La Cina alle prese con i danni della politica del figlio unico
Imposto per decenni, il limite di un figlio per coppia ha alterato il rapporto maschi/femmine e sta provocando un rapido invecchiamento della popolazione
Per anni si è denunciato il fatto che la politica del figlio unico adottata dalla Cina a partire dal 1979 per contenere la crescita demografica stava pericolosamente alterando il rapporto maschi/femmine. Si stima che il rapporto neonati/neonate sia arrivato a essere di 100 femmine ogni 118 maschi mentre ad esempio in Europa il rapporto è di 100 ogni 106. L’importanza attribuita ai maschi ha fatto sì che venissero abortite o uccise alla nascita milioni di bambine primogenite: si calcola quasi 12 milioni dal 1970 al 2017. Adesso le autorità cinesi si rendono conto che la riduzione delle nascite imposta per decenni ha come conseguenza anche un rapido invecchiamento della popolazione: gli over 65 che adesso sono 181,6 milioni, diventeranno 314 milioni nel 2035 e allora dieci persone attive ne dovranno sostenere almeno tre inattive mentre nel 2019 il rapporto era di dieci a 1,16. Questi e altri dati preoccupanti sono riportati in un rapporto pubblicato l’11 giugno sulla rivista Caixin. Nel 2014 ha mitigato il limite di un figlio per coppia consentendo un secondo figlio ai genitori uno dei quali figlio unico mentre prima entrambi i genitori dovevano essere figli unici per avere il permesso di un secondo figlio. Nel 2016 l’autorizzazione è stata estesa a tutte le coppie, ma sembra che molte coppie non desiderino avere figli o ne vogliano solo uno per motivi economici. Si fa quindi strada l’idea che il governo dovrebbe promuovere le gravidanze con degli incentivi. Inoltre sembra necessario alzare l’età pensionabile, che attualmente è di 60 anni per gli uomini e 55 per le donne, e rivedere lo schema pensionistico generale dal momento che la Cina ancora non ha sistema pensionistico nazionale.