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Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Apostolato e testimonianza

La Chiesa è viva più che mai in Guinea Equatoriale

Dopo le persecuzioni degli anni Settanta, la Chiesa cattolica ha messo a frutto i sacrifici dei catechisti perseguitati dal regime comunista

Ottenuta l’indipendenza dalla Spagna nel 1968, la Guinea Equatoriale, piccolo stato dell’Africa occidentale, per 11 anni, fino al 1979, ha subito la dittatura comunista di Francisco Macias Nguema, tanto feroce da essere paragonata a quella di Pol Pot in Cambogia. Furono anni terribili, di violenza e povertà estreme, ai quali mise fine con un colpo di stato nel 1979 un nipote del dittatore, Teodoro Obiang Nguema, che però instaurò un’altra dittatura, sebbene meno crudele e devastante. Teodoro Nguema infatti è tuttora al potere. Durante il regime del primo Nguema la Chiesa fu duramente perseguitata. Macias Nguema pretendeva di essere venerato come un Messia e impose che una sua fotografia fosse appesa dietro l’altare di tutte le chiese accompagnata da scritte quali: “Dio ha creato la Guinea Equatoriale grazie a Papa Macias” e “Non c’è altro Dio all’infuori di Macias Nguema”. Poi nel 1975 ordinò che tutte le chiese fossero chiuse. Molte furono trasformate in depositi di cacao e caffè. I riti e il culto pubblici furono proibiti e nel 1978 la Chiesa cattolica fu ufficialmente bandita. Perseguitati, decine di migliaia di cristiani fuggirono nei vicini Gabon e Camerun.

Il nuovo regime ha riconosciuto la Chiesa cattolica e ha consentito la creazione dell’arcidiocesi della capitale,Malabo, e di due diocesi, quella di Bata e quelladi Ebebiyin. Con il tempo le diocesi sono diventate cinque, con sei vescovi. L’unico seminario maggiore, che si trova a Bata, è passato da una quarantina di seminaristi agli attuali novanta. Di uno dei catechisti perseguitati durante la dittatura comunista, José Si Esono, è stata avviata la causa di beatificazione. Convertiva e cercava di convincere gli animisti a non pregare più gli amuleti, ma per questo fece arrabbiare il capo di un villaggio che lo accusò di voler cancellare le credenze tramandate dagli antenati. Per questo fu accusato di stregoneria e bruciato vivo. Altri catechisti sono stati arrestati e chiusi in prigione e hanno subito umiliazioni e violenze. Tuttavia, la Chiesa, malgrado le persecuzioni è rimasta sempre presente e attiva – spiega monsignor Domingo-Beka Esono Ayang, Vescovo di Mongomo e Presidente della Conferenza Episcopale della Guinea Equatoriale in una intervista rilasciata all’agenzia di stampa Fides – la testimonianza dei catechisti ha portato e porta tuttora qualcosa di nuovo e vitale alla Chiesa del nostro Paese. Rendiamo omaggio ai preti e ai missionari che sono stati perseguitati. Grazie a loro viviamo una fase di nuovo slancio nel nostro apostolato”.