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La censura sul cristianesimo "omofobo"

Negli interventi dei deputati del Movimento 5 Stelle si legge chiaramente il senso della legge sull'omofobia: se l'omosessualità è naturale, ogni critica morale sarà condannata per razzismo. Anche se è contenuta nel Vangelo.

Editoriali 22_09_2013
5 Stelle

Il dibattito finale che ha portato all’approvazione del disegno di legge Scalfarotto in tema di contrasto all’omofobia offre rare perle di intolleranza omosessualista assai utili per comprendere quale potrebbe essere il clima a legge vigente. Fra gli innumerevoli interventi illuminanti appare utile segnalarne alcuni. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’on. Silvia Giordano del Movimento 5 Stelle. Davvero un interessante e notevole florilegio:

«L’omosessualità è un'identità “ascritta”, quindi non si sceglie. Sta alla persona prenderne atto e decidere se viverla serenamente o negarsi e reprimersi come suggerisce il Vaticano quando invita gli omosessuali a vivere in castità»;

«tutti i punti fin qui espressi esemplificano in modo chiaro, netto e incontrovertibile il fatto che l’omofobia sia uno dei tanti volti con i quali si manifesta il razzismo. Ed è proprio in ragione di ciò che l’estensione della legge Mancino a questo reato, senza vigliacchi cavilli salva questo o quello, è assolutamente necessaria»;

«la libertà di opinione che qui si vuole tutelare è quella di poter continuare a dire che gli omosessuali sono malati, che l’omosessualità è una devianza, che gay, lesbiche e trans non sono normali, che milioni di cittadini sono contro natura. Voi avete il diritto di legiferare, è vero, ma non avete il diritto di giudicare né di distribuire patenti di normalità e naturalità»;

«la verità è che volete tutelare la libertà di insulto, di ingiuria e di dileggio nei confronti delle comunità LGBT, tutelando posizioni reazionarie o andando a solleticare gli istinti più beceri»;

«Per noi, libertà significa consentire alle persone di vivere secondo le proprie inclinazioni, secondo le proprie personalità e sensibilità, garantendo il diritto costituzionale all'identità. Voi, invece, volete imporre la vostra visione del mondo, il vostro modello di vita, il peccato come reato e la religione imposta per legge»;

«Oggi quest’Aula è chiamata a pronunciarsi su un tema che tocca la pelle e i sentimenti delle persone. Oggi sul piatto ci sono secoli di dolore, lacerazioni, persecuzioni, morti, disperazioni, derisioni, rifiuti. È su questo che la Camera dovrà deliberare. Ciò che emergerà da questo emiciclo costituirà un indicatore chiaro del grado di civiltà nel quale si trova il nostro Paese e la nostra comunità. Già nel codice di Giustiniano, quello dell’omosessualità divenne il reato punito con la morte per rogo e quello è solo uno dei numerosissimi elenchi che cadenzano una storia fondata sulla discriminazione e sulla persecuzione, come quelle condotte dalla Chiesa cattolica e dal braccio secolare, che mandò a morte masse di persone perché diverse, devianti, deviate, un male da estirpare alla radice»;

«Si vuole approvare questa proposta di legge e al contempo dare la possibilità al clero, agli psicologi, agli scienziati di area cattolica di introdurre la modica quantità di omofobia, garantita in base a una concezione deviata di pluralismo delle idee. Ci chiediamo se andando avanti di questo passo le forze politiche qui presenti non sarebbero persino in grado di essere talmente disinvolte da introdurre modifiche circa la quantità di antisemitismo o di razzismo».

Non è da meno il collega deputato pentastellato on. Paolo Bernini. Sua questa perla: «Signor Presidente, vorrei fare un esempio pratico. Daniele ha 15 anni, gli piace il calcio, è cattolico e anche gay. (…) Poi magari in chiesa si sente dire dalla persona a cui affida la sua anima che quelli come lui sono destinati alle fiamme eterne. (…) Vi sembra che stia esagerando? È quello che succede a molti adolescenti che fanno questo tipo di scelta, perché non ce la fanno più a vivere in un mondo che li odia, prima di ogni altra cosa, proprio a parole. Di chi è la colpa di questi suicidi? Di attori sociali come quelli summenzionati, che con le loro dichiarazioni alimentano una campagna di odio collettivo.

Nel frattempo, pochi giorni fa, in Scozia, precisamente a Perth, è stato arrestato l’ennesimo predicatore (il quarto da luglio nel Regno Unito). Si tratta del reverendo Josh Williamson, nei cui confronti è stata mossa la solita accusa di “hate crime”, di incitamento all’odio. Sì, perché sostenere che l’omosessualità rappresenti una grave depravazione morale, impedisca la salvezza eterna, si configuri come un comportamento contro natura, rappresenta, nei Paesi in cui vige la legislazione antiomofoba, una vera e propria forma di incitamento all’odio.

Ascoltando attentamente il dibattito alla Camera dei Deputati del parlamento italiano in questi giorni, si percepisce nettamente che quello britannico rischia seriamente di essere il modello che ci attende. L’esimente della religione, infatti, non vale nei casi di incitamento all’odio. E poiché non esiste un reato di “odio”, spetterà agli organi di polizia giudiziaria e ai magistrati – come accade in Gran Bretagna – se e in quale misura integrerà incitamento il fatto che un predicatore condanni pubblicamente l’omosessualità come una grave perversione, uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, una devianza contro natura che destina chi la commette alla dannazione eterna.

Non si sa neppure se il termine sodomita potrà ancora essere utilizzato, atteso il senso dispregiativo spesso percepito da alcuni omosessuali. Probabilmente la CEI dovrà modificare la traduzione ufficiale della prima epistola di San Paolo ai Corinti. Ammesso che in futuro si potranno ancora leggere le “invettive omofobe” dell’Apostolo delle Genti.