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PAOLO IL CALDO

In vista dell'Enciclica "verde"

L’omelia del Papa costituisce un’epitome del pensiero e delle parole di San Francesco, che riconosciamo come fondatore dell’ambientalismo antropocentrico. Dalle parole pronunciate da Francesco Papa discende l’obbligo per tutti noi di contribuire all’opera di conservazione e di modifica del creato al fine di garantire all’uomo le migliori possibili condizioni di vita.

Paolo il caldo 11_02_2015
Il papa e l'agnello

In attesa della annunciata Enciclica sui temi ambientali, che si aspetta per i prossimi mesi, il Santo Padre nei giorni scorsi ha lanciato due messaggi che chiariscono molto bene la posizione della Chiesa in materia.

Il primo, indirizzato alla riunione organizzata dall’EXPO per definire la “Carta di Milano” (ne parleremo) ha avuto ad oggetto soprattutto la questione della produzione e distribuzione del cibo; argomento che va inquadrato nel problema, più ampio, della sostenibilità dello sviluppo oltre che elemento essenziale della giustizia sociale. In linea generale, e nonostante la propaganda in negativo, basata su dati falsi o sull’assenza di dati, che domina i mezzi di comunicazione, possiamo essere abbastanza soddisfatti dell’andamento dei parametri negli ultimi centocinquant’anni: quasi raddoppiata l’aspettativa di vita, diminuita in modo spettacolare la mortalità infantile, al minimo storico la percentuale di cittadini del mondo esposti a rischio alimentare e/o idrico; lo stesso inquinamento globale è in diminuzione, e posso confermare l’opinione già espressa in passato che nel 2050 sarà solo un ricordo. In definitiva: una politica liberale, come quella verso la quale per fortuna nostra è orientata la grande maggioranza degli Stati, fa aumentare produzione e benessere. Seguitando a percorrere questa via la quale con costanza e coerenza potremo garantire un futuro migliore ai nostri figli ed ai nostri nipoti, ed una maggior equità nella distribuzione delle risorse. 

Un tema di carattere più generale, quello della natura del rapporto tra uomo e creato, è stato affrontato dal Papa nell’omelia dell’ultima domenica a S. Anna. Prendendo spunto dalla Genesi il Sommo Pontefice ha ricordato la missione di custodi fiduciari del Creato per conto delle future generazioni che Dio ha affidato all’umanità e ad ognuno di noi. Ci è stato affidato il compito, ha detto, di lavorare per conservare la terra e farla crescere secondo le sue leggi, dando così la nostra risposta al lavoro del Creatore.

Evidentemente non si può svolgere una funzione delicata come quella ricordata senza conoscere in modo approfondito quali siano le attività da svolgere e come debbano essere svolte; occorre quindi che la cristianità in tutte le sue componenti si impegni nell’approfondire le tematiche ambientali, ponendo così le basi perché il lavoro da svolgere avvenga nel rispetto delle regole della terra, che furono create insieme ad essa e sono ad essa connaturate. Come abbiamo fatto nel passato per tanti altri settori della vita umana, noi cattolici siamo adesso chiamati ad elaborare una scala di valori dei soggetti in gioco e dei comportamenti da tenere verso di loro. Discende direttamente dalle parole della Genesi la primazia dell’uomo nei confronti delle altre componenti del creato. Noi però, come ha detto il Papa, siamo “signori del creato, non padroni”, e dobbiamo “soggiogare la terra facendola crescere e sviluppare secondo le sue leggi”. 

L’omelia del Papa costituisce un’epitome del pensiero e delle parole di San Francesco, che riconosciamo come fondatore dell’ambientalismo antropocentrico. Dalle parole pronunciate da Francesco Papa discende l’obbligo per tutti noi di contribuire all’opera di conservazione e di modifica del creato al fine di garantire all’uomo le migliori possibili condizioni di vita: la terra non deve essere solo conservata, ma anche “soggiogata” e “fatta crescere”. Tutelarla non vuol dire garantire l’invarianza del mezzo ambiente, come proclama l’ambientalismo nelle sue forme più diffuse e stantie, ma promuoverne lo sviluppo.