Intimità divina: la vita interiore al ritmo della liturgia
Dal metodo dell'orazione al colloquio con Dio: il volume del carmelitano Gabriele di S. Maria Maddalena (1893-1953), ripubblicato da Amicitia Liturgica offre una scuola di spiritualità teresiana scandita dall'anno liturgico tradizionale.
La vita interiore al ritmo dell'anno liturgico: l’autore è un carmelitano scalzo, padre Gabriele di Santa Maria Maddalena, autore di Intimità Divina, opera postuma del 1955, recentemente pubblicata a cura delle edizioni Amicitia Liturgica. “A cura” non solo sul piano meramente editoriale, ma anche per la pregevole e – appunto – curatissima fattura materiale del volume, solido ed elegante, e destinato a durare negli anni liturgici a venire. Edizione “antica e nuova” poiché non si tratta di una semplice ristampa anastatica, come tengono a precisare i curatori nella nota redazionale che apre il volume, seguita da una breve biografia dell’autore.
Adriano De Vos, questo il suo nome secolare, nasce a Bevere, in Belgio, nel 1893, e a diciassette anni veste l’abito carmelitano ricevendo il nome di Gabriele di Santa Maria Maddalena. Durante la prima guerra mondiale viene inviato al fronte, dove «si dedica con coraggio e totale disinteresse al soccorso dei commilitoni feriti». Ordinato sacerdote nel 1919, viene poi chiamato all’insegnamento, prima a Coutrai, poi a Roma, ma la sua vera missione – cui potrà dedicarsi a tempo pieno dal 1939 – è «la promozione della vita spirituale attraverso la diffusione e il contatto con i grandi maestri del Carmelo, Teresa di Gesù, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità». Autore prolifico, muore il 15 marzo 1953 all’età di sessant’anni.
Tra i molti aspetti della sua dottrina spirituale emerge la «natura della perfezione cristiana cioè della santità intesa come piena conformità e perfetto inserimento nel divino volere attraverso un continuo ed esatto adempimento dei doveri del proprio stato»; nonché la «necessità di una vita mistica autentica (da non confondersi con lo stato contemplativo e le grazie staordinarie) in cui lo Spirito diventa sempre più il principale artefice per realizzare la piena e perfetta conformazione della propria volontà a quella di Dio».
Questa edizione di Intimità Divina è opportunamente preceduta dal Piccolo catechismo della vita spirituale, sempre dello stesso autore, strutturato in domande e risposte sulla natura e il metodo della preghiera, non escluse difficoltà, aridità e distrazioni, di cui si può persino fare tesoro, nella misura in cui «si trasformano in uno strumento di purificazione morale e sono un’occasione di merito soprannaturale». E l’orazione non si improvvisa, anzi richiede «una duplice preparazione: la preparazione “prossima”, con la quale l’anima si mette in immediato contatto con Dio per iniziare l’intima conversazione con Lui, e la preparazione “remota”, con cui l’anima dispone le proprie potenze a raccogliersi agevolmente in Dio». Sovrastrutture artificiose? Tutt’altro, questi e altri “accorgimenti” sono come i binari che permettono al cuore di elevarsi.
Intimità Divina è uno strumento per colloquiare con Dio. Di metodi per l’orazione mentale «ne esistono parecchi – e tutti hanno i loro pregi – fra essi il metodo teresiano», che è quello proposto dall’autore, alla scuola di Santa Teresa d’Avila che combina «l’esercizio dell’intelligenza e quello della volontà: l’intelligenza cerca di rendersi conto che Dio ama la sua creatura e vuol essere amato da lei; la volontà, rispondendo all’invito divino, ama». Tutto molto bello, ma «come metterlo in pratica?». Ecco l’importanza e la struttura del metodo, che si avvale della lettura e della meditazione (infatti, «tutte le verità rivelate possono manifestare l’amore di Dio per me, ma oggi io cerco di intenderlo riflettendo sul tema che ho scelto nella lettura»), per giungere al cuore dell’orazione, cioè il colloquio con Dio.
Intimità e solidità. Se la spiritualità teresiana si propone, niente di più e niente di meno che cercare di «nutrire nelle anime l’ideale dell’intimità con Dio», essa è al contempo anche «dottrinale». Teresa «ha sempre desiderato e procurato che la vita ascetica e mistica delle anime a lei care fosse fondata su solida dottrina». A tale scopo e su questa scia padre Gabriele ha voluto «tracciare queste meditazioni su uno sfondo seriamente teologico», ordinando la materia mese per mese «in modo che, nel corso di un anno, vengano passati in rassegna i problemi fondamentali della vita spirituale, tutte le realtà soprannaturali con cui la vita interiore ci mette in contatto».
Un ultimo cenno, ma tutt’altro che secondario, al calendario liturgico: che ovviamente è quello precedente le riforme post-conciliari (essendo morto l’autore nel 1953) e tuttora in uso fra quanti al giorno d’oggi seguono il rito romano tradizionale. Se questi ultimi vi troveranno immediata familiarità, gli altri non ne saranno affatto scoraggiati, al contrario, potrà rivelarsi una piacevole scoperta. Al di là del differente ciclo di letture, anche nella diversa scansione dei tempi potranno sperimentare un arricchimento: per esempio nel tempo di Settuagesima, che precede e prepara il periodo quaresimale; o nell’ottava di Pentecoste, che prolunga anche nella liturgia l’invocazione allo Spirito Santo. Tale riscoperta «facilitata anche dai venti contrari», come sottolineano i curatori, insieme a messali e breviari porta con sé il «necessario recupero della sana dottrina cattolica e dei classici della spiritualità» da parte di «chierici e laici alla ricerca di nutrimento sostanzioso per le loro anime e i loro cuori».
La liturgia, gioia di Dio e gioia degli uomini
Il culto divino rende gloria a Dio e “fa bene” all’uomo, ricollegandolo alla sua intima essenza e alla sua vera patria. Riti, inni, preghiere e cerimonie non sono un orpello ma un anticipo del Paradiso, spiegava dom Gérard Calvet.
Benedetto XVI: "il fine della liturgia è Dio"
L'eredità liturgica di Benedetto XVI esprime in primo luogo il primato dell'adorazione, consapevole che l'autentico rinnovamento liturgico non passa per istruzioni e regolamenti né per una malintesa partecipazione. Di qui l'impegno per una "riforma della riforma", partendo dal proprio esempio nelle celebrazioni pontificie.
- L'EREDITÀ LITURGICA DI BENEDETTO XVI, di Uwe M. Lang