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PERSECUZIONE

India, convertito al cristianesimo viene decapitato

India, Stato dell’Orissa, undici anni dopo il grande pogrom anti-cristiano: il corpo di un uomo è stato trovato in mezzo ad una strada, in pieno giorno, decapitato. Si chiamava Anant Ram Gand, aveva 40 anni ed era padre di cinque figli. Da poco si era convertito al cristianesimo. E' stato assassinato da guerriglieri maoisti aizzati dagli indù

Libertà religiosa 21_02_2019
Chiesa in India

India, Stato dell’Orissa, undici anni dopo il grande pogrom anti-cristiano: il corpo di un uomo è stato trovato in mezzo ad una strada, in pieno giorno, decapitato. In precedenza, il cranio era stato fracassato con una pietra. Si chiamava Anant Ram Gand, aveva 40 anni ed era padre di cinque figli. Da poco si era convertito al cristianesimo.

E’ questa la sua unica “colpa”, aver abbandonato la religione induista per abbracciare la fede cristiana, convertito dalla locale chiesa protestante evangelica. “Si era convertito al cristianesimo nove mesi fa e da soli due mesi aveva ricevuto il battesimo – spiega all’agenzia missionaria Asia News, Shibu Thomas, fondatore del network Persecution Relief - La sua conversione ha suscitato le ire degli abitanti del villaggio, in maggioranza fanatici indù. Sono stati questi ultimi ad armare i Naxal (guerriglieri maoisti, ndr) che hanno compiuto materialmente l’omicidio”. Il delitto è stato preceduto da una persecuzione più sottile, dall’ostracismo. Gli abitanti del suo villaggio “lo discriminavano e non gli consentivano di raccogliere l’acqua dal pozzo pubblico”. Dopo la conversione, l’uomo era stato letteralmente scacciato dal villaggio e si era trasferito a vivere a circa un km di distanza.

Anche se la notizia è giunta soltanto ieri alla stampa italiana, via Persecution Relief, l’omicidio è avvenuto l’11 febbraio nel villaggio di Raigarh Tehsil, nel distretto di Nabarangapur, Orissa. Mentre la moglie si era recata al villaggio per compere, assieme alle cinque figlie femmine, Anant, in compagnia del figlio di 6 anni di nome Purno, era rimasto in casa. Il piccolo ha poi raccontato di essersi svegliato al rumore di tre uomini che bussavano alla porta e gridavano contro il padre. L’uomo è stato legato e trascinato fuori casa. Il figlio, nonostante la tenera età, ha provato a opporre quanta più resistenza poteva, ma fra suppliche e pianti, ha visto portar via il padre sotto i suoi occhi. Poi è corso dallo zio a dare l’allarme. Il corpo senza vita e privo di testa di Anant è stato ritrovato il giorno stesso. I guerriglieri maoisti che lo hanno assassinato, lo hanno lasciato esposto, a mo’ di monito.

Il fatto che ad assassinare materialmente il cristiano siano stati dei guerriglieri maoisti, dunque atei e marxisti, non solleva dalle responsabilità gli indù. Sarebbero stati loro, infatti, ad aizzare i guerriglieri contro la vittima, con un sottile lavoro di persuasione, alimentato da false informazioni. Anant, in passato, era stato anche simpatizzante dei maoisti. Secondo Shibu Thomas, “Non ha mai fatto parte dei combattenti, ma gli indù hanno fatto credere ai Naxal che il cristiano avrebbe rivelato alla polizia i loro segreti. Invece Anant Ram non era nemico di nessuno”.

All’avvicinarsi delle prossime scadenze elettorali, soprattutto, il Persecution Relief registra un’impennata di episodi di violenza contro fedeli, pastori e chiese. Negli ultimi due anni l’organizzazione ha contato almeno 1200 episodi di persecuzione. Come in Cina, religione e nazionalismo si fondono e l’accusa è soprattutto che: “il cristianesimo è una religione straniera, portata in India dall’Impero britannico. Secondo i persecutori, i cristiani non c’entrano nulla con il nostro Paese e proclamano che l’India è per gli indù, è una nazione indù e tutti coloro che sono nati qui devono essere indù”.

Come abbiamo riferito nel nostro blog Cristiani Perseguitati, (secondo i dati riportati dall’organizzazione non governativa Alliance Defending Freedom, ADF) da gennaio in India si sono verificati almeno 29 episodi di violenza su cristiani, in 13 dei 29 stati che compongono la federazione. Tra i feriti si contano anche 26 donne e 25 bambini. Con nove casi, l’Uttar Pradesh si conferma lo stato in cui i cristiani sono più perseguitati. “Essere cristiani al giorno d’oggi in India – dice Thomas ad Asia News – vuol dire essere molestati ogni giorno: se preghi in famiglia vieni picchiato, se preghi in una chiesa domestica vieni picchiato, per le strade vieni picchiato”.