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SUMMIT DEL NEGEV

Israele, terrorismo islamico contro i nuovi accordi di pace

 Attentati con coltelli e mitra contro i passanti e i poliziotti, a Beerrsheva, Hadera e Tel Aviv, i primi due rivendicati dall'Isis e il terzo da Hamas. Intanto, nel Negev, Israele e i Paesi del Patto di Abramo formano una nuova organizzazione, forse una futura "Nato del Medio Oriente".

Esteri 30_03_2022
Il summit del Negev

Escalation di attentati in Israele, mentre, nel Negev, si è tenuto un summit che può cambiare per sempre il volto al Medio Oriente.

Gli attentati in Israele sono stati tre, in rapida successione. Già c’erano state avvisaglie di una nuova “intifadah dei coltelli” a Gerusalemme: un passante di 35 anni accoltellato vicino alla stazione, il sabato 19, poi due poliziotti feriti, sempre a pugnalate, domenica 20. Il primo vero attentato, con morti, è avvenuto a Beersheva, nel Sud di Israele, il 22 marzo: un terrorista in auto ha iniziato a travolgere passanti, poi ha accoltellato clienti di un benzinaio, poi quelli di un supermercato, infine ha ripreso la sua corsa omicida in auto. Un raid folle che si è concluso solo con l’uccisione dell’attentatore. Quattro delle sue vittime sono morte, due ferite. Il terrorista, Mohammed Abu al-Kiyan, era un cittadino israeliano, un beduino. Si è scoperto successivamente che fosse affiliato all’Isis, già arrestato nel 2015, perché faceva apologia del terrorismo, da insegnante, con i suoi studenti.

Domenica 27, a Hadera, a Nord di Tel Aviv, due attentatori armati di mitra hanno cercato di fare una strage. Hanno ucciso due poliziotti e ferito quattro civili prima di essere uccisi a loro volta da agenti dell’anti-terrorismo presenti sulla scena praticamente per caso (stavano mangiando in un ristorante vicino). Anche dopo questo attentato, l’Isis ha rivendicato e diffuso il video del giuramento di fedeltà dei due terroristi. E si trattava sempre di cittadini israeliani, arabi, musulmani. Non di palestinesi dei Territori, dunque.

Infine, ieri, il terzo grave attentato è avvenuto in un sobborgo di Tel Aviv, Bnei Brak. Un uomo vestito di nero, con un’arma automatica, ha sparato nelle finestre delle case, ai passanti, alle auto in transito, finché non è stato ucciso a sua volta dalle forze dell’ordine. Il bilancio è il più pesante: cinque morti, più il terrorista, Amir Khoury, questa volta un palestinese della Cisgiordania. Hamas ha rivendicato e lanciato proclami di vittoria. Si è dunque innescata una competizione: due attentati mandati a segno dall’Isis e subito la principale sigla jihadista palestinese non ha voluto essere da meno.

Questo crescendo di sangue, non a caso, è avvenuto nel corso di un’iniziativa di pace che potrebbe cambiare il volto del Medio Oriente: il “summit del Negev”, come è stato chiamato l’incontro nel kibbutz di Sde Boker fra i ministri degli Esteri di Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco (tutti firmatari del Patto di Abramo del 2020), Egitto (in pace con Israele dal 1978) e Stati Uniti. Nell’incontro gli Usa erano sia ospiti che osservati speciali perché Israele e i Paesi arabi sunniti firmatari del Patto di Abramo, sospettano che l’amministrazione Biden voglia svendere la loro sicurezza per ottenere subito un nuovo accordo sul programma nucleare iraniano. Basti pensare che uno dei punti del rinnovato trattato potrebbe essere l’eliminazione della Guardia Rivoluzionaria iraniana dalla lista nera statunitense delle organizzazioni terroriste. Ed è soprattutto la Guardia Rivoluzionaria a costituire il braccio armato dell’Iran all’estero, in Iraq, Siria, Libano e Yemen.

Da quel che è emerso dall’incontro di due giorni, il summit diventerà ricorrente, una sorta di consiglio permanente. «Stiamo facendo la storia – ha dichiarato Yair Lapid, ministro degli Esteri israeliano - costruiamo una nuova architettura regionale basata su progresso, tecnologia, tolleranza religiosa, sicurezza e cooperazione di intelligence». Potrebbe diventare ben presto un’alleanza difensiva, una “Nato del Medio Oriente”. Gli Usa si fanno promotori e garanti dell’iniziativa, a parziale discolpa della loro volontà di sdoganare quanto prima l’Iran. L’iniziativa porta sicuramente stabilità e pace. Ma la leadership palestinese si sente scavalcata e protesta a gran voce. «Le riunioni arabe di normalizzazione (con Israele, ndr) senza la fine dell’occupazione della Palestina sono solo un’illusione, un miraggio e una ricompensa gratuita per Israele», ha dichiarato il premier dell’Autorità Palestinese, Mohammed Shttayeh.

Il summit del Negev contribuisce anche a spiegare (oltre all’approssimarsi del Ramadan), la concentrazione così elevata di attentati, da parte dell’Isis che non ha alcun interesse alla pace nel Medio Oriente e vuole proporsi come campione della guerra santa contro Israele. E chiaramente anche da parte di Hamas, che si propone come “vendicatore” della causa palestinese.