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GOVERNO D'IMMAGINE

La Cina comunista ci invia la Polizia

A Roma e Milano gli agenti della Polizia con gli occhi a mandorla. Ma servirà solo per tutelare i turisti cinesi insicuri con la nostra pubblica sicurezza. Un intervento spot: non aiuteranno a indagare sui veri problemi: il fiume di soldi da e per l'Italia grazie alla contraffazione e la piaga dello sfruttamento del lavoro.  

Editoriali 06_05_2016
Ecco a che cosa servono i poliziotti cinesi

"Al ladlo! Al ladlo!". Se in questi giorni vi dovesse capitare di passare tra Milano e Roma, potreste imbattervi in particolari agenti di Polizia con gli occhi a mandorla. Perciò non stupitevi se ad un certo punto doveste sentire frasi del tipo: "Favolisca la calta d'identità". Semplicemente vi siete imbattutti nell'ultima trovata spot del Governo, che evidentemente in perenne bisogno di immagine, ha tirato furi dal cilindro questa trovata. 

Poliziotti cinesi, arruolati dunque dal Governo cinese, che, anzichè pattugliare strade e sobborghi di Pechino, si sono trasferiti armi e bagagli nelle nostre due città simbolo. Che cos'è? Il Governo ci crede così tanto che ha persino convocato una conferenza stampa per annunciarla: è la creazione di una cooperazione temporanea tra la Polizia italiana e quella cinese, con lo scopo di aiutare i turisti cinesi. 

E' tutto spiegato sul sito del Ministero degli Interni e se non fosse una pubblicazione ufficiale del Governo verrebbe da pensare ad un pesce d'aprile. Invece è una ciotola di riso di maggio dato che la sperimentazione durerà fino al 13 del mese, dopodichè i nostri agenti della Repubblica Popolare cinese se ne torneranno dentro la muraglia. Quindi, potenzialmente, anche in un laogai, da dove non è escluso che alcuni di loro possano provenire. 

Succede questo: secondo le statistiche o altri indicatori, ma questo il Ministero guidato da Alfano non l'ha spiegato, i primi 15 giorni di maggio sono quelli a più elevato tasso di turisti stranieri. Si ignora la causa, ma ne prendiamo atto. Così il Governo ha pensato di far trovare un pezzetto di Cina a turisti molto particolari: si adattano a tutto, tutto amano del Bel Paese e ben spendono, dunque, non bisogna lasciarseli scappare. E fin qui, tutto bene. 

Il problema è che non si è capito bene che cosa dovrebbero fare questi insolti bobby arrivati dal gigante d'Oriente. Il comunicato del Ministero parla di "scambio di informazioni rivolte all’assistenza dei turisti cinesi per facilitare eventuali contatti con le autorità locali e rappresentanze diplomatiche". Al che non sai se pensare al banale smarrimento del portafogli o al furto in metropolitana. Ma perché poi un poliziotto cinese debba essere meglio di uno nostrano, per un turista connazionale, non è dato sapere: conosce forse tutti i ladri di Milano? 

Genericamente l'operazione è stata fatta per accrescere il senso di sicurezza dei turisti cinesi. Il che fa pensare ad almeno due conclusioni: il primo che la polizia italiana non si sente capace di garantire la sicurezza per tutti gli esseri umani presenti sul suo territorio (fossi in un sindacalista della Polizia mi farei qualche domanda); il secondo che di questo passo avremo anche poliziotti arabi nei quartieri ghetto e non sappiamo dire ora se la cosa è di conforto o di inquietante premonizione.

Ovviamente Alfano ha fatto le cose in grande e ha citato persino Marco Polo che ha fatto il percorso inverso ai tanti turisti cinesi oggi presenti in Italia. Ma, dato che l'immagine è quella che conta, ci ha rassicurato dicendo che "se la sperimentazione dovesse avere fortuna verrà replicata in altre città". Decisamente più eloquente l'abasciatore cinese in Italia, anch'egli presente alla vernice: "La cooperazione di polizia è elemento fondamentale per la cooperazione tra Paesi - ha detto l’ambasciatore Li Ruiyu - e l'accordo sottoscritto è il primo di questo tipo con un Paese europeo e misura l’importanza di voler tutelare i cittadini cinesi». Torniamo sempre lì: non sappiamo più tutelare la sicurezza dei cinesi e questi si fanno tutelare da loro stessi. Abituati come siamo a importare ormai tutto dalla Cina adesso ci buttiamo sui know how

Ma c'è di più: si scopre che nei mesi scorsi abbiamo inviato a nostre spese anche dei funzionari appositi che hanno fatto un training agli agenti, i quali in questi giorni si stanno presentando con la loro tipica divisa, quella con il cappellino cilindrico e la visiera, che in tv abbiamo visto ad esempio durante la repressione di Piazza Tien An Men e non è che ci induca poi un grande senso di tutela, ma si vede che ai cinesi piace così. Mentre le forze di polizia lamentano di non avere uomini per seguire il cyber terrorismo islamico di matrice jhiadista, noi i nostri funzionari li mandiamo a insegnare che cosa non si sa ai cinesi. 

E passi. Ma il top lo si raggiunge qui: "Questo strumento di collaborazione internazionale va in questa direzione e vuole rendere più agevoli anche altre forme di collaborazione: è un partenariato che è in grado di consolidare sinergie di carattere istituzionale", dice il capo della Polizia Pansa. E noi che pensavamo che il problema con i cinesi fossero il mercato nero e il lavoro irregolare che fa diventare matti carabinieri, Finanza e Polizia perchè si diffonde a macchia d'olio e sembra non avere limiti incistando la mala pianta della concorrenza sleale.

Inoltre a questo tema si aggiungono le migliaia di attività di prostituzione e commercio che molti cinesi ormai occupano in pianta stabile in tanti quartieri cittadini, ma che non sembrano avere fine. Eppure qui una collaborazione con le autorità cinesi sarebbe davvero utile e non si ricorda una conferenza del genere per annunciare una collaborazione con la polizia cinese per tracciare i flussi di denaro, spesso in nero, che dall'Italia partono alla volta della Grande Muraglia. Ma si vede che quella è un'attività che si svolge tutto l'anno e danneggia gli italiani che pagano le tasse. I turisti cinesi che colpa ne hanno? Il servizio di tutela è rivolto a loro, mica a noi.