La Bibbia secondo Marx fatta di disordine e menzogna
La Bibbia secondo Marx non solo promuove il disordine e la libertà di menzogna nella Chiesa, ma cancella il peccato di sodomia e di adulterio. Gli argomenti portati da quello che resta uno dei membri del C9, i consiglieri più vicini a Francesco, nel loro stile qualunquista, sono la capitolazione non solo di un aspetto della morale cattolica, ma del Cristianesimo nei suoi capisaldi decisivi.
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L’ultima intervista del cardinale Marx al settimanale Stern (vedi qui), della quale riportiamo ampi stralci, è ben più del solito ammiccamento alla cultura gender. Gli argomenti portati dall’ex-vescovo di Monaco, nel loro stile qualunquista, sono la capitolazione non solo di un aspetto della morale cattolica, ma del Cristianesimo nei suoi capisaldi decisivi. E questo da parte di uno dei membri del C9, i consiglieri più vicini al Papa, voluti da Francesco stesso.
Con tagliente ironia, in piena sintonia con lo stile j’accuse di questo pontificato, Marx punta il dito contro una “esagerazione dogmatica” che imbriglierebbe la Chiesa – chissà dove vive – e impedirebbe alle persone di “scoprire di nuovo l'essenziale” dell’annuncio cristiano: “Dobbiamo rendere possibile l'esperienza di ciò che è la vera chiesa. Questa esagerazione dogmatica, dove tutto deve essere in ordine, dove si tratta di chi può "partecipare"? In quale Bibbia leggono le persone che la pensano in questo modo? No, direbbe Gesù: chiunque è di buona volontà sieda alla mia mensa. E si scopre subito chi Lui ha criticato di più: questi sono gli scribi, i farisei; in breve: tutti quelli che volevano stabilire chi è dentro e chi è fuori”.
La domanda andrebbe rivolta proprio a lui: quale Bibbia legge? Una selezione della Reader’s Digest? O un riassunto stile Bignami? “Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; […] se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18, 15-17). Di chi sono queste parole? Di Topolino? “Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie” (2Gv 9-11). Questa chi l’ha scritta? Un fariseo, uno di quelli che voleva decidere chi è dentro e chi è fuori?
La Bibbia secondo Marx non solo promuove il disordine e la libertà di menzogna nella Chiesa, ma cancella il peccato di sodomia e di adulterio, riconducendo la questione a un problema di qualità della relazione. “L'omosessualità non è un peccato. Corrisponde a un atteggiamento cristiano quando due persone, indipendentemente dal sesso, sono l’uno per l’altro, nella gioia e nella tristezza. Sto parlando del primato dell'amore, soprattutto nell’incontro sessuale”. E confessa: “devo ammettere che non avrei potuto immaginare fino a dieci o quindici anni fa, di celebrare questa liturgia un giorno. Ora sono stato proprio contento”. Il riferimento di Marx è alla “Messa queer” da lui celebrata lo scorso 13 marzo, nella bellissima chiesa di Monaco intitolata a San Paolo (vedi qui), in occasione del ventesimo anniversario di celebrazione della Messa voluta dalla comunità queer della città.
E l’arco temporale menzionato da Marx non è affatto casuale, dal momento che dieci o quindici anni prima, c’era un altro Pontefice, che aveva delle idee un po’ diverse. In quegli anni, in cui Marx non si sentiva così libero, il cardinale ha ammesso di aver ricevuto da Roma “alcune lettere su questo argomento, ma penso di fare la cosa giusta”. E ribadisce che “da alcuni anni mi sento più libero di dire quello che penso e voglio far progredire l’insegnamento della Chiesa. Anche la Chiesa sta cambiando, al passo con i tempi: le persone LGBTQI sono parte della creazione e amate da Dio, e noi siamo chiamati a opporci alla discriminazione”.
Passando così dall’ovvia affermazione che ogni persona, in quanto tale, è creata da Dio e da lui amata, chiamata alla salvezza, al fatto che allora anche gli atti peccaminosi, condannati in tutta la Scrittura – nella versione integrale, che Marx evidentemente non ha mai letto – alla fine fanno parte della creazione e sono perciò voluti da Dio.
