La battaglia per l'aborto infiamma San Marino
Il femminismo degli anni '70 si è risvegliato oggi a San Marino, dove sta conducendo una battaglia per introdurre l'aborto. Ma dentro questa si combatte una battaglia a colpi di letteratura: all'antiabortista Pasolini viene contrapposto l'abortista Italo Calvino, con un suo articolo. Che però stava rispondendo a un articolo di Claudio Magris (siamo nel 1975), che qui vi riproponiamo.
- GLI SBAGLIATI, di Claudio Magris
- ECCO QUANTE VITE SALVATE CON LA PREGHIERA, di Giuliano Guzzo
Nella Serenissima Repubblica di San Marino, che ama definirsi con orgoglio “Terra della libertà”, divampa la polemica sulla legalizzazione dell’aborto. Sì, perché nel piccolo stato arroccato sul Monte Titano l’aborto è illegale. Una rarissima ed encomiabile eccezione in tutto il Vecchio Continente, seguita solo da Malta e Città del Vaticano.
Gli articoli 153 e 154 del Codice Penale sanmarinese condannano con la reclusione da tre a sei anni ogni donna che abortisce, ogni persona che la aiuta e che procura l’aborto. L’interruzione di gravidanza non è consentita nemmeno in caso di stupro, incesto o malformazione del feto, mentre gli aborti procurati per salvare la vita alla madre sono generalmente permessi per il principio di necessità, nonostante non vi siano esplicite eccezioni nella legge.
Il 22 marzo 2019 è stato presentato un progetto di legge d’iniziativa popolare sulla “procreazione cosciente e responsabile e sull’interruzione volontaria della gravidanza” che ha raccolto 469 firme. I promotori di tale iniziativa hanno deciso che sia ormai giunto il tempo di discutere la questione ed hanno alzato i toni della polemica. Tra costoro spicca l’Unione Donne Sanmarinesi, un comitato dal sapore vetero-femminista e decisamente abortista. Basta leggere lo statuto per ritrovare gli arnesi arrugginiti del movimento femminista d’antan. Si parla, infatti, di «contrastare il patriarcato e ridisegnare le forme dell’ordine sociale senza gerarchie fra i generi», di «interruzione volontaria di gravidanza legale e sicura», di «emancipazione dei singoli da contesti familiari e religiosi opprimenti e discriminatori», di «libertà di autodeterminazione e di scelta di ogni persona sulle questioni fondamentali della propria esistenza». Roba da anni Settanta, tipo «l’utero è mio e lo gestisco io». Per queste asserite progressiste le lancette dell’orologio si sono fermate a quarant’anni fa.
A difendere coraggiosamente le ragioni della vita a San Marino c’è un sacerdote cattolico. Si tratta di don Gabriele Mangiarotti, direttore di CulturaCattolica.it, che non perde occasione per intervenire sulla stampa e in televisione, cercando di contrastare la deriva ideologica abortista. Lo fa con intelligenza, adducendo anche ragioni di carattere razionale e citando personaggi insospettabili come, ad esempio, Pier Paolo Pasolini ed il suo celebre editoriale pubblicato dal “Corriere della Sera” il 19 gennaio 1975, intitolato Sono contro l’aborto.
Don Mangiarotti, per il suo impavido coraggio, resta ovviamente il bersaglio preferito dell’Unione Donne Sanmarinesi, le quali hanno risposto alla sua provocazione su Pasolini, citando la lettera che Italo Calvino scrisse in risposta ad un articolo di Claudio Magris intitolato “Gli sbagliati” e pubblicato dal “Corriere della Sera” il 3 febbraio 1975, in cui l’intellettuale triestino si opponeva all’aborto difendendo la dignità dell’essere umano fino dal concepimento.
In realtà quella risposta di Calvino – che trasuda un ingiustificato livore ideologico – è diventata una sorta di manifesto degli abortisti, ed è diffusissima in tutta la Rete Internet. Dal sito dell’UAAR, Unione Atei Agnostici Razionalisti, al sito del movimento femminista “Se non ora quando”, passando per un’infinità di altre pagine web. Invece, dell’articolo di Claudio Magris, che in realtà ha originato la posizione di Calvino, non vi è la minima traccia. Impossibile reperirne su Internet una citazione, un passo, una frase o anche solo una parola. Censura, o meglio, damnatio memoriae.
Bene, noi pensiamo sia giunto il momento di porre in essere un’operazione verità e sfidare la censura citando l’articolo di Claudio Magris. Leggendolo, si capisce perché l’ideologia dominante abbia voluto tenerlo nell’ombra, e si capisce anche la reazione stizzita con cui Calvino, dopo aver dato dell’«incosciente» a Magris, chiuse la sua replica: «Mi dispiace che una divergenza così radicale su questioni morali fondamentali venga a interrompere la nostra amicizia».
Per questo abbiamo deciso di rendere disponibile la lettura integrale dell’articolo Gli sbagliati di Claudio Magris. Un testo da meditare e ancora di un’attualità tragicamente sconcertante rispetto al 1975. Attualità che la dice lunga sulla misteriosa e pervicace ostinazione dell’uomo ad autodistruggersi.