Istruzione, “vittima di guerra” in Camerun
Il conflitto tra forze governative e separatisti anglofoni in corso ormai da tre anni ha costretto alla chiusura dell’80% delle scuole privando di istruzione scolastica circa 600.000 ragazzi
Nel nord del Burkina Faso oltre 150.000 ragazzi in età scolare non vanno a scuola da mesi perché i jihadisti attaccano istituti scolasti e insegnanti e per questo 1.111 istituti su 2.869 sono stati chiusi. Nelle regioni anglofone del nord ovest e del sud ovest del Camerun la situazione è ancora più grave. Oltre l’80% delle scuole sono state chiuse in seguito all’aggravarsi del conflitto tra forze governative e gruppi armati separatisti iniziato tre anni or sono. Inoltre il conflitto ha prodotto circa 450.000 sfollati, metà dei quali sono minori in età scolastica costretti a interrompere gli studi. In tutto sono almeno 600.000 i ragazzi che hanno dovuto interrompere gli studi. Nel solo nord ovest le frequenze scolastiche sono scese dalle 422.000 del 2017 alle attuali 5.500 concentrate in alcune città relativamente sicure. Ilgoverno camerunese afferma che i gruppi armati separatisti occupano attualmente 53 scuole e ne hanno distrutte 70, ma spera che a settembre le scuole riapriranno e promette di cacciare i ribelli che occupano le scuole. Le forze separatiste invece sostengono che a distruggere le scuole sono stati i militari governativi. “Per quanto riguarda la riapertura delle scuole – ha spiegato Tapang Ivo Tanku, portavoce delle forze separatiste – il problema è che i genitori che vogliono mandare a scuola i figli devono farlo a loro rischio e pericolo perché noi non siamo in grado di garantire la sicurezza dei ragazzi per strada e nelle aule bruciate dai militari governativi finchè le regioni anglofone non saranno completamente demilitarizzate”. Colpire il sistema scolastico, afferma il portavoce dell’Unicef Toby Fricker, “vuol dire mettere a rischio una intera generazione che invece con il giusto sostegno potrebbe contribuire a creare un futuro più sicuro e prospero”. La gravità della situazione ha portato alla creazione di un movimento locale che chiede alle forze governative e ai gruppi separatisti di rispettare le scuole e proclamarle zone protette.