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OCCHIO ALLA TV

La battaglia di Augusto

L'autodifesa di Augusto Minzolini, rimosso dal suo incarico di direttore del Tg1 non convince. Forse a "Minzo" farebbe bene un esame di coscienza, scoprirebbe che le vere vittime siamo soprattutto noi telespettatori.

Occhio alla Tv 27_12_2011


Ci sta provando, ma nella parte dell’agnello sacrificale Augusto Minzolini non convince. L’ex direttore del Tg1, come si sa, è stato rimosso dall’incarico dopo essere stato rinviato a giudizio per peculato. Secondo l’accusa avrebbe utilizzato la carta di credito aziendale della Rai per spese private.

Dopo essersi difeso nel programma di Antonello Piroso su La7 e su alcune testate giornalistiche, “Minzo” ha annunciato che darà battaglia: a suo parere la norma che ha provocato la sua rimozione dal parte del Consiglio di amministrazione della tv di stato sarebbe giuridicamente inapplicabile, per questo ha chiesto il reintegro nelle sue funzioni.

La questione ha un merito tecnico che lasciamo a giuristi e avvocati, un risvolto politico che lasciamo ai commentatori specializzati, un risvolto aziendale che invece ci riguarda tutti quanti in quanto utenti del servizio pubblico. Dalla principale testata giornalistica della Rai ci aspettiamo ciò che la tv di stato è tenuta a fornire in quanto concessionaria del servizio pubblico: correttezza, imparzialità, pluralismo e rispetto delle differenze. Il Tg1 della gestione Minzolini, comunque la si pensi, non è stato all’altezza di questo compito.

Non solo. Ha anche perso una grande quantità di ascolti e questo non ha certo giovato agli interessi – anche economici – dell’azienda televisiva, oltre che all’immagine del telegiornale che per lunghi anni è stato il più amato dagli italiani.

Prima di rivendicare alcunché, l’ex direttore del Tg1 farebbe bene a impegnarsi in un esamino di coscienza; le vere vittime della situazione che lo coinvolge siamo noi telespettatori.