Instagram ripropone il feed cronologico. Ma non basta
Dopo le accuse di omertà sui problemi psicologici per gli utenti adolescenti, l’amministratore delegato di Instagram è stato convocato al Congresso. Mosseri ha proposto di tornare al feed cronologico pre-Facebook, in luogo dell’attuale algoritmo. Ma sarebbe una soluzione insufficiente e tardiva.
Instagram sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili nel campo delle pubbliche relazioni e del rapporto con il governo americano. Sotto il fuoco incrociato di utenti adulti e del governo americano, il social network in pancia a Meta, holding del gruppo che ha anche Facebook e Whatsapp, è costretto a fronteggiare diversi gradi di attacco dopo le dichiarazioni rilasciate dall’ex dipendente Frances Haugen sull’omertà del consiglio d’amministrazione della piattaforma in merito ai conosciuti problemi psicologici che la fruizione di Instagram ha sugli adolescenti.
Per fronteggiare il problema che su più livelli avrebbe massacrato Instagram, l’8 dicembre Adam Mosseri, ceo della piattaforma, ha dichiarato che entro la fine del 2022 avrebbe rilanciato una versione dell’app con un feed cronologico e non più algoritmico. Ci prenderemo poi lo spazio per andare a spiegare le differenze fra le due versioni, ma precisiamo che Mosseri ha espresso queste dichiarazioni direttamente davanti al Congresso americano, dove è stato interrogato in merito alla sicurezza dei minori online.
Instagram e Facebook sono stati convocati dal Congresso per essere sottoposti a un attento esame sul potenziale impatto dei loro servizi sulla salute mentale e sulla sicurezza dei suoi utenti più giovani e fragili. Davanti alla richiesta di presentare elementi che facessero intendere quali sono gli elementi che costituiscono l’algoritmo di Instagram, Mosseri ha preferito avanzare la possibilità di reintrodurre un feed cronologico, in modo da poter evitare di fornire al Congresso, e potenzialmente alla concorrenza, gli ingredienti con cui Meta costruisce i propri algoritmi.
Andiamo nel dettaglio: l’algoritmo altro non è che un insieme di regole che la piattaforma applica ad ogni contenuto pubblicato al suo interno. In base ad alcuni parametri non del tutto conosciuti - la popolarità del creatore del contenuto, la quantità di interazioni che riceve nel tempo, il formato del post, ecc. - Instagram decide di “spingere” alcuni contenuti piuttosto che altri a persone che potenzialmente potrebbero esserne interessati.
Obiettivo dell’algoritmo è analizzare il comportamento dell’utente per fornirgli i contenuti che può apprezzare di più e “tenerlo dentro” la piattaforma. Onde evitare che trapelassero troppe informazioni in merito all’algoritmo, Mosseri ha voluto prendere in contropiede la richiesta delineando la possibilità di reintroduzione di un feed con contenuti in ordine cronologico inverso. In pratica, ogni utente vedrà in ordine i contenuti più recenti pubblicati dalla sua schiera, senza che intervenga un algoritmo volto a consigliare potenziali contenuti disfunzionali.
Il feed cronologico inverso è stato quello di partenza di Instagram, poi abbandonato nel momento in cui la piattaforma è stata acquistata da Facebook appunto per aumentare le possibilità di monetizzazione. L’algoritmo, infatti, oltre a fornire potenzialmente un’esperienza migliore all’utente, filtrandone al posto suo i contenuti più interessanti, ha il vantaggio di poter inserire con criterio spazi pubblicitari senza interferire con la normale fruizione degli altri contenuti, cosa molto più difficile da fare all’interno di un feed che rischia di essere “intasato” da contenuti diversi.
In pratica, il ritorno a un feed cronologico potrebbe portare a un minor apporto economico a Instagram senza, d’altra parte, limitare davvero la diffusione di contenuti lesivi per un target giovane. È più una modalità con cui Instagram “se ne lava le mani”, togliendosi di fatto la responsabilità della proliferazione del messaggio. Se il post incriminato è pubblicato da una persona di cui l’utente minore è un follower, la colpa sta in chi ha pubblicato il post e in chi segue quel creator, non nella modalità con cui Instagram dà visibilità a quel messaggio.
All’udienza davanti al Senato americano, i legislatori hanno chiesto a Mosseri di fornire risposte specifiche su quali riforme avrebbe sostenuto in merito alla sicurezza online dei bambini, incluse anche eventuali liste nere per la pubblicità mirata. Tra le altre parole, spiccano quelle del senatore Richard Blumenthal (Partito Democratico) che ha affermato che per Instagram (e forse per tutta Meta) “il tempo per l’autoregolamentazione è finito”. A tal fine, Mosseri ha provveduto a chiedere la creazione di un organo di settore volto a determinare le best practice per aumentare la sicurezza dei minori online. Quest’organo, ha affermato, riceverebbe richieste dalla società civile, dai genitori e dalle autorità per creare standard di regolamentazione su alcuni degli elementi più critici della trasparenza online, come ad esempio l’età dell’utente, ad oggi ancora impossibile, per progettare esperienze adeguate alla sua maturità.
Ricordiamo che a settembre Instagram ha sospeso i piani per la creazione e la messa online di una versione dell’app per bambini, vista una crescente opposizione al progetto da parte del governo e della società civile che, a ben vedere, non si fidano completamente della piattaforma. In merito alle ultime iniziative di Mosseri, la senatrice Marsha Blackburn (Partito Repubblicano) le ha definite come esigue e in ritardo («Troppo poco, troppo tardi»). Ed è difficile darle torto.