Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico
L'ANTIDOTO

Jesus e Dylan Dog

La rivista
cattolica elogia
un fumetto
nichilista secondo
cui la vita
è un incubo.

Cultura 06_01_2012
Dylan Dog Credevo che «Dylan Dog» fosse un fumetto horror e basta. Credevo che la sua filosofia di fondo fosse questa: la vita è un incubo. E se la vita è in incubo, tanto vale suicidarsi. Ma questa conclusione non viene tirata mai, sia perché non si uccide la gallina dalle uova d’oro (e questo fumetto lo è), sia perché ci si può sollazzare col sesso come analgesico al dolore (e il protagonista del fumetto in questione ci dà dentro eccome). Mancano gli altri due analgesici usuali, bacco e tabacco. Ma è possibile che l’autore sia un ex alcolista (come il protagonista del fumetto) e non fumi. Risulta che l’autore abbia confermato il tutto filosoficamente, in qualche modo, andando a fiancheggiare, a suo tempo, Fausto Bertinotti in un pubblico convegno. La cosa fece scalpore, perché l’autore è così schivo che non rilascia nemmeno interviste. Il che fa risaltare maggiormente quel suo rarissimo outing. In quell’occasione, a chi gli chiedeva come mai, rispose che «i valori stanno a sinistra».

Così, le conclusioni inespresse
(ma non troppo) dal fumetto bestseller le traggo a forza di logica: l’inferno probabilmente non esiste, perché l’inferno è già questa vita terrena; dunque, non esiste nemmeno Dio. E, se esiste, deve essere un poco di buono, per aver creato questo mondo popolato di mostri. In una sua avventura, infatti, il «detective dell’incubo» sputa in faccia a un angelo, così impara. Insomma, credevo tutto questo quando, nell’ottobre 2011, la rivista cattolica «Jesus» mi ha spiazzato, celebrando in pompa magna il 25° anniversario di Dylan Dog. Infatti, non è nichilista né gnostico-pessimista, come avevo creduto, bensì educativo: «Il fumetto di Sclavi, nell’aiutare i ragazzi a morire simbolicamente, contribuisce a un’impresa che la società degli adulti riesce sempre meno a realizzare: ne favorisce la crescita, il diventare a loro volta adulti». Chiedo, allora, scusa. Mi ero sbagliato.