In un libro le storie di cristiani del nostro tempo
Il volume di Luigi Accattoli racconta le vicende di persone comuni che hanno fatto della Parola il proprio stile di vita, che da vivono la croce fino in fondo.
Arriva in libreria in questi giorni, ma non so fino a che punto sia una coincidenza voluta. Eppure - scorrendo le sue pagine - l'ho trovato la lettura più appropriata per provare da cristiani ad andare oltre la retorica sul nostro Paese in occasione del 150° dell'Unità d'Italia. Sono infatti ben 139 storie italiane a scandire le pagine di Cerco fatti di Vangelo 2, il nuovo libro di Luigi Accattoli (EdB, 240 pagine, 16 euro).
Il numero 2 nel titolo rimanda ovviamente a un primo: in questo caso è l'omonimo libro che Accattoli pubblicò quindici anni fa per la Sei di Torino. Cerco fatti di Vangelo raccoglieva storie di cristiani d'Italia che in questo nostro tempo hanno saputo esprimere in modo nuovo la fede di sempre. Nomi per lo più sconosciuti, eppure esempi chiari di che cosa voglia dire oggi concretamente seguire Gesù con la propria vita. Missionari che hanno donato la vita per il Vangelo, ma anche “cristiani semplici” che hanno vissuto in maniera cristiana l'esperienza della malattia o famiglie che hanno saputo aprirsi a un'adozione particolarmente difficile, tanto per fare qualche esempio.
Cerco fatti di Vangelo è stato un libro che ha lasciato il segno. Soprattutto per Luigi: tutti conoscono bene e discutono le sue analisi di vaticanista. Ma credo di non sbagliarmi se dico che oggi è la ricerca di questi “fatti di Vangelo” ciò che lo appassiona di più. Al punto che anche il suo blog è diventato un punto di raccolta aperto alle segnalazioni di chiunque. E così, adesso che ha mandato in stampa il secondo volume, confida già di avere tanto materiale per il terzo. Tutte pagine estremamente ricche. Ad esempio vi si incontrano altre sette storie di mamme che hanno scelto di “dare la vita” sacrificando la propria. Storie da leggere nella loro singolarità, perché fanno capire in maniera chiara che, esattamente come ogni vita nascente, anche le vite di queste madri sono irripetibili. Oppure il capitolo sul perdono agli uccisori dei parenti, anche questo ricco di storie vere, spesso sofferte e comunque molto più profonde della battuta che il cronista pretende di strappare a caldo davanti a una telecamera. Storie di un'Italia nascosta, di cui come cristiani dobbiamo imparare a riappropriarci.
«Porre fatti di Vangelo - scrive Accattoli nella premessa di Cerco fatti di Vangelo 2 - è (oggi come sempre) la prima e fondamentale via dell’evangelizzazione. Essi costituiscono un segno eloquente e non infrequente dell’amore di Dio nel mondo d’oggi e ci forniscono la riprova che la testimonianza viva della fede incrocia la nostra epoca. Agiscono da contravveleno per ogni scoraggiamento di fronte al peccato dei credenti e riconciliano tra loro le diverse componenti ecclesiali. Raccoglierli e farli girare è di aiuto alla crescita di una pedagogia testimoniale».
Mi ha particolarmente colpito la sottolineatura su come i fatti di Vangelo riconcilino tra loro le diverse componenti ecclesiali. Viviamo una stagione in cui il barometro delle contrapposizioni intra-ecclesiali è tornato decisamente a segnare tempesta. Le polemiche politiche, ma anche lo stesso modo di guardare all'esperienza delle altre religioni e persino i dibattiti su una realtà che per definizione dovrebbe essere “altra” come la liturgia, spesso si caricano di una vis polemica sopra le righe, che ha il sapore di una demonizzazione altrui. Come se da sempre - invece - la storia della santità non fosse segnata da una straordinaria polifonia, capace di tenere l'uno accanto all'altro anche sensibilità e stili tra loro molto diversi.
Ecco: il più grande pregio di Cerco fatti di Vangelo 2 è proprio questo. Con le sue 139 storie dà voce a una bellezza che riconcilia. Non capita spesso, ad esempio, di trovare nello stesso libro storie come quelle di Paolo Caccone e di Barbara e Andrea Pianesi. Paolo, ex sessantottino, ex figlio dei fiori, ex spacciatore, che da malato di Aids all’ultimo stadio incontra la comunità di don Giuseppe Dossetti e con loro incomincia un cammino di fede autentico. «Dio è svisceratamente innamorato della sua creatura - arriverà a scrivere a Dossetti - e il suo grande diletto consiste nell’ascoltarla, e per questo la tiene nella sua grande mano (Gesù), e la nostra intima gioia consiste nel sentirci stretti con forza a lui - vicino, vicino, vicino. Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze». Ma anche Barbara e Andrea, marchigiani, del Cammino Neocatecumenale, che con i loro quattro figli partono missionari per il Camerun dove però - cinque anni e altri due bambini dopo - li aspetta la tragedia: la morte di Andrea, stroncato in pochi giorni da una malaria cerebrale. «Certo - dirà Barbara il giorno del funerale - per me è un dolore grande perdere mio marito: ho 32 anni, con sei bambini, umanamente è una catastrofe. Certo che anche i miei figli soffrono, perché noi non siamo né matti né esaltati, ma questa è la storia che Dio fa con i miei figli, per il progetto che Lui ha su di loro, progetto che io non sempre capisco. Ma so che loro, prima di essere figli miei e di Andrea, sono figli di Dio e Dio si prenderà cura di loro».
Il dossettiano e la famiglia neocatecumenale: due storie tramandate dentro a due modi di vivere la Chiesa tra loro agli antipodi. Eppure entrambe piene di un Vangelo vissuto sine glossa. Non è che forse - come cattolici, in questa nostra Italia del 150° - è proprio dall'urgenza di non lasciar disperdere nessuno di questi “fatti di Vangelo” che dobbiamo imparare a ripartire?