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La basilica più antica di Milano

Costruita alla fine del IV secolo, San Lorenzo Maggiore costituisce per Milano il simbolo dell'eredità romana imperiale. Ancora nella struttura originaria è la Cappella di Sant'Aquilino, con i preziosi mosaici contenuti nelle due lunette.

Cultura 26_10_2013
Basilica di San Lorenzo Maggiore

Basilica di San Lorenzo Maggiore

Incerte le circostanze della fondazione
, ignoto il primitivo costruttore, dubbia la datazione. Di certo c’è che San Lorenzo Maggiore è una delle basiliche più antiche di Milano, se non la più antica. Alcuni studi, infatti, la identificano con la Basilica Portiana che l’augusto di Occidente, Valentiniano I, avrebbe fatto erigere per l’ariano Aussenzio, vescovo della città lombarda dal 355 al 374. Se così non fosse la sua costruzione sarebbe, comunque, di poco posteriore e risalirebbe ad un periodo compreso tra il 390 e il 402, commissionata dall’imperatore Teodosio I o dal generale Stilicone.

Né il terribile incendio del 1071, né la furia distruttiva del Barbarossa o il famigerato crollo della cupola in epoca moderna (1573),  riuscirono a cancellarne la memoria, risorgendo la basilica ogni volta, come un’araba Fenice, dalle sue ceneri e modificandosi e ingrandendosi nel tempo, pur rimanendo sempre, per Milano, simbolo dell’eredità romana imperiale.

E di epoca romana sono le sedici colonne marmoree, antistanti la facciata, sormontate da trabeazione. Esse appartenevano ad un edificio pubblico ancora più antico, forse le famose terme volute da Massimiano, ma vennero utilizzate per completare il quadriportico che precedeva l’accesso al luogo sacro.

Mosaico in San Lorenzo Maggiore

 

Rispetto all’intero complesso e collegata ad esso attraverso un atrio ed un bellissimo portale di marmo,  la Cappella, o sacello, di Sant’Aquilino è di poco posteriore e ancora oggi conserva la sua forma originaria. Si tratta di un ambiente ottagonale, i cui lati, all’interno, sono mossi  da nicchie. Se la cupola, perfettamente emisferica e ad ombrello,  ha circa 1600 anni, altrettanto antichi sono i mosaici di due lunette. Quello meglio conservato, senz’altro il più celebre, è l’episodio della Traditio Legis, ovvero Cristo filosofo tra i discepoli, disposti a semicerchio intorno ad un Gesù molto giovane, imberbe, con il contenitore dei  rotoli della legge ai suoi piedi. I discepoli, vestiti in abiti romani, hanno espressioni diverse uno dall’altro, rese con grande naturalismo. Tutta la scena è immersa in uno splendente fondo oro che allude al Paradiso, come il fiume che scorre sotto di loro.  Nell’abside sud est della cappella restano, invece, solo due frammenti del mosaico di Cristo Helios che rischiara la terra con il suo carro solare.  In stile romano cristiano è anche il sarcofago a lungo ritenuto di Galla Placidia, figlia di Teodosio, nel cui marmo bianco, suddiviso in riquadri,  compaiono simboli  tipici dell’epoca, quali croci ansate, grappoli d’uva e colombe.

Quella di Sant’Aquilino è solo una delle cappelle ottagonali addossate al complesso della chiesa, raro esempio in Occidente di edificio a planimetria tetraconca con ambulacro su due piani,  diffusa, viceversa,  sul territorio egeo e mediorientale. Di essa ancora oggi, straordinariamente, si conservano molte parti in alzato.

Nella chiesa centrale, nella fascia alta dei pilastri, ricorre il motivo ornamentale della graticola, simbolo iconografico di San Lorenzo e strumento del suo martirio, mentre sull’altare maggiore si venera l’immagine della Madonna del latte, protagonista di una guarigione miracolosa, già predetta da San Carlo Borromeo.