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La Bussola Mensile: a Nicea il Credo che non passa di moda

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1700 anni fa la professione di fede del primo concilio ecumenico, che risuona ogni domenica proclamando che Cristo è Dio «della stessa sostanza del Padre». Una verità che dà scandalo, oggi come allora.

Attualità 10_07_2025

A 1700 anni dal primo concilio ecumenico della storia, La Bussola-Mensile di luglio-agosto dedica il primo piano al Credo formulato dai padri riuniti a Nicea, proclamando che Cristo è «Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre...». È la risposta, che risuona (spesso distrattamente) ogni domenica, alla domanda posta da Gesù («E voi chi dite che io sia?»), evocata dal direttore Riccardo Cascioli nell'editoriale. Una risposta decisiva, che vale la vita eterna, e che «ancora oggi desta scandalo, se pensiamo a quanti anche all’interno della stessa Chiesa cattolica tendono a relativizzare l’unicità e l’esclusività di Gesù». Per questo, nel 2025 come nel 325, Nicea continua a essere la “bussola” per discernere la retta fede in Cristo.

«Sono passati millesettecento anni dal Concilio di Nicea, eppure il suo messaggio è più che mai attuale», scrive il cardinale Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Il porporato ripercorre le vicende storiche ed evidenzia il «problema pressante e minaccioso», allora come oggi, dell'eresia di Ario che si ripresenta nei tentativi di minimizzare la divinità di Cristo, riducendolo a «una figura importante della storia, un modello e un maestro della vera nobiltà umana», nell'illusione «di poter disinnescare lo scandalo del “Figlio del Dio vivente” e allo stesso tempo rendere giustizia alla personalità sublime e unica di Gesù di Nazareth». Ma badando bene a “dimenticare” che Egli è Dio.

Chiarendo e approfondendo i titoli cristologici già presenti nel Nuovo Testamento (Cristo, Signore, Figlio di Dio) e già usati nella comunità apostolica, il concilio di Nicea ha permesso di «esprimere senza ambiguità chi fosse veramente Gesù, senza confonderlo con altri “figli di Dio” o “signori” o “messia”», spiega dom Giulio Meiattini. Nella professione di fede nicena, i vescovi riuniti in concilio hanno fornito «in modo irreversibile la giusta cornice e la chiave di lettura per comprendere correttamente l’insieme della cristologia biblica, grazie a una terminologia anche filosofica (sostanza e con-sostanziale)».

Nel successivo articolo di Luisella Scrosati si comprende perché la parola chiave del Credo è una parola greca: homousion («della stessa sostanza»). Una scelta (fra)intesa nel corso della storia come «ellenizzazione del cristianesimo», con conseguenti ripetute ondate di «deellenizzazione» alla ricerca di una presunta purezza originaria. In realtà, non si trattò di “tradurre” la fede in greco, ma di far ricorso a un termine della filosofia greca «per esprimere il mistero della divinità di Gesù Cristo». In gioco c'era e c'è molto di più del mero rapporto tra la fede e una determinata cultura, sia pure elevatissima, bensì il rapporto tra fede e ragione.

Dietro quella parola decisiva c'è un padre della Chiesa de facto benché ancora in via di canonizzazione: Osio di Cordova. Padre Carlos Diego Pereira ne ripercorre la lunga e travagliata esistenza (morì ultracentenario intorno al 357), ma soprattutto l'apporto fondamentale nella lotta contro l'eresia ariana e nella formulazione dell'homousion (consustanziale) che «servì come pietra fondamentale dell'ortodossia».

I successivi articoli proseguono con un approfondimento in ambito morale: quando un'azione è buona (e quando invece non lo è)? «Quando è consona alla lex naturalis, ossia quando l’azione è conforme alla ragione e dunque alla natura razionale della persona, così voluta da Dio». Ed ecco i criteri: «l’oggetto dell’azione, le circostanze e l’intenzione», esposti dettagliatamente da Tommaso Scandroglio.

Ed è sempre la natura razionale dell'uomo a fondare il libero arbitrio, una facoltà pertanto esclusivamente umana, che Stefano Fontana definisce come «la consapevolezza che è lui stesso ad agire, essendo con ciò responsabile delle proprie azioni». Mentre gli animali rispondono a uno stimolo, «l’uomo invece sa anche dire di no per motivi che la sua intelligenza considera di ordine superiore».

50 anni fa moriva Charles Journet, teologo e cardinale svizzero. «Non c’è stato argomento che non abbia passato al vaglio con estrema lucidità, tanto da renderlo uno dei pensatori più grandi del Novecento»: così don Samuele Pinna condensa la ricchezza della sua figura e della sua opera, permeata dall'amore per la Chiesa e dall'amore di Dio per la Chiesa. Istituzione umana, ma soprattutto divina, essa «non è senza peccatori, ma è senza peccato».

«Comparati con i suoi 63 film da attore, potrebbero sembrare pochi i sei che ha diretto come regista. Ma, come vedremo, alcuni sono degli autentici capolavori, insuperabili per la loro altissima qualità tecnica, morale e spirituale». Don Stefano Bimbi, direttore del sito Film garantiti, recensisce i primi cinque, dal debutto alla regia con L'uomo senza volto a La battaglia di Hacksaw Ridge, passando naturalmente per Bravehart, La Passione e Apocalypto. Per il sesto, il recentissimo Flight Risk, dovrete attendere le prossime puntate.

Una fake news da mille e una notte, alla base dell'ennesimo mito anticattolico. Paolo Piro va oltre il cliché della Sicilia islamica illuminata (dalla mezzaluna...) tra le tenebre dell'oscurantismo cristiano. Palermo era splendida già prima della presa di Palermo (831). L'isola conquistò i conquistatori, che vi scorsero «il modello del Paradiso richiamato dal Corano». Non furono loro ad arricchirla, semmai fu lei a ingentilirli.

Una storia plurisecolare di devozione è racchiusa nella cattedrale di Terni che custodisce la reliquia del Sangue di Cristo, con cui la città fu benedetta durante la peste del XVII secolo. «Quel gesto di fede incrollabile portò a un lento ma inesorabile regresso della pestilenza», scrive don Alessandro Rossini, che dall'episodio storico invita a riflettere «sul significato del Sangue di Cristo come fonte di liberazione non solo dalle malattie fisiche, ma anche dalle “pesti attuali”, intese come le piaghe spirituali e morali che affliggono l’umanità contemporanea».

Come di consueto la rivista si conclude con le pagine di spiritualità. In questo numero presentiamo una piccola scuola di preghiera tratta dalle pagine di Intimità Divina del carmelitano Gabriele di S. Maria Maddalena (1893-1953). «Nella vita contemplativa l’orazione occupa il primo posto» e non se ne può fare a meno poiché la vita contemplativa è per tutti. Ma come si fa? A pregare si impara... pregando.

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