto dalla classe politica?
Sarebbe quindi il caso che vengano subito date le opportune rassicurazioni che il corso non sia l’ennesima occasione tesa alla rieducazione dei giornalisti ad un linguaggio ‘politicamente corretto’. Diciamo questo perché appena il mese scorso il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha cancellato il corso riservato ai cronisti su ‘Unioni civili, omofobia, famiglia. L’uso del linguaggio per le minoranze sessuali nei mass media’. La decisione è avvenuta dopo la lettura dell'articolo di denuncia della Nuova BQ in cui evidenziavamo come il seminario, che si sarebbe dovuto tenere l'8 giugno, fosse tenuto da un sedicente pedagogo dei diritti gay che però sui social network aggrediva, insultandoli, tutti quei giornalisti o politici che si oppongono all'indottrinamento forzato della nuova lingua gay friendly.
A conferma di tutte le nostre riserve sull’evento, il docente del corso Alessandro Galvani, saputo che non avrebbe più tenuto la lezione, aveva ironizzato sull'articolo della Nuova BQ con il suo consueto stile: "Comunque alla Nuova BQ hanno ragione, non può fare seminari ai giornalisti uno che non insulta i froci, ma i fasci".
Ad ogni modo il nostro intento non sarà mai quello di impedire alla senatrice Cirinnà di esprimere le sue posizioni in un consesso pubblico. Riteniamo però opportuno che siano poste tutte le condizioni affinché non sia spacciata come formazione professionale una lezione su questioni di particolare sensibilità etica e giuridica, tenuta unicamente da un parlamentare che sulle suddette questioni ha un collocamento radicale che mai potrà offrire quella visione pluralista richiesta ai giornalisti.