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Australia e Nuova Zelanda

In Oceania è guerra ai maschi e al sesso biologico

ll governo della Nuova Zelanda ha deciso che nei certificati di nascita si potrà scegliere il genere che si vuole, indipendentemente dal sesso biologico. Se ogni desiderio è un diritto...

Gender Watch 01_04_2021

Si spegne la ragione in Oceania: Nuova Zelanda e Australia sono ormai oltre ogni buonsenso e i bambini ne pagano le conseguenze. Il governo neozelandese ha confermato i propositi di cambiare la legge e i regolamenti amministrativi del Paese: i certificati di nascita privi di significato sessuale, i neonati potranno rimanere ‘asessuati’ (per scelta dei genitori) e sceglieranno il proprio sesso o “genere” solo dalla maggiore età. In Australia, si costringono gli studenti di 12 anni a scusarsi con le compagne di classe per le violenze e gli stupri che alcuni delinquenti maschi hanno compiuto nei confronti delle femmine.

Per scelta del Governo, il sesso nei certificati di nascita in Nuova Zelanda sarà deciso dalla persona nata, indipendentemente dal sesso biologico: sarà una scelta libera, retroattiva e per la quale nessuna prova medica sarà richiesta. Secondo il leader dei pro vita e pro family neozelandesi Bob McCoskrie, questa decisione trasforma i certificati, che “diventeranno un oggetto di ideologia di genere non scientifica e diranno effettivamente ai professionisti medici che, se decidessero di trascrivere il sesso biologico, potrebbero aver commesso gravi errori.  Inoltre, l’eventuale certificato di nascita che dichiari il sesso del nascituro potrebbe cambiare radicalmente nel suo contenuto successivamente e con effetto retroattivo”. Una stortura giuridica che consente una falsificazione storica per legge.  Rimane da capire tra quanti generi si potrà scegliere, visto che già nel 2014  Facebook ne elencava più di 70.

Il cambiamento della legge permetterà di cambiare il certificato di nascita di un “bambino idoneo” (alla scelta di genere diversa da quella biologica) semplicemente attraverso una domanda del “tutore” (genitori o Stato). La spinta culturale, nei confronti dei bambini che sperimentano la disforia di genere durante la pubertà, è fondata più su un'ideologia politica e sui desideri di taluni genitori che su un’attenta scienza ed esperienza medica e psicologica. La scelta del Governo neozelandese è quella di favorire il transgenderismo sin dall’infanzia, non certo di tutelare i diritti dei bambini. Purtroppo, questa è solo l’ultima decisione del Dipartimento degli Affari Interni che va in tale direzione.

Già nel 2018 si era eliminato l’obbligo di registrare le generalità dei padri sui certificati di nascita, sotto la spinta di un femminismo colpevolmente ignorante della realtà biologica. Il sito web del Dipartimento degli Affari Interni dice: “Un certificato di nascita neozelandese è un documento ufficiale che contiene informazioni registrate sulla nascita di una persona alla data di emissione. Un certificato di nascita può essere usato solo come prova dell’esistenza di un individuo. Il certificato di nascita non dovrebbe essere usato come unica forma di prova per affermare l’identità di un individuo, in quanto non fornisce alcun legame con la persona che lo presenta”. Decisioni che azzerano l’identità personale e quelle dell’intera popolazione futura, visto che sin dallo scorso anno le linee guida del Ministero dell’Istruzione già ordinavano a tutte le scuole di rispettare il diritto di ogni studente a scegliersi il proprio genere sessuale e il proprio nome ad inizio anno scolastico.

A proposito di ordini scolastici, in questi stessi giorni è emersa l’ennesima violenza nei confronti di inermi studenti in Australia. Professori e staff dirigenziale del Brauer College, una scuola secondaria dello Stato di Victoria, hanno organizzato un’assemblea con gli studenti costringendo i maschi (dai 12 anni in su) a scusarsi con le studentesse per “gli stupri commessi dagli esponenti del sesso maschile nei confronti delle donne”. Le scuse volevano essere simboliche, ma non per questo i ragazzi hanno potuto capire perché si stavano umiliando per cose che non avevano fatto, né avevano mai pensato di compiere nei confronti delle compagne. Una delle mamme ha detto, a 7news, che al proprio figlio è stato ordinato di “alzarsi e fondamentalmente per chiedere scusa... non è stato spiegato correttamente agli studenti maschi cosa stavano facendo o perché lo stavano facendo… ma è stato detto loro di informare anche i propri genitori” del mea culpa collettivo. Sia chiaro, nessuno studente maschio della scuola ha mai fatto né considerato di compiere violenza nei confronti di una compagna di classe né di ogni altra ragazza.

La preside del Brauer College, Jane Boyleha difeso l’assemblea pur riconoscendo che sia stata per alcuni versi inappropriata, nelle sue modalità organizzative. Pare che quella del Brauer non sia l’unica scuola australiana che stia procedendo nella direzione di colpevolizzare i bambini maschi per crimini e violenze contro le donne. Fatti gravi che accadono in due paesi di cultura ‘occidentale’, anche se stanno nell’altro emisfero. Paesi che impongono il peggio delle distorte ideologie di questo inizio secolo e lo fanno violando ogni criterio educativo, psicologico ed emotivo dei bambini, in nome dell’interpretazione di Stato del bene degli stessi minorenni. Uno scempio di cui già paghiamo le conseguenze, non a caso in questi stessi giorni suonano gli allarmi sulla nuova pandemia globale: l’aumento dei suicidi di bambini e ragazzi.