Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
INTERVISTA/JOHN WATERS

«Irlanda anti-cattolica? È anche colpa della Chiesa»

L’origine della crisi di credibilità della Chiesa irlandese non è figlia dello scandalo degli abusi sessuali, ma di una concezione moralistica e sentimentale della fede che viene da molto lontano. E da un sistema educativo che ha reso la fede disincarnata dalla realtà. Viaggio nella secolarizzazione-lampo dell’Irlanda, con lo scrittore cattolico John Waters.

Esteri 23_03_2020 English Español
John Waters

Nel resto del mondo persiste molto spesso una visione stereotipata e a tratti fiabesca dell'Irlanda: l'isola cattolicissima, dei santi e del monachesimo celtico, fortino 'papista' nell'Europa settentrionale. Un'immagine che non corrisponde alla realtà da un bel pezzo. L'avanzata implacabile della secolarizzazione nella terra di san Patrizio si è manifestata alla luce del sole nel giro di quattro anni: dal 2015 al 2018, infatti, la maggioranza degli irlandesi ha votato prima la legalizzazione delle unioni omosessuali, poi l'abrogazione dell'VIII emendamento della Costituzione che proibiva l'aborto in ogni sua forma. Prima ancora c'era stata l'introduzione della legge che consente l'adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Questa stagione ha assunto il volto di Leo Varadkar, esponente di centrodestra eletto premier dal Parlamento nel 2017. L'attuale Taoiseach non ha mai nascosto la sua omosessualità ed anche il suo sostegno alla causa 'arcobaleno': come primo ministro ha partecipato in testa al corteo ai gay pride di Belfast e Montréal in compagnia del partner Matthew che lo affianca spesso anche nelle visite istituzionali. Varadkar non ha nascosto il suo entusiasmo all'indomani del risultato del referendum che due anni fa ha dato il via libera all'aborto, definito "un momento storico per le donne" e "il culmine di una rivoluzione tranquilla che si è sviluppata negli ultimi 10 anni". Uno degli avversari più tenaci della 'rivoluzione tranquilla' in atto nella Repubblica dell'Europa nord-occidentale è John Waters, editorialista della rivista americana "First Things" e volto molto noto in patria. Lo scrittore di Castlerea, che è stato anche candidato come indipendente alle ultime elezioni generali del 2020, ha accettato di dire la sua alla "Nuova Bussola Quotidiana" sul processo di secolarizzazione conosciuto dalla società irlandese negli ultimi anni.

Nel 2018 il 66,4 per cento dei suoi connazionali che si sono recati alle urne hanno scelto di abrogare l'emendamento costituzionale che tutelava la vita fin dal concepimento. Cosa è andato storto nella campagna referendaria per il 'NO'?
Non sono sicuro che si possa dire che qualcosa sia andato storto nella campagna per il No, o almeno non si può dire ci siano stati errori che hanno portato indiscutibilmente alla sconfitta nel referendum. Le forze allineate a favore dell'aborto erano formidabili, spietate e profondamente corrotte. Vaste quantità di denaro straniero sono state illegalmente 'pompate' nella campagna pro-aborto per anni. I media erano quasi totalmente schierati a favore dell'aborto, e allo stesso modo il sistema politico. Il cosiddetto "dibattito" è stato una messa in scena gestita da giornalisti corrotti al fine di garantire che argomenti scomodi non fossero ascoltati dal pubblico. L'intero establishment aveva deciso che l'aborto sarebbe stato legalizzato, e quindi che la protezione della vita del nascituro sarebbe stata rimossa dalla Costituzione, ad ogni costo.

Perché pensa che gli attivisti pro-choice volessero vietare l'uso di materiale sensibile (come la proiezione di un video di un'interruzione di gravidanza) durante la campagna referendaria?
Questo è un elemento centrale della campagna pro-aborto in tutto il mondo: nascondere al pubblico la vera natura di ciò che davvero è l'aborto e costruire una discussione spuria fatta di eufemismi ed evasioni per suggerire a un pubblico credulone che le questioni in ballo sono i "diritti riproduttivi" o il benessere della "madre" che non vuole essere una madre. In realtà, un aborto equivale all'uccisione volontaria di un essere umano innocente. Ma se puoi contare sulla collusione di media totalmente corrotti, puoi permetterti di vendere con successo le tue idee e nascondere la realtà.

Negli ultimi 35 anni, 150.000 donne irlandesi sono andate in Inghilterra per abortire. Durante la campagna referendaria, i sostenitori della causa pro-choice amavano ripetere: "se devono farlo in Inghilterra, a questo punto che lo facciano qui". Quest'argomentazione ha avuto una certa influenza nella vittoria del 'Si'.  Perché, secondo lei?
Penso che questo sia parte di una strategia globale, una strategia basata su eufemismi ed evasioni. C'è stata e c'è ancora tutta una serie di semplificazioni sull'argomento: 'stiamo parlando di una semplice procedura'; 'ha a che fare con la scelta di una donna e il suo diritto a proteggere la sua vita / salute'; 'le donne irlandesi lo hanno sempre fatto comunque, quindi potrebbero farlo anche in Irlanda'. Tutto ciò crea una confusa nebbia morale attorno alle vere domande in gioco, e questo è lo scopo esatto della strategia.

