La Chiesa è gerarchica, la guidano il Papa e i vescovi
All'udienza generale del mercoledì, Papa Francesco ha proseguito le sue catechesi sulla Chiesa, proponendo una meditazione su una nota della Chiesa spesso poco popolare e non ben compresa: la Chiesa è gerarchica, è guidata dai vescovi, e i vescovi sono guidati dal Papa.
All'udienza generale del 5 novembre 2014 Papa Francesco ha proseguito le sue catechesi sulla Chiesa, proponendo una meditazione su una nota della Chiesa spesso poco popolare e non ben compresa: la Chiesa è gerarchica, è guidata dai vescovi, e i vescovi sono guidati dal Papa.
Tra i tanti doni che fa alla Chiesa, ha detto il Pontefice, Cristo «non manca di suscitare dei ministeri, al fine di edificare le comunità cristiane come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale. Nel vescovo, coadiuvato dai presbiteri e dai diaconi, è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida». Nel ruolo dei vescovi rifulgono tre caratteristiche della Chiesa cattolica gerarchica: è bene ordinata a garanzia della fede, è madre, è unita. Anzitutto, nella presenza dei vescovi - come dei sacerdoti e del Papa stesso - «possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa gerarchica», che attraverso la gerarchia svolge la sua funzione con ordine, non per ragioni di potere, ma per garantire a tutti i fedeli la trasmissione della fede e dei sacramenti. Questa nota di realtà, in quanto gerarchica, bene ordinata è necessaria perché la Chiesa possa svolgere la sua funzione, garantendoci che quella che ci trasmette è la vera fede e che, quando riceviamo i sacramenti, questi sono veri sacramenti, che vengono da Gesù Cristo.
Così la Chiesa ci accompagna per tutta la vita: «ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cristo; veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù; invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte».
Accogliendoci nelle sue diocesi, ciascuna guidata da un vescovo, la Chiesa gerarchica si rivela anche come madre. Infatti, «come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il Vangelo e a pascere il suo gregge, così i vescovi, loro successori, sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro». Il Pontefice insiste che «non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. Gesù l’ha voluto così». Di qui l'ammonimento ai vescovi, consueto nel Magistero di Papa Francesco, secondo cui «non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana. La mentalità mondana dice: “Quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo”. No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi».
Il vescovo dovrebbe tenere sempre lo sguardo rivolto alla persona di Gesù Cristo. «I santi vescovi – e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi – ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù». Al contrario, «è triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità».
Terzo elemento: il vescovo dovrebbe rendere visibile l'unità della Chiesa gerarchica. «Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli, li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia». Anche i vescovi, successori degli apostoli, «costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi apostoli». Il Papa qui ha fatto riferimento al Sinodo per ricordare ancora una volta che nella Chiesa esistono la sinodalità è la collegialità episcopale, ma garantire la fede spetta al Pontefice. E non si tratta solo nel Sinodo: tutti i vescovi, sparsi nei più disparati Paesi del mondo, dovrebbero sentire con forza il legame che unisce ciascun vescovo a tutti gli altri e al Papa.
Unità significa anche che, come i vescovi devono sentirsi uniti al Papa, così in una diocesi sana i fedeli e il clero dovrebbero sentirsi uniti al vescovo. «Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri. E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica». La Chiesa è fatta da uomini, che possono sbagliare. Ma la sua caratteristica di essere gerarchica, guidata dal Papa e dai vescovi, è stata voluta da Gesù. E non c'è un'altra Chiesa.