Israele, una legge rischiosa contro sette "pericolose"
Lo Stato d’Israele sta per approvare la peggiore legge anti-sette del mondo. Basandosi sull'emozione provocata da due casi-limite di sette criminali, una minoranza del parlamento israeliano sta facendo passare una legge che, potenzialmente, farebbe chiudere i battenti ad ogni confessione. Chiesa cattolica inclusa.
Lo Stato d’Israele sta per approvare la peggiore legge antisette del mondo.
Tutto si basa su due casi-limite che servono da grimaldello. Nel 2009 e nel 2010 scoppiarono i casi di Goel Ratzon e di Elior Chen. Il primo, 60enne, aveva fatto credere alle sue 21 donne schiave e madri dei suoi 38 figli (le considerava sue mogli, ma non si è mai sposato ufficialmente) di essere il salvatore del mondo dotato di poteri soprannaturali, ma nel 2014 il tribunale distrettuale di Tel Aviv lo ha condannato a 30 anni di prigione e a una multa salatissima per violenza sessuale ai danni di sei ragazze, la maggior parte minorenni. Il secondo è un autoproclamato “rabbino” con tanto di codazzo di adepti adoranti che nel 2011 è stato condannato dal tribunale distrettuale di Gerusalemme a 24 anni di carcere e a una forte ammenda per avere abusato, e ordinato ad altri di abusare, di otto ragazzi che (secondo il “rabbino per essere “purificati”) sono stati picchiati con bastoni e martelli, presi a calci in testa, scottati, ammanettati e chiusi dentro valigie, privati di sonno e di cibo.
Davanti a queste tragedie, nel 2011 il ministero del Welfare e dei servizi sociali ha dato vita a un comitato che ha prodotto un rapporto fortemente ostile alle “sette”. Nel 2013 due accademici, Marianna Ruah-Midbar (dello Zefat Academic College) e Afam Klin-Oron (dell’Università ebraica di Gerusalemme), hanno risposto dettagliatamente dalle autorevoli pagine del Journal for the Scientific Study of Religion, edito dalla Society for the Scientific Study of Religion di Indianapolis, affermando che nessuno Stato democratico può pensare di punire la criminalità impedendo alle persone di esercitare liberamente il proprio credo religioso, ovvero che quando si getta l’acqua sporca bisogna stare molto attenti a non gettare via con essa anche il bambino.
Ma da allora è successo poco. Il ministero ha proseguito imperterrito per la propria strada, bollando come “setta pericolosa” qualunque credo religioso ritenuto “diverso” e prendendo per vera ogni storia sul presunto “lavaggio del cervello”, e gli accademici hanno controbattuto attraverso un coordinamento, denominato MEIDA, mirante a fornire informazioni più equilibrate. Tutto è rimasto uguale a se stesso (e talora i due fronti hanno persino collaborato) fino a quando, l’anno scorso, 18 parlamentari di tutti partiti (sui 120 che ne conta l’aula) non hanno presentato alla Knesset una proposta di legge che punta decisa a mettere fuori legge ogni “nuovo movimento religioso” e che proprio adesso è in discussione. L’iter prevede tre votazioni e quindi non si arriverà tanto presto alla decisione, ma la proposta ha buona probabilità di essere approvata. Una volta approvata dalla Knesset, affinché la legge diventi operativa occorre la copertura finanziaria del governo e il governo è più che disposto. L’unica speranza sono ora alcuni dei parlamentari coinvolti che negli ultimi giorni stanno avendo secondi pensieri.
Certo, d’istinto verrebbe da dire che quella in discussione in Israele è una legge opportuna; che ogni provvedimento atto a fermare mostri come il “messia” Goel Ratzon e il “rabbino” Elior Chen è cosa buona e giusta. Non è però così.
Tutto si basa sulla distinzione, assolutamente non scientifica, fra “sette” e “sette pericolose”. Ma chi ha l’autorevolezza e l’autorità per distinguere? Lo Stato che così si arroga il diritto di giudicare cosa è buono sul piano religioso e cosa non lo è? Qualche burocrate che non si sa in base a quale criterio o a che titolo stabilisce cosa è ortodosso e cosa è eretico? Non solo. Il pericolo peggiore sta a valle. Il confine, si diceva, è quello tra “sette” e “sette pericolose”, ma è oltremodo vago. Chi stabilisce la pericolosità, e pericolosità per chi o per che cosa? Da quelle stesse parti, duemila anni fa Gesù è stato condannato a morte con un processo farsa in quanto “pericoloso”… E poi, cosa ci può essere di “pericoloso” che già il codice penale non colpisce come crimine oggettivo a norma di diritto positivo (e si spera di diritto naturale), setta o non setta? E per di più, se una “setta” viene definita “pericolosa” allorché al suo interno viene compiuto un crimine, finisce che qualunque ambiente religioso un cui membro compia un crimine diventa fuorilegge. Immaginiamo allora che un battezzato compia un omicidio: la legge “antisette” israeliana chiuderebbe i battenti della Chiesa Cattolica?
È per questo che la crème mondiale degli studiosi di religioni ha indirizzato alla Knesset una lettera per chiedere ai parlamentari israeliani di fermarsi prima che sia troppo tardi per tutti, per primi gl’innocenti.