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TRA LE RIGHE

Io sono qui

Una storia vera è quella che racconta Mario Melazzini, parlando di sé, medico primario in piena attività, colpito di punto in bianco dalla SLA, inquietante sigla che sta per sclerosi laterale amiotrofica. La sua testimonianza è la prova che nulla va dato per scontato, neppure bere un bicchier d'acqua senza soffocare o muoversi sulle proprie gambe o abbracciare i propri figli.

Tra le righe 26_11_2011
Melazzini
Nella nostra società predomina spesso l'affannosa ricerca di ciò che può rendere più piacevole la vita, si direbbe quasi la felicità a tutti i costi. Per la filosofia del successo e del vincente, la fragilità e la malattia sono qualcosa che occorre rimuovere, quasi un tabù. Con l'unica eccezione di attori, grandi campioni dello sport, persone famose o molto ricche che -solo loro- possono permettersi il lusso di esibire la loro debolezza fisica.

Una storia vera è quella che racconta Mario Melazzini, parlando di sé, medico primario in piena attività, colpito di punto in bianco dalla SLA, inquietante sigla che sta per sclerosi laterale amiotrofica. La sua vicenda umana inizia con un banalissimo segnale, la difficoltà ad inforcare il pedalino della bicicletta durante le frequenti passeggiate da sportivo in cerca di relax dopo lo stress dell'ospedale. L'aver notato anche un'insolita stanchezza lo porta ad un colloquio con un Professore che gli rivela una triste diagnosi. «Lei ha la SLA e mi fermo qui» è la cruda sentenza del collega che lo raggela e gli fa cascare il mondo addosso. A questo punto la situazione si capovolge, è il medico a trovarsi dall'altra parte, nei panni del malato con i suoi turbamenti e le sue paure. «Mi sono scontrato con l'indifferenza e il non rispetto: quella frase è stata violenta, detta da una persona cui mi ero affidato. Ho visto davanti a me l'impotenza della medicina cui mi ero impegnato per tanti anni». Inizia così l'odissea dell'uomo “qualunque”, in balia dell'angoscia. Come medico sa benissimo che questa malattia può essere altamente invalidante e le statistiche non sono certo confortanti.

Allora, preso dallo sconforto, decide di programmare quello che viene chiamato “suicidio assistito”. Si rivolge ad una clinica svizzera che pratica l'eutanasia volontaria, ammessa dalla legge di quel Paese. Ma qualcosa non funziona, non si incontrerà mai con l'equipe che l'avrebbe dovuto prenderlo in carica, forse per il tono asettico e burocratico dell'operatore telefonico. Dopo mille ripensamenti decide di ritirare la decisione e di iniziare a farsi curare. Duri mesi di ricovero in ospedale e tante peripezie lo portano ad iniziare una nuova vita piena di ostacoli. Dalla fuga, dall'isolamento nel dolore e dall'incupimento su se stesso all'accettazione di una realtà che ti rende diverso dagli altri. Mangiare attraverso un sondino nello stomaco, respirare la notte attraverso un ventilatore speciale, farsi accompagnare con la carrozzina per gli spostamenti.

Melazzini non è un eroe, ma è certamente una persona piena di coraggio che dopo un lungo e doloroso percorso durato due anni è riuscita ad apprezzare di nuovo la bellezza di stare al mondo, di ridere e scherzare con gli altri. Come medico non ha perso tempo, trae la sua forza dal non aver mai abbandonato la sua vocazione. Come si vede nel documentario di Emmanuel Exitu annesso al libro, si muove in reparto su una carrozzella elettrica visitando i suoi malati che oggi capisce molto ma molto di più: appare simpatico e anche un po' scanzonato, fa battute per sdrammatizzare, ha per tutti una parola di speranza e di conforto.

Oggi è convinto che il desiderio di farla finita nasca da certe situazioni di sofferenza e di abbandono. Per questo ha deciso di darsi da fare in ogni modo per migliorare la condizione di questi malati. E' diventato presidente nazionale dell'AISLA (associazione italiana SLA) e ha fondato il centro clinico NeMO presso l'ospedale di Niguarda. La sigla deriva “neuromuscolar omnicentre” naturalmente, ma si chiama anche Nemo il pesciolino dalla pinna atrofica, diverso dagli altri, il più vivace e allegro di tutti. Quando la vita è degna di essere vissuta? Sempre e comunque, visto che la malattia non porta via le emozioni e i sentimenti e fa capire che l'essere conta più del fare. La sua testimonianza insegna che nulla va dato per scontato, neppure bere un bicchier d'acqua senza soffocare o muoversi sulle proprie gambe o abbracciare i propri figli.



Mario Melazzini
Io sono qui
San Paolo, pagine 124, con Dvd, euro 19,50