Con questa idea del perdono, che toglie il peccato non chiamando alla penitenza e alla conversione, ma semplicemente smettendo di definirlo tale, Marx conclude che “ci sono persone omosessuali, diverse, queer e trans, non possono essere diversamente...”. Anzi, “non devono essere diversi! Credo che Dio cerchi la comunione con loro come con tutti gli uomini. Per me è piuttosto un peccato voler spingere gli altri fuori dalla chiesa. Chi vuole questo, dovrebbe iniziare da te stesso”. Ad andarsene.
Al cuore dell’“etica dell’inclusività”, di cui egli si propone come araldo, c’è ovviamente il “primato dell’amore”, della “qualità delle relazioni”, che Marx spiega essere un “incontrarsi a livello degli occhi, rispetto per gli altri. Il valore dell'amore si rivela nella relazione; nel non oggettivare l'altro, nel non usarlo o umiliarlo, nell'essere leali e affidabili gli uni con gli altri”. Era già successo al Sinodo sulla famiglia, dove l’adulterio diventava magicamente un atto di amore, purché la relazione fosse stabile. E infatti, Marx sottolinea l’importanza di benedire le unioni tra divorziati risposati che tra persone omosessuali – benedizione che confessa di aver concesso “alcuni anni fa a Los Angeles, dopo una Messa in cui avevo predicato sull'unità e la diversità”.
E poi la famosa affermazione che “il catechismo non è scolpito nella pietra”, che pertanto “si può anche mettere in dubbio”. Marx ricorda delle discussioni “al sinodo della famiglia, ma c'era una certa riluttanza a scrivere qualcosa. Già allora, uno molto conservatore mi ha chiesto come mi sarei posto riguardo all'omosessualità. Gli ho detto: le persone vivono in una relazione d'amore intima che ha anche una forma di espressione sessuale. E vogliamo dire che non vale niente?”. Da qui, la trasformazione del male reale in bene possibile, portata avanti da Fumagalli & C. “Certo – prosegue Marx - ci sono persone che vogliono che la sessualità si limiti alla procreazione, ma cosa dicono delle persone che non possono avere figli?”, dimostrando così di aver capito meno di zero dell’insegnamento della Chiesa, che egli, da pastore, dovrebbe accogliere e custodire, senza affannarsi troppo per “farlo progredire”, dal momento che non lo ha nemmeno compreso. Evidentemente negli “anni precedenti”, quelli in cui egli non si sentiva libero, Marx taceva per opportunismo, rivestito del manto dell’agnello, per nascondere il pelo del lupo.
Ovviamente non poteva mancare il suo appoggio all’apertura al clero uxorato: “Non crollerà tutto quando ci saranno sacerdoti celibi e sposati. Ciò è dimostrato osservando altre chiese”. Ed anche su questo tema, emerge una falsità tenuta sottocoperta per anni. All’intervistatore che gli domanda se per lui era stato un problema decidersi per il celibato, prima dell’ordinazione, Marx risponde: “All'epoca, avevamo sorriso tutti sulla formula che il nostro anno di ordinazione doveva firmare: "Volentieri accolgo il celibato". Ma eravamo uniti anche dal pensiero che la chiamata al sacerdozio è la cosa più grande e più bella che si poteva immaginare per noi”.
Infine, il Cardinale Marx svela quale sia la reale finalità del Sinodo sulla sinodalità, esponendo una singolare posizione sul ruolo del successore di Pietro: “La chiesa universale è composta da chiese particolari in diverse culture. Il Papa è il fondamento dell'unità. Ciò significa che deve assicurarsi che tutti rimangano in dialogo tra loro. Questo è un vivace processo di discussione che è cruciale per l'ulteriore sviluppo della Chiesa”. Il Papa come vincolo dei dialoganti, dove poi ogni chiesa locali si arrangia come può e come vuole, magari proprio sul tema LGBT, purché resti in dialogo.