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Crisi delle scuole cattoliche

In Libano rischiano di chiudere l’80 per cento degli istituti scolastici cattolici

Da cinque anni il governo non corrisponde le proprie quote alle scuole semigratuite. Altre difficoltà sono insorte in seguito alle proteste di ottobre e alla pandemia di COVID-19

Anche in Libano come in Italia le scuole private rischiano di chiudere per mancanza di sostegni governativi sebbene garantiscano la scolarizzazione di circa 710.000 alunni, oltre due terzi della popolazione scolastica libanese. In particolare le difficoltà economiche potrebbero costringere l’80 per cento delle scuole cattoliche a non iniziare l’anno scolastico 2020-2021. Di fronte a questa prospettiva il direttore del segretariato generale delle scuole cattoliche, padre Boutros Azar, ha indirizzato una lettera aperta al presidente della repubblica, generale Michel Aoun. “Questa lettera aperta – scrive padre Azar – si propone come una nota di avvertimento che noi vi rivolgiamo, in nome della nostra responsabilità educativa e nazionale; e il punto centrale è che la maggioranza delle scuole affiliate alle nostre congregazioni (non meno dell’80% di esse) si dirigono verso una chiusura forzata a causa della situazione economica e della negligenza dello Stato nell’adempimento dei propri doveri”. Intervistato dal quotidiano francofono L’Orient-Le Jour,  Padre Azar ha chiarito che per “negligenza dello stato” intende soprattutto una legge del 2018 che ha modificato la griglia dei salari nel settore pubblico e ha messo in difficoltà tutti gli istituti educativi, anche i più grandi, ma soprattutto le scuole semigratuite sovvenzionate dallo stato che non versa la propria quota da cinque anni. Poi è intervenuta la chiusura delle scuole prima a causa delle manifestazioni di protesta di ottobre e poi a causa della pandemia di COVID-19. Molte famiglie hanno chiesto una riduzione delle tasse scolastiche, considerato che gli allievi hanno perso circa il 40 per cento dell’anno scolastico.