Islamofobo o islamista? Tanti dubbi sull'attentatore di Magdeburgo
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Il saudita che venerdì ha falciato la folla in un mercatino di Natale viene descritto come nemico dell'islam e simpatizzante dell'estrema destra. Eppure ha scelto i tipici obiettivi e tecniche del jihadismo in Europa. Alcuni dati su cui riflettere.
Le casette di legno del mercatino di Natale di Magdeburgo, capitale del Land Sassonia-Anhalt, nell’ex Germania Est, così vicino a Berlino, hanno chiuso definitivamente le saracinesche. Non apriranno più. Almeno fino al prossimo anno.
Tutto s’è esaurito nel giro di tre minuti. Alle 19 di venerdì 20 dicembre, un uomo alla guida di un Suv si è deliberatamente lanciato sulla folla ad una velocità pazzesca, zigzagando per un percorso di circa 400 metri: cinque morti, tra cui un bimbo di 4 anni, e circa 200 feriti, 41 in gravi condizioni (nella foto LaPresse, la folla lascia fiori e prega davanti alla chiesa nei pressi del mercatino).
Ci è riuscito nonostante il mercatino, come tutti in Europa da un decennio a questa parte, fosse “sotto la massima sicurezza”. Polizia armata, veicoli blindati delle forze dell’ordine, e poi i blocchi di cemento anti attentato, quelli inventati a Londra contro il terrorismo islamico, erano ad ogni ingresso pedonale; tranne uno, quello per il pronto intervento. È da lì che è arrivato Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, il presunto attentatore, arrestato pochi minuti dopo i fatti.
Di lui circola la foto di un passaporto saudita scaduto nel 2012. Il primo identikit rilasciato dai media internazionali racconta di un uomo, specialista in psichiatria e psicoterapia, che lavora in una clinica a Bernburg (Saale), dove vive, secondo la Bild. S’è trasferito dall’Arabia Saudita in Germania nel 2006. Tremendamente insoddisfatto per il modo in cui vengono trattati i rifugiati sauditi in Germania, s’era messo in tempi recenti ad ostentare simpatie per l’AfD. I vicini di casa intervistati raccontano di una persona del tutto normale, e l’AfD ha escluso qualsiasi legame tra il partito e l’uomo.
Nel 2019, il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicava un’intervista al presunto autore dell’attentato in cui quest’ultimo dichiara di essere «il critico dell’islam più aggressivo della storia», affermando addirittura che «il buon islam non esiste». In quell’occasione affermerà anche di aiutare le donne a lasciare l’Arabia Saudita. Ma è sui social che il sospettato s’è mostrato molto impegnato politicamente, in particolare condividendo l’idea della chiusura delle frontiere e contro il progetto del governo di islamizzare la Germania.
«Torna l’ombra cupa del terrorismo di estrema destra»; «killer di ultradestra»; «islamofobo e fan di Musk», sono alcuni dei titoli che la stampa, in particolare quella italiana, ha proposto al grande pubblico per raccontare un attentato che è il migliore dei cortocircuiti proposti nell’ultimo decennio. Cohn Bendit, l’anarco comunista ed ex europarlamentare tedesco dei verdi, in un’intervista a Repubblica dice che è tutta colpa di Musk, la sentenza è lapidaria: «È la strage di un fascista, sedotto da chi semina odio».
Per qualche ora, la strage di Magdeburgo, oltre ad essere incasellata come responsabilità dell’AfD, la principale formazione di destra tedesca, è stata anche paragonata all’attentato neonazista di Charlottesville dell’agosto 2017.
In realtà, molte cose non tornano, a partire dall’obiettivo dell’attentato, il mercatino di Natale: Al Abdulmohsen, saudita, ex musulmano, islamofobo, sionista, fan dell’AfD avrebbe volute punire la Germania per la tolleranza nei confronti dell’islam e colpisce un simbolo del Natale cristiano: islamisti o anti-islamisti l’obiettivo sarebbe sempre lo stesso. Del resto la modalità dell’attentato ricalca quello di precedenti stragi islamiste – Nizza, Berlino, Londra, con auto o camion lanciati contro la folla - e se davvero ce l’ha con i musulmani perché colpire un mercato di Natale e non una moschea all’ora di uscita dalla preghiera del venerdì, visto che era proprio venerdì?
Inoltre il saudita, dopo l’arresto, è risultato positivo anche al test antidroga. Non è chiaro quale stupefacente abbia consumato, ma si sa che i terroristi utilizzano alcuni tipi di droghe per compiere attentanti.
È utile allora spulciare nel suo profilo su X dove campeggia la foto di un mitragliatore Ar 15 - il fucile d’assalto utilizzato nelle stragi jihadiste e non - sospeso sopra l’autoritratto a matita di Taleb. Si trovano strani post in cui si mostra sostenitore dei nuovi jihadisti che hanno preso il potere in Siria, o racconta di aver obbedito ai suoi leader religiosi che autorizzavano i furti ai danni dei cristiani, infedeli. È venuta fuori anche un’intervista, rilanciata dal Corriere della Sera, in cui si definisce un uomo di sinistra. E si scopre che di recente una ragazza lo avrebbe segnalato alla polizia perché aveva manifestato l’intenzione, proprio via social, di compiere un attentato usando un’auto. Segnalazione che, a quanto pare, non è stata recepita, anzi ignorata. Inoltre l’Arabia Saudita avrebbe avvertito per ben tre volte le autorità tedesche proprio riguardo quest’uomo; la Germania, però, ne avrebbe rifiutato l’estradizione.
Dunque la questione è più complessa di quello che la grande stampa vorrebbe far passare. E non si può scartare l’ipotesi della taqiyya, pratica islamica che consente ai fedeli di ingannare il nemico, fingere di essere un altro, allo scopo di non destare sospetti in una comunità che non è islamica. Del resto ci sono già diversi precedenti, come il caso del pakistano Muhammad Shahzeb Khan. Aveva fatto richiesta di asilo in Canada dichiarandosi ex musulmano ed omosessuale, per poi, lo scorso ottobre, essere arrestato perché terrorista islamico che, in collaborazione con una cellula Isis, organizzava un attentato per «massacrare quanti più ebrei possibile in Occidente» - come rivelato dall’FBI -, proprio nell’anniversario del 7 ottobre.
Due attentati islamici in tre giorni: l'Europa si sveglia nel jihad
Bruxelles: Abdesalem Lassoued, clandestino tunisino, giunto da Lampedusa, ha abbattuto a colpi di kalashnikov due tifosi della Svezia, arrivati nella capitale belga per la partita. È il secondo attentato islamico in tre giorni dopo l'uccisione di un professore francese ad Arras. Arresti anche in Italia.
- Come l'Europa si alleva la serpe islamista in seno di Souad Sbai