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BARCONE SI RIBALTA

Intanto Italia e Ue aspettano la stabilità in Libia

Barcone dalla Libia carico di migranti si ribalta e fa cinque morti. Provvidenziale l'intervento delle nostre navi che portano in salvo 550 persone. Le nostre autorità non hanno nessuna intenzione di risolvere l'emergenza del traffico di clandestini. La Mogherini aspetta di addestrare le forze libiche. Ma senza un accordo tra Ue e Libia si continuerà nella politica del non respigimento, che alimenterà il business immenso degli scafisti. 

Esteri 26_05_2016
Il momento del rovesciamento del barcone

Ennesima tragedia del mare, questa volta scongiurata dal rapido intervento delle navi militari italiane che hanno salvato 550 clandestini africani di un barcone ribaltatosi al largo delle coste libiche. Secondo le prime informazioni diffuse ieri dalla Marina militare italiana, intervenuta con le navi Bettica e Bergamini che hanno lanciato zattere di salvataggio e salvagenti, i morti sono cinque. Ma le ricerche di eventuali dispersi potrebbe far lievitare il numero delle vittime. 

Il barcone, partito dalla Libia, era stato avvistato in precarie condizioni di navigazione da una vedetta italiana, ma mentre le nostre navi arrivavano per prestare i primi soccorsi è avvenuto lo spettacolare rovesciamento ripreso dalle telecamere a bordo delle navi di soccorso. 

Il naufragio conferma come l’Italia e l’Europa non abbiano nessuna intenzione di affrontare e risolvere l’emergenza determinata dai traffici di immigrati clandestini dalla Libia e, in misura minore dall’Egitto. 

Qualche spiraglio sembrava essersi aperto con la richiesta del governo (non ancora insediatosi a Tripoli) di Fayez al-Sarraj all’Unione Europea di addestrare la Guardia Costiera libica. L’accordo raggiunto il 23 maggio sembrava potesse consentire di ampliare la missione dell’operazione europea Eunvfor Med /Sophia contro il traffico di migranti al largo della Libia, rafforzando l’addestramento per le forze navali libiche.

I ministri degli esteri dei 28 riuniti a Bruxelles hanno esteso di un anno l’operazione navale la cui autorizzazione a operare scadeva a luglio aggiungendo, come ha detto l’alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, “due ulteriori obiettivi dell’operazione, in particolare la capacità di costruire e addestrare la guardia costiera libica” e “contribuire allo scambio di informazione e alla messa in atto dell’embargo Onu sulle armi in acque internazionali al largo delle costa della Libia”.

Circa la richiesta di addestramento delle forze navali libiche la Mogherini ha detto che “soddisferemo molto velocemente questa richiesta” anche se l’ammiraglio Enrico Credendino, che guida la missione targata Ue, ha sostenuto ottimisticamente in un’intervista che “in tre-quattro mesi i libici saranno in grado di agire autonomamente e sarà possibile passare alla nuova fase dell’operazione e condurre insieme a loro la caccia agli scafisti nelle acque territoriali, dopo l’autorizzazione dell’Onu”.

L’ammiraglio prevede di utilizzare una nave della sua flotta per addestrare i marinai libici in attesa che dall’Italia vengano consegnate a Tripoli otto motovedette. Credendino parla di contrastare insieme ai libici i trafficanti, ma non è chiaro se e cosa cambierà davvero nella gestione degli immigrati clandestini, finora raccolti in mare e sbarcati in Italia. Esattamente quello che accade anche in questi giorni con oltre 4 mila clandestini salpati dalle coste libiche ed egiziane e raccolti impiegando navi da guerra italiane come il cacciatorpediniere De La Penne e la fregata Bergamini, navi da mezzo miliardo di euro che hanno un costo di gestione vicino di 80/100 mila euro al giorno e che vengono impiegate come “traghetti” per trasportare in Italia chiunque abbia pagato i criminali collusi con i terroristi islamici di Isis e al-Qaeda.

Proprio ieri l’ennesimo rapporto di Europol precisava che “i terroristi stanno usando il flusso dei migranti per infiltrarsi nella Ue, non abbiamo dati su un utilizzo sistematico, ma lo stanno facendo. Per questo ufficiali di Europol stanno affiancando quelli di Frontex negli hotspot in quattro isole della Grecia, e in Sicilia. Ma sono gli Stati membri ad avere la guida di questo esercizio: sono loro a decidere cosa fare se ci sono sospetti" ha detto il direttore del Centro anti-terrorismo di Europol, Manuel Navarrete Paniagua in un'audizione all'Europarlamento.

Molto probabile però che non si faccia nulla di concreto e che la situazione non cambi. La Mogherini ha detto che il piano operativo aggiornato della missione navale EunavforMed Sophia verrà definito “nei prossimi giorni” ma sembra però improbabile che la flotta europea operi all’interno delle acque libiche, dove sarebbe più agevole ed efficace il contrasto a trafficanti e il respingimento dei clandestini. “Sicuramente l’addestramento avverrà in acque internazionali – ha detto la Mogherini - ma questo non esclude altre opzioni”.

Del resto l’ammiraglio Credendino ha ribadito nell’intervista a Repubblica che anche quando la sua flotta dovesse operare in acque libiche verrà applicato in “maniera rigorosa il principio del non respingimento e quindi i migranti non verranno riportati in Libia. La soluzione a lungo termine non potrà che essere un accordo globale tra Ue e Libia, ma prima è necessario che il paese torni alla stabilità. Quello che va capito è dove porteremo gli scafisti presi nelle acque interne, perché bisogna definire bene il quadro legale e le condizioni di detenzione”.

Insomma, pare di capire che neppure quando la Libia diverrà stabile quanto la Svizzera e metterà in carcere trafficanti e scafisti le flotte italiana ed europee respingeranno i clandestini favorendo così la continuazione all’infinito di un’emergenza che, come dice da tempo l’agenzia europea Frontex, riguarda in larghissima parte immigrati economici che non avrebbero alcun diritto all’asilo.  

Del resto lo stesso Credendino ha ammesso che “oggi si stima che tra il 30 e il 50 per cento del Pil della Tripolitania provenga dal traffico di uomini, con interi clan tribali che guadagnano dall’affare”. Un dato che conferma come solo i respingimenti assistiti (salvaguardando feriti, malati e bisognosi di cure) sulle coste libiche possono scoraggiare i flussi e far cessare i traffici.

Prima dello sbarco degli oltre 4 mila clandestini giunti in Italia nelle ultime 48 ore erano 33.452 i migranti arrivati illegalmente in Italia dall’inizio dell’anno su 241 barconi e gommoni secondo i dati diffusi dalla Guardia Costiera, che ha dato conto anche della ripresa “costante e continua” del flusso proveniente dall’Egitto, pur secondario rispetto a quello che origina dalla Libia.

Il 71% degli stranieri soccorsi quest’anno è composto da uomini, il 12% da donne ed il 17% da minori.  Dal 1991 ad oggi 638mila migranti sono stati soccorsi in operazioni coordinate dalla Guardia Costiera il 51 per cento dei quali soccorsi negli ultimi due anni (324mila persone). Dagli anni ’90 quasi mezzo milione di africani sono stati salvati in mare dalle forze navali italiane e portati in Europa, per questo il 23 maggio 38 ambasciatori africani hanno premiato la Guardia Costiera ringraziandola per quest’opera meritoria dimenticando però di spiegare le ragioni per cui lasciano fuggire la lorio gente e soprattutto non si riprendono i loro connazionali giunti illegalmente in Europa.