La vostra era l'isola dei Santi e degli studiosi. Oggi, invece, la Chiesa irlandese appare debole. Qual è stato il ruolo dello scandalo abusi in questo declino?
Penso che la crisi degli abusi abbia creato un alibi per le persone che avevano già perso interesse per il cattolicesimo a causa del modo semplicistico e moralistico in cui era stato loro trasmesso per molti decenni. Questa è una lunga storia, che risale alle "carestie" degli anni Quaranta del 1800, in seguito alle quali fu introdotta una nuova forma di cattolicesimo come tentativo di prevenire il ripetersi di una simile catastrofe. Questo cattolicesimo era, come ho detto, altamente moralista, basato sulle regole, e sentimentale; molto semplicistico nella sua presentazione delle questioni morali fondamentali e abbastanza privo di una base ragionevole visibile. Questo ha fatto perdere credibilità alla proposta cristiana e in tanti si sono limitati a seguirla per motivi sociali o familiari. La crisi degli abusi ha dato a queste persone una facile scusa per giustificare il fatto di non volere più far parte della Chiesa. Sotto molti aspetti è un profondo fallimento dell'educazione e la Chiesa è in gran parte responsabile di ciò, per ragioni del tutto diverse. Dopo l'indipendenza nel 1921, la Chiesa assunse il controllo del sistema educativo, che fino ad allora era stato gestito dal governo britannico. Questo sistema era essenzialmente protestante, vale a dire che trattava il mondo come un insieme di soggetti diversi, ciascuno separato dagli altri. Una di queste materie era la religione, che ci è stata insegnata - da rappresentanti della Chiesa cattolica - senza connessione con la scienza, la matematica, l'educazione civica, la storia ecc. Quindi, si potrebbe dire, che la Chiesa è riuscita a educare generazioni di irlandesi al di fuori del cristianesimo, suggerendo loro che le basi della loro stessa generazione e della generazione del mondo in cui abitavano, potevano essere viste come un "soggetto" aggiuntivo - e in qualche modo facoltativo - nel programma. Questo, credo, è stato un fattore molto più cruciale nella distruzione del cristianesimo in Irlanda rispetto a qualsiasi cosa abbia a che fare con lo scandalo abusi.

Gli ospedali irlandesi saranno obbligati a rimuovere crocifissi e altri simboli religiosi dai reparti se un paziente lo chiede. Come giudica un simile provvedimento?
Agli irlandesi è stato insegnato a odiare se stessi e tutto ciò che ha a che fare con la loro storia e cultura, quindi la loro risposta riflessa è quella di abbracciare elementi esterni come una scusa per buttare via qualsiasi cosa della propria tradizione. Siamo ansiosi di adottare qualsiasi nuova moda o moda che ci attirerà l'attenzione e gli elogi dal mondo "liberale". È per questo che supportiamo l'approdo di aziende come Google e Apple che vengono in Irlanda ad evitare le tasse ed a dirci come gestire il nostro Paese. Il pluralismo, in stile irlandese, è il buco nella ciambella: tutto deve essere rispettato tranne la cultura di casa, che deve essere abolita per "tolleranza". Questo è ciò che ora chiamiamo "la nostra cultura della diversità". Celebriamo la sconfitta del cattolicesimo e la diminuzione delle comunità nelle chiese irlandesi, salutandole come prove della nostra modernità. Molti non sembrano accorgersi che tra un paio di decenni i nostri figli e i nostri bambini guarderanno dalle finestre del loro soggiorno mentre nuove comunità passeranno davanti alle loro case, dirigendosi verso la moschea all'angolo, persone che non hanno un collegamento con l'Irlanda a parte l’essere venuti qui per usufruire dei benefits sociali e degli alloggi gratuiti molti anni prima. La nuova religione d'Irlanda sarà l'islam, e gli irlandesi saranno una minoranza totalmente priva di radici e di atei tiepidi che vorrebbe poter essere qualcosa ma non saprà, nel frattempo, in quale identità rispecchiarsi.

Via libera all'adozione di minori per le coppie omosessuali, all'unione tra persone dello stesso sesso, all'accesso all'aborto. Tutto questo nel breve periodo di tre anni. Possiamo dire che la società irlandese oggi non è più in grado - parafrasando Peter Berger - "di parlare con gli angeli"?
Il discorso è ancora più complesso. La Chiesa cattolica è stata quasi del tutto assente durante entrambi i referendum. In particolare nella campagna sul voto per il 'matrimonio' gay, durante cui molti sacerdoti erano chiaramente dalla parte dei pro-LGBT. Nel referendum sull'aborto i vescovi si sono nascosti deliberatamente, lasciando ai laici il compito di sostenere la difesa della protezione del nascituro, ma spesso attaccando gli stessi laici se avevano l'impressione che questi erano andati oltre. I media hanno cercato di dipingere entrambe le questioni come una battaglia tra "progresso" e cattolicesimo, ma in realtà non c'era quasi nessuna presenza cattolica istituzionale ufficiale su nessuno dei due campi di battaglia. L'unica rilevanza del fattore cattolicesimo si è dovuto al fatto che, nonostante l'assenza della Chiesa nella mischia, i media sono stati in grado di rappresentare entrambe le questioni come un'eroica battaglia contro le forze del tradizionalismo, dell'oscurantismo e della reazione, mentre in entrambi i casi il nucleo delle argomentazioni avanzate contro le trasformazioni proposte riguardavano i diritti umani: il diritto delle famiglie e dei genitori, in un caso, e il diritto fondamentale a nascere nel caso del secondo referendum. Questo è diventato il campo di battaglia necessario, dato il fallimento della Chiesa nel discutere gli argomenti a livello teologico.