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In pellegrinaggio nella Basilica dei Fiorentini

Il culto alla Divina Misericordia in San Giovanni Battista dei Fiorentini, in Roma, è antico, essendo qui nato, intorno agli anni Cinquanta, un primo gruppo di devoti a Gesù misericordioso che diede inizio alla tradizionale celebrazione della Domenica della Misericordia. Ecco una meta da visitare per l’Anno Santo. 

Cultura 16_01_2016
La Basilica della Divina Misericordia in San Giovanni Battista dei Fiorentini

La misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio, ci ricorda Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno Santo, sottolineando la valenza pedagogica del gesto del pellegrinaggio che idealmente compiamo soffermandoci in una delle chiese giubilari della Città eterna. Il culto alla Divina Misericordia in San Giovanni Battista dei Fiorentini è, tra l’altro, antico, essendo qui nato, intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso, un primo gruppo di devoti a Gesù misericordioso che diede inizio alla tradizionale celebrazione della Domenica della Misericordia. 

Dal punto di vista architettonico la Basilica romana è correlata al rinnovamento urbanistico intrapreso dal pontefice Giulio II all’inizio del Cinquecento. Una prima idea di una nuova chiesa per la comunità fiorentina a Roma fu messa nero su bianco da Donato Bramante, cui il Papa si era rivolto. Quel progetto rimase sulla carta, ma costituì un importante precedente del concorso che venne indetto da Papa Leone X nel 1517. Vi furono coinvolti i più importanti artisti dell’epoca i cui progetti rappresentano i più significativi studi cinquecenteschi di edifici a pianta centrale e non solo. 

La prima pietra fu posta nel 1519, alla presenza del cardinale Giulio de Medici, futuro Clemente VII, da Jacopo Tatti, detto il Sansovino. A lui successe, nella direzione ed esecuzione dei lavori, un altro celeberrimo architetto, Antonio da Sangallo il Giovane il quale dovette cedere, successivamente, l’incarico a Giacomo della Porta. Nel frattempo anche a Michelangelo Buonarroti fu chiesto di immaginare una forma da conferire a questo edificio, per il quale eseguì mirabili disegni mai utilizzati per questo scopo. Il Della Porta, infatti, predilesse uno schema basilicale a tre navate, separate da robusti pilastri, e cinque cappelle su ciascun lato, dedicate a santi fiorentini. 

All’incrocio col transetto, nel 1614, Carlo Maderno, sopra un alto tamburo ottagonale, innalzò la cupola dalla caratteristica forma allungata, la cui calotta, a sezioni ogivali, si conclude con una elegante lanterna barocca. L’abside è uno scrigno di opere plastiche. Il primo ad impreziosirla fu Pietro da Cortona cui successe il Borromini, qui sepolto, artefice dell’altare maggiore in marmo rosso. Al centro campeggia il gruppo scultoreo marmoreo del Battesimo di Gesù, firmato da Antonio Raggi. Al Borromini si deve anche la cripta che porta il nome della famiglia committente, i Falconieri. L’ambiente ipogeo, che si raggiunge tramite una scala dietro l’altare maggiore, è un equilibrato spazio a pianta ellittica con volta su cui corrono nervature che si raccordano in un ovale al centro del quale, in stucco, sono rappresentati rami di palma e ghirlande. 

Per la definizione del prospetto principale si dovette attendere sino al 1734, anno in cui Alessandro Galilei realizzò la monumentale facciata in travertino, i cui tre portali di ingresso lasciano intuire la distribuzione interna dello spazio. Nel registro superiore, inquadrato da quattro semicolonne, sei statue di santi fiorentini affiancano il finestrone centrale. In occasione del Giubileo, la Basilica dei Fiorentini è inserita in un percorso di pellegrinaggio che da San Giovanni in Laterano conduce fino alle rive del Tevere e, di qui, a San Pietro.