Intorno a San Gennaro dopo il miracolo
Vogliamo ricordare il Santo con un itinerario complementare al conosciutissimo Duomo, che ci porti a visitare i luoghi del suo martirio.
Anche quest’anno il 19 settembre si è verificato il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro e i fedeli napoletani si sono riuniti nel Duomo ad onorare il loro amatissimo santo patrono. Vogliamo ricordare il Santo con un itinerario complementare al conosciutissimo Duomo, che ci porti a visitare i luoghi del suo martirio e della sua sepoltura.
La vita di San Gennaro è documentata in numerosi Atti e Passio da cui si viene a conoscenza che il nome con cui è noto è in realtà un gentilizio, ovvero il segno di appartenenza alla romana gens Januaria e il suo “vero” nome era probabilmente Procolo. Sempre secondo le tradizioni dopo la metà del III secolo fu nominato vescovo di Benevento e divenne noto per i molteplici atti di carità tanto da essere amato indistintamente dalla popolazione cristiana e da quella pagana.
Gennaro potè esercitare serenamente il suo apostolato fino alla salita al potere del Cesare Galerio, che dal 293 riprese a perseguitare ferocemente i cristiani. Gennaro venne arrestato mentre si era recato di nascosto a Pozzuoli a portare conforto al Diacono di Miseno Sossio, imprigionato per la sua predicazione. Sossio e Gennaro vengono condannati a morte insieme ad altri cristiani della zona e devono essere sbranati dalle bestie feroci durante i giochi nel locale anfiteatro. Questa è la prima tappa del percorso: i bellissimi resti dell’anfiteatro Flavio di Pozzuoli (info tel. 081.5265068), costruito in splendida posizione a poche centinaia di metri dalla linea di costa e inaugurato al tempo dell’Imperatore Tito. Imponente nelle dimensioni (un’ellisse di 147 per 117 metri) è parzialmente conservato nell’alzato e si possono distinguere i 3 livelli dalla cavea, che poteva accogliere fino a 20.000 spettatori. E’ possibile anche introdursi nella parte sotterranea, per osservare i macchinari utilizzati per condurre belve e uomini nell’arena. L’anfiteatro, che doveva essere stilisticamente molto simile al Colosseo, è rappresentato in una tela di Artemisia Gentileschi dedicata proprio al martirio del Santo, ora conservata al Museo di Capodimonte. L’anfiteatro non fu il luogo della morte di Gennaro, perché, come rappresentato nel dipinto citato, le belve furono ammansite dal Santo e non lo sbranarono. I soldati a questo punto condussero Gennaro e gli altri cristiani nel Forum Vulcani, l’attuale Solfatara di Pozzuoli, e li decapitarono. La Solfatara (info tel. 0815262341) è uno dei luoghi più interessanti della regione campana e permette una visita di interesse storico, paesaggistico e scientifico. Considerata in età romana una delle porte degli inferi, questa località dove dalla terra ancora “soffiano” getti di anidride solforosa e fango bollente è visitabile in tutta tranquillità grazie ad un percorso didattico attraverso le fumarole, le mofete, i vulcanetti di fango e la rigogliosa macchia mediterranea.
L’ultima parte del percorso ci riporta a Napoli, nel cuore del Rione Sanità. Qui si trova l’ingresso alle antichissime catacombe di Capodimonte, dove il Santo venne sepolto per volontà del vescovo di Napoli. La visita ai diversi ambienti della catacomba (info tel. 0817743714), scavata a partire dal II secolo, permetterà di ammirare la “cripta dei vescovi” – primo luogo di deposizione di Gennaro - e la basilica maior vera e propria chiesa sotterranea scavata interamente nel tufo e ricca di affreschi del V e VI secolo.
Come è noto oggi San Gennaro non riposa più qui, ma, dopo varie vicende storiche, le diverse reliquie sono custodite all’interno del Duomo a lui dedicato.
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