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RAPPORTO

«Ingiustizia legale», una vera emergenza

Il V Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel mondo (riferito al 2012) sottolinea quello che è il problema centrale: la separazione fra legge e diritti naturali. La legge è diventata emanazione di ideologie.

Economia 11_12_2013
San Pietro

Esce oggi nelle librerie, per le edizioni Cantagalli, il V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. Al Presidente dell’Osservatorio, arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, abbiamo posto alcune domande.

Di cosa si occupa quest’anno il Rapporto?
Come ogni anno il Rapporto fa un’ampia rassegna di avvenimenti e tendenze circa l’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo nei cinque continenti, quindi si occupa di molti fatti, dalle primavere arabe alla crisi economica greca, dal braccio di ferro tra Chiesa e governo nelle Filippine a quello tra vescovi cattolici e amministrazione Obama, dai conflitti sociali in Argentina a quelli in Perù. Tuttavia, il Rapporto cerca di cogliere sinteticamente anche la tendenza dell’anno, la dinamica che ha caratterizzato l’anno in esame.

E quale sarebbe?
A questo quinto Rapporto abbiamo dato questo titolo: “La crisi giuridica ovvero l’ingiustizia legale”. E’ questa, secondo noi, la tendenza più preoccupante. Documentiamo molti aspetti della crisi della legge in molti Paesi – corruzione, crisi dello Stato di diritto, anomia diffusa, violenza tribale -, ma documentiamo soprattutto il conflitto tra Corti costituzionali di giustizia, giudici ordinari, Carte costituzionali. E con riguardo a temi di fondamentale importanza, come la vita, la famiglia e l’identità umana.

Il Rapporto dell’anno scorso, dal titolo “La colonizzazione della natura umana”, era incentrato sulle pressioni sui Paesi emergenti perché adottassero una legislazione ispirata all’ideologia gender. Quest’anno procedete quindi sulla stessa strada? 
Ne ampliamo la prospettiva. La crisi giuridica ha senz’altro un aspetto legislativo: per esempio il Rapporto documenta l’estensione delle legislazioni su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale. Però fa anche un passo in avanti. Esamina le ingerenze delle Corti internazionali di Giustizia sugli Stati, il conflitto di queste pressioni internazionali con le Costituzioni di quello Stato, l’azione dei giudici ordinari che si sostituiscono sempre di più ai Parlamenti e, di fatto, legiferano. La crisi della legge è molto più vasta del solo aspetto legislativo.

Il Rapporto è relativo all’anno 2012. Può fare un esempio di quanto ci ha appena detto?
Di esempi il lettore potrà trovarne tanti. Mi piace ricordare la vicenda del piccolo Stato del Costa Rica, condannato dalla Corte interamericana per i diritti umani perché non aveva ancora una legislazione che permettesse la fecondazione artificiale. Nel Rapporto lo abbiamo onorariamente proclamato Stato dell’Anno per la difesa della vita, data la sua resistenza davanti all’attacco della “metafisica delle sentenze”, perché quella Corte pretendeva di definire cosa fosse persona, procreazione, vita, con una “arroganza giuridica” senza precedenti.

Il Rapporto presenta anche l’attività diplomatica della Santa Sede. Quali le novità?
E’ interessante come siano proprio i Nunzi e la Segreteria di Stato a portare avanti, nei consessi internazionali, una vera e propria “pedagogia giuridica” incentra sullo Sato di diritto giustamente inteso. Mons. Mambertì, in un intervento all’Onu di cui si dà conto nel Rapporto, ha detto che il diritto sbiadisce nella legge e, inevitabilmente, la legge sbiadisce a sua volta nelle regole. Abbiamo così solo una “società delle regole” (rules) e non più uno Stato di diritto ove governa la legge (rule of law). In una società delle regole, le regole sono senza fondamento. Questa è la crisi giuridica che dà luogo all’ingiustizia legale.

Lei, in particolare, è autore diretto del capitolo riguardante il magistero del Santo Padre. Cosa ha da dirci in proposito?
Parte integrante del Rapporto sono il magistero sociale del Papa e l’insegnamento dell’anno, ossia il suo discorso ritenuto più importante. In relazione alla crisi giuridica, abbiamo segnalato come discorso dell’anno quanto detto da Benedetto XVI ai vescovi degli Stati Uniti il 19 gennaio 2012: un insegnamento di grande valore e attualità sulla legge naturale. Gli insegnamenti del Papa che mettiamo in evidenza riguardano soprattutto le ragioni della presenza pubblica della fede cattolica, che si fondano sull’ordine del creato e sull’organicità del sapere.

Nei vostri Rapporti sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, solitamente parlate sia di questioni sociali ed economiche, sia di questioni bioetiche: come mai?
E’ vero, è la principale caratteristica del nostro Rapporto. La bioetica, o meglio la biopolitica, è ormai la principale questione sociale, la Chiesa lo ha capito almeno fin dalla Evangelium vitae di Giovanni Paolo II e i fatti successivi e attuali lo hanno ampiamente dimostrato. La Caritas in veritate dice chiaramente che i due aspetti non si possono separare. Ecco, allora, che nel Rapporto si trova lo studio di Gianluca Guerzoni sulla crisi giuridica ma si parla anche dei conflitti territoriali in Asia orientale o del riarmo di molti Paesi asiatici. C’è un capitolo dal titolo “Il delirio tecnocratico. Le sfide bioetiche più rilevanti del 2012”, e ce n’è un altro che suona così: “Avvenimenti in campo economico lungo il 2012”.

La crisi giuridica, mi sembra di capire, riguarda entrambi…
Certamente, perché anche la crisi economica o finanziaria o occupazionale è conseguenza dell’incertezza giuridica. Si tenta di porre nuove norme, ma in un quadro di povertà sui fondamenti della legge, e di conseguenza quelle norme poi non vengono applicate o rispettate. Devo dire però che la crisi giuridica nell’ambito della vita e della famiglia precede quella in campo economico o finanziario. Se non si rispetta in quel punto l’ordine delle cose è difficile rispettarlo altrove. La legge crea ordine, se crea disordine non è più legge.

Questo avviene quando le ideologie si impossessano della legge.
Così dice il nostro Rapporto. Purtroppo le Corti internazionali di giustizia, i singoli giudici ordinari o i legislatori sono spesso vittima di ideologie correnti e di gruppi di pressione.