Ius soli, Letta si risveglia oggi con l'agenda del 2013
Lascia a dir poco sbalorditi il primo discorso del nuovo segretario del Pd, Enrico Letta. Nel bel mezzo dell'emergenza Covid, con l'economia che crolla sotto le misure restrittive, Letta ripropone le priorità del 2013: ius soli (cittadinanza a chi nasce in Italia) e anche voto ai minorenni. Perché pensa alle elezioni, mirando al seggio di Siena.
La vive come una battaglia identitaria e l’ha messa in cima al suo programma di nuovo segretario Pd, insieme con la concessione del diritto di voto ai sedicenni. Stiamo parlando della cittadinanza agli stranieri che vivono in Italia, vale a dire del tanto controverso ius soli.
Enrico Letta, nel suo discorso programmatico di due giorni fa alla platea dei delegati dem riuniti on line, ha parlato come se in Italia fossero imminenti le elezioni politiche. Da una parte ha detto che non c’era bisogno di un nuovo segretario al posto di Nicola Zingaretti, dall’altra ha sostenuto che però ci vuole un nuovo Pd. E su cosa dovrebbe imperniare la sua azione politica il nuovo partito della sinistra? Su quelle che per lui, probabilmente solo per lui e pochi altri, sono le vere priorità del Paese: dare la cittadinanza agli immigrati e far votare chi ha già compiuto 16 anni. Sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è.
Secondo il neo segretario dem, tornato apposta da Parigi per guidare un partito dilaniato dalle correnti e al quarto posto nei sondaggi più recenti dopo Lega, Fratelli d’Italia e perfino Movimento Cinque Stelle, sono quelle le vere sfide che l’Italia deve affrontare. Non sono quindi importanti gli effetti devastanti del Covid sulla salute di milioni di italiani, i danni psicologici, relazionali, socio-economici che la pandemia ha provocato e che l’Italia e gli italiani si trascineranno dietro per anni. La gente è esasperata, non ne può più di restrizioni e incertezze decisionali e comunicative, non vede affatto la luce in fondo al tunnel, anzi ritiene Mario Draghi l’ultima chance per il nostro Paese prima del declino irreversibile.
Forse Letta non ha letto le cifre impietose che ogni giorno arrivano da organizzazioni imprenditoriali a proposito del crollo del fatturato di centinaia di migliaia di aziende o della chiusura di molte di esse che non riescono a far fronte ai costi fissi. Tanto per citare alcune delle ultime rilevazioni e proiezioni, l’ennesimo lockdown fino a Pasqua costerà ai ristoratori altri 5 miliardi di mancati incassi rispetto all’anno scorso, che vanno a sommarsi agli oltre 45 persi nel 2020. Peraltro quello pasquale era l’unico week-end di aprile sfruttabile per gite, escursioni, mini-vacanze.
Le nuove restrizioni appena entrate in vigore e destinate a durare almeno fino al 6 aprile costeranno all’economia italiana circa 80 milioni di euro di consumi al giorno. Un nuovo colpo per le imprese, in particolare quelle del commercio e del turismo, la cui resistenza è ormai al limite. Le cifre le ha diffuse ieri Confesercenti. "Il mancato superamento della crisi sanitaria – si legge nel comunicato di quell’associazione - impone un costo sempre più elevato al settore del commercio. Le ennesime misure di restrizione determinano un bilancio fortemente negativo per i consumi delle famiglie, che nei primi quattro mesi dell’anno arriveranno a perdere complessivamente 9,5 miliardi di euro. Di questi, oltre 3 riguardano il commercio al dettaglio e oltre 5 viaggi, ospitalità e pubblici esercizi, da addebitare soprattutto all’estensione delle chiusure fino al weekend di Pasqua, unico ponte di questo aprile, che avrebbe dovuto segnare l’avvio della stagione primaverile dopo la cancellazione di quella invernale. Le dimensioni della crisi sono tali che i livelli di consumo pre-pandemia potranno ormai essere ripristinati solo nel 2024".
Viene quindi da chiedersi se Letta viva su Marte quando spera di attirare l’attenzione dei suoi elettori o potenziali simpatizzanti del Pd promettendo la cittadinanza agli immigrati e il voto ai sedicenni, che ora pensano a tutto fuorchè alle elezioni, e si augurano solo di poter tornare a frequentare le scuole e gli amici senza pagare un prezzo elevatissimo e immotivato a questa pandemia, per colpa degli errori di chi ha governato per un anno il Paese.
Ma forse una ragione c’è se Letta ha detto quelle cose. In realtà una campagna elettorale è alle porte e potrebbe riguardarlo da vicino. Si è liberato il seggio di Pier Carlo Padoan, eletto deputato nel collegio di Siena nel 2018 e diventato di recente Presidente Unicredit. All’indomani del fallimento dei tentativi di dar vita a un Conte-ter, si era pensato di risarcire l’ex premier con quello scranno ma il Pd toscano si era opposto e aveva rivendicato per sé quella poltrona. Indiscrezioni non confermate raccontano che Conte ambisse non poco a quel seggio per poi sostituire alla Presidenza della Camera Roberto Fico, sempre più lanciato verso la candidatura a sindaco di Napoli. In verità per la terza carica dello Stato si fa anche il nome di Dario Franceschini, qualora Fico la lasciasse vacante. Ora che Letta ha annunciato di aver rinunciato a tutti i suoi incarichi remunerati per dedicarsi anima e corpo alla politica italiana, il seggio di Siena diventa un suo obiettivo, anche per stoppare le ambizioni di Conte, che è sì un alleato ma in prospettiva è destinato a diventare un competitor, poiché intenzionato a pescare voti nel suo stesso bacino elettorale.
Gira che ti rigira, anche nella disastrosa situazione nella quale versa il nostro Paese, i politici riescono ad anteporre i loro interessi e le loro ambizioni agli impellenti bisogni della società, dimostrando di essere sempre più distanti da cittadini, famiglie, imprese.