Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe a cura di Ermes Dovico
NUOVI SCENARI

La Chiesa mediti sulla realtà dello 'Stato profondo'

Nel momento in cui appare sempre più evidente uno Stato profondo internazionale che pilota i governi e le varie emergenze, il favore di tanti nella Chiesa per una governance globale appare ingenuo. Piuttosto questa realtà di intrecci di interessi e obiettivi nascosti al pubblico, meriterebbe una seria riflessione.

Editoriali 29_11_2021 English Español

Si respira oggi un sentimento persistente che i governi cosiddetti democratici non sono i reali governanti e che sotto le apparenti forme costituzionali si installa, o si è già installato, un sistema parallelo che rimane nell’ombra ma che detiene il potere effettivo dentro ogni Stato e più ancora nelle organizzazioni sopranazionali e internazionali. Questa è la problematica dello Stato profondo.

Nel 2016 Mike Lofgren ha pubblicato il libro The Deep State. The fall of the Constitution and the rise of a shadow Government [Lo Stato profondo. La caduta della Costituzione e l’ascesa di un Governo ombra]. Lofgren aveva lavorato per trent’anni a Washington come consulente per le questioni budgetarie della Difesa a servizio del Congresso e del Senato. Nel suo libro egli parla dell’esistenza di uno Stato profondo che va ben oltre la concentrazione di potere del “complesso militar-industriale” denunciata da Eisenhawer come principale pericolo per la democrazia americana. Lofgren cerca di mostrare che Stato profondo significa che il governo americano è diventato uno spettacolo di marionette e fornisce particolari di cosa questo abbia significato per Clinton, George W. Bush e Obama.

Lofgren spiega così la nozione in questione: «L’espressione ‘Stato profondo’ venne inventata in Turchia e sarebbe un sistema composto da elementi di alto livello dentro i servizi di informazione, dell’esercito, della sicurezza, del sistema giudiziario e del crimine organizzato. Nell’ultimo romanzo dello scrittore britannico John Le Carré, A delicate Truth, un personaggio descrive lo Stato profondo come ‘la cerchia sempre più larga di esperti non governativi provenienti dal mondo delle banche, dell’industria e del commercio, che sono stati autorizzati ad accedere a informazioni altamente riservate, non disponibili in questa misura nemmeno a Whitehall e a Westminster’. Utilizzo quindi questa espressione per indicare una associazione ibrida di elementi del governo e di persone provenienti dagli alti livelli della finanza e dell’industria e che è effettivamente in grado di governare gli Stati Uniti senza fare riferimento al consenso dei governati espresso attraverso il processo politico formale».

Per Stato profondo si intendono quindi due cose legate tra loro. La prima è un disordine funzionale dentro la pubblica amministrazione: settori che si autonomizzano come accade per esempio per la magistratura in Italia; ministeri, polizia, stati maggiori dell’esercito che frenano o fanno deviare le decisioni del potere centrale; le reti massoniche, lo spionaggio, la corruzione. Lo Stato profondo sarebbe un complesso formato da responsabili della diplomazia armata, le grandi compagnie industriali, i think thanks o i media attraverso i quali esercitare la propria influenza, assieme al possesso di immense risorse finanziarie.
Dal disordine funzionale al crimine il passo è però breve e questo è appunto la seconda cosa che si intende per Stato profondo. Queste filiere e agganci inconfessati sarebbero uno Stato parallelo, godrebbero di fatto di una definizione di obiettivi diversi da quelli che sono ufficialmente stabiliti, risponderebbero ad altre regole etiche e di responsabilità rispetto a quelle previste dal diritto comune. Si tratterebbe di una ibridazione tra elementi legali e illegali.

Il regime democratico moderno ha sempre conosciuto un dualismo costitutivo: da un lato l’affermazione della sovranità popolare esercitata tramite le elezioni, dall’altro il potere reale di una oligarchia che intende ottenere periodicamente la conferma del proprio potere grazie alle elezioni, ma è libera per il resto di agire per i propri interessi più vari.

Finora però la cosa era rimasta dentro il quadro dello Stato-nazione. Ora la situazione è cambiata, come segnala lo stato di emergenza permanente in cui ci troviamo. Ci sono grandi somiglianze tra quanto accade nei diversi Paesi “democratici” e in alcune organizzazioni internazionali e sopranazionali – ONU, OMS, UE – che conoscono lo stesso tipo di ibridazione constatabile negli Stati che ne sono membri. È così nata una superstruttura mondiale, caratterizzata dall’assorbimento della politica nell’economia.

Se questa è la nozione di Stato profondo, diventa interessante fare qualche osservazione a lato. La prima riguarda la democrazia che, già fragile per sua natura, conosce nello Stato profondo il proprio de profundis. Ammesso anche che la nozione di “potere del popolo” sia corretta, lo Stato profondo corrode alle radici questo concetto. Lo Stato profondo pilota la politica, pilota le emergenze anche sanitarie, pilota i governi.

La seconda riguarda il concetto di governance globale, caro anche ad alcuni documenti della Dottrina sociale della Chiesa che, di fronte allo Stato profondo, si dimostrano ingenui. No ad un governo mondiale ma sì ad una governance globale, si dice. Ma lo Stato profondo dimostra di potere svolgere molto bene questo ruolo da governance globale. Quindi, meglio andare cauti. In terzo luogo la posizione attuale della Chiesa cattolica è troppo sbilanciato a favore delle istituzioni sia statali che sovrastatali che globali, senza tenere conto però della presenza dello Stato profondo sotto le loro parvenze presentabili.