Katia, 16 anni, e l'occasione persa dai genitori
Gli adolescenti di oggi sono sempre più liberi, ma anche profondamente soli nelle loro scelte, soprattutto sulla sessualità. I genitori non hanno il coraggio o non sono in grado di porre limiti né, evntualmente, giustificarli. Una storia vera può offrirci qualche spunto per comportamenti controcorrente.
Caro direttore,
vorrei presentarti una esperienza vissuta che credo tanti genitori abbiano condiviso. Famiglia cattolica, genitori seri lavoratori e figlie brave a scuola e sul lavoro, atmosfera serena, libertà ben dosata. La vita insomma scorre tranquilla, ed è benevolmente concessa qualche serata in discoteca. Ma quando la più piccola, la sedicenne Katia, chiede il permesso di andare con il suo ragazzo, loro due da soli, nella casa di famiglia al mare per un paio di giorni, il clima cambia. Affiora impalpabile un disagio imprevisto, anche se mamma e papà si fidano ciecamente della loro brava figliola. «Ti porto dalla ginecologa», è tutto quello che riesce a dire la madre. «No, non mi interessa ancora, non preoccuparti», risponde pronta la figlia.
In realtà dai dati dell’indagine voluta dal Ministero della Salute - e presentata nel settembre 2018 in occasione della terza Giornata nazionale di informazione e formazione sulla salute riproduttiva - emerge che oggi i giovani hanno una percezione che ritengono adeguata su come vivere la dimensione sessuale ma, nella maggior parte dei casi, si documentano esclusivamente su Internet.
Secondo l’indagine citata un adolescente su tre, su un campione statisticamente rappresentativo di studenti di 16-17 anni, ha ammesso di avere già avuto rapporti sessuali completi. Ma cosa sa precisamente del sesso e dell’amore? Qualche nozione in campo affettivo-erotico viene facilmente condivisa tra amici e sul web, ma chi dice loro qualcosa sull’amore vero che ogni essere umano desidera profondamente e che si può costruire solo con la pazienza e il rispetto? Anche se, sempre nell’indagine del Ministero della Salute, ben il 94% dei ragazzi ritiene che debba essere la scuola a garantire l’informazione sui temi della sessualità e della riproduzione, di chi fidarsi per comprendere che cosa significa veramente amare a 16 anni?
L’acuto osservatore dei giovani Alessandro D’Avenia, che li frequenta abitualmente dalla cattedra di un liceo milanese, ha riflettuto su questo tema osservando e ascoltando, come molti di noi, Shallow, il duetto da brivido cantato da Lady Gaga e Bradley Cooper in occasione della cerimonia degli Academy Awards 2019. Il brano ha vinto l’Oscar come miglior canzone originale e fa parte della colonna sonora del film A star is born, da loro interpretato. La canzone commuove e non a caso, perché invita ad andare oltre la superficie (shallow), verso la profondità e l’autenticità cui ciascuno di noi aspira nel rapporto con l’amato. Ed è questo il livello di cui sono in cerca anche gli adolescenti che si affacciano all’amore; che vuol dire conoscenza profonda, pazienza, rispetto della diversità dell’altro, tentativo di svelarne il mistero senza possederlo mai, confronto sincero e coraggioso, costruzione di un legame forte ma libero.
Può una casa dei genitori al mare consentire un’intimità davvero costruita, liberamente scelta e realizzata in modo maturo, senza scimmiottare una condizione adulta e certa che in realtà non c’è ancora? Sono osservazioni non facili, impopolari, fuori moda, perché mettono in primo piano non le emozioni, i sentimenti, il volemose bene, ma quanto sia importante il senso delle scelte e delle azioni che si compiono, quanto è difficile imparare a dare valore all’altro, per poterlo amare veramente. Solo così emerge il fascino dell’attesa di una decisione per lui o per lei, che comporti il rischio della definitività, dell’oltre “il qui ed ora”, che apra il respiro dell’intensità, della durata, di un orizzonte che non muore.
Sicuramente un genitore tutto questo non lo può dire se non lo vive e certo la fragilità di tanti adolescenti è frutto delle insicurezze degli adulti, che per primi banalizzano le prime esperienze affettive dei ragazzi, fino al punto di metterli in guardia - con una punta di cinismo – sull’inevitabile precarietà dei loro acerbi sentimenti. Mortificano così il loro desiderio di profondità, invece di testimoniare la bellezza di un legame che dovrebbe invece vivere la pazienza della costruzione, come avviene in tutti i campi, da quello della conoscenza a quello sportivo o professionale. Spesso gli adulti presentano l’amore come se fosse un’esperienza che non ha bisogno di continuo dialogo, confronto, riflessione, guida. Gli adolescenti sono dunque totalmente allo sbaraglio, con al massimo qualche elementare “istruzione sanitaria” che probabilmente non li affascinerà più di tanto.
Ecco perché affidano inquietudini e desideri alle canzoni, che con le loro armonie e i loro testi aprono spiragli di intimità, rispondendo alle loro aspirazioni più di tanti adulti che li circondano. Tuttavia - nel concreto della vita quotidiana - un papà e una mamma non possono farsi da parte, sono comunque interpellati, anche solo da un permesso richiesto per una mini vacanza, “un viaggio col mio ragazzo perché lo fanno tutte le mie compagne”. E il divieto, quando c’è, non basta: oggi, in un clima di permissivismo assoluto, interrogarsi sul perché di una scelta apre lo spazio di un confronto vero con i figli, assetati di amore autentico, come lo siamo anche noi adulti.
Non sappiamo se nel caso di Katia un confronto vero genitori-figlia sia avvenuto, ed eventualmente come. Ma sua madre, in un dialogo franco con gli amici che le hanno rivolto le osservazioni che abbiamo descritto, ha riconosciuto di essersi mossa in modo un po’ superficiale, e forse di avere sbagliato a concedere quel permesso alla figlia. Comunque ha deciso di non ritirarlo perché - ha ribadito - è assolutamente sicura della fiducia riposta nella ragazza, e non era facile tornare indietro. Questo comportamento ci mostra l’urgenza di un lavoro di approfondimento e dialogo serio tra adulti su come si possa percorrere la difficile strada dell’educazione, proprio per un aiuto reciproco.
La sfida è dunque la possibilità di non “conformarsi alla mentalità di questo mondo”, secondo cui andare al mare o in vacanza con il ragazzo o la ragazza è del tutto normale (“lo fanno tutti, che male c’è?”). Tuttavia oggi, rispetto al passato - in cui bastava il semplice divieto senza tante spiegazioni - occorre conciliare la responsabilità educativa con la libertà dei figli, escludendo una ricetta preconfezionata. Alcuni limiti andrebbero in ogni caso resi espliciti: evitare le situazioni in cui le figlie e i figli adolescenti si trovino da soli e a lungo con i loro fidanzatini o fidanzatine; non accettare i comportamenti prevalenti nella società, che sminuiscono il valore dell’amore; proporre i rapporti affettivi come un impegno serio, non come un gioco, senza una prospettiva adulta, di durata, per sempre. Non è facile. È tutto da ricostruire con parole e motivazioni nuove; e parte innanzitutto dalla testimonianza dei genitori, chiamati a mostrare la bellezza e la fatica del loro amore, cresciuto passo dopo passo, nei tempi giusti e senza scorciatoie.