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DUE P(A)ESI E DUE MISURE

In Inghilterra il “best interests” avrebbe ucciso anche Schumacher

Michael Schumacher è gravemente disabile ma vivo, anche grazie a sua moglie, mentre alla famiglia di Archie Battersbee i tribunali e i protocolli inglesi hanno impedito di prendersene cura in nome della “dignità”. Due casi simili con una differenza di fondo: il Paese in cui è avvenuto l’incidente.

Vita e bioetica 23_08_2022 English
Michael Schumacher

Curiosamente, proprio mentre in Gran Bretagna si combatteva la decisiva battaglia per la vita di Archie Battersbee presso l'Alta Corte, la storia del tragico incidente di Michael Schumacher tornava a fare il giro dei tabloid quando, alla fine di luglio, è stato insignito del prestigioso Premio di Stato della Renania Settentrionale-Vestfalia (NRW). La moglie Corinna e la figlia Gina-Maria hanno ritirato il premio, al suo posto, nel corso di una toccante cerimonia. Ma la coincidenza tra le due notizie spinge a un confronto tra i due casi e come si sono svolti. La similare gravità delle lesioni cerebrali infatti fa risaltare l'esito tanto diverso delle due storie.

In fondo è stato sufficiente un solo dettaglio per determinare il diverso destino di Archie Battersbee e Michael Schumacher: il Paese in cui si trovavano al momento dell'incidente. Il che fa capire quanto i protocolli legali e le linee guida sanitarie in base ai quali lo Stato e i suoi medici decidono sulla vita e sulla morte varino da un Paese all'altro.

Com’è noto, Archie Battersbee e Michael Schumacher hanno subìto entrambi lesioni cerebrali molto gravi. La tragedia di Archie è accaduta quando lo scorso aprile si è accidentalmente strangolato, presumibilmente per una sfida online finita male. È stato immediatamente portato all'ospedale più vicino, a Southend, e poi trasferito al London Royal Hospital per un trattamento specialistico. Tuttavia, già al terzo giorno i medici avevano deciso che era cerebralmente morto, avevano chiesto di prelevarne gli organi e di interrompere i sostegni vitali. Poiché i genitori di Archie rifiutavano il consenso, chiedendo invece che ad Archie fosse concesso più tempo per ristabilirsi, il Barts NH Trust, responsabile del London Royal Hospital, si è rivolto ai tribunali per ottenere il permesso legale di porre fine alla vita di Archie. L'aspra battaglia legale, durata quattro mesi, si è conclusa con la prevedibile “vittoria” dei medici e con la morte prematura del ragazzo a 12 anni, il 6 agosto.

L'incidente di Michael Schumacher è avvenuto sulle Alpi francesi mentre sciava in vacanza con la famiglia, nel dicembre 2013. Cadendo ha battuto la testa su una roccia. Ha riportato ferite così gravi che nelle prime 36 ore è stato sottoposto a due operazioni d'urgenza per eliminare i coaguli di sangue ed è stato posto in coma farmacologico per sei mesi per ridurre l’edema cerebrale. Dopo sei mesi è stato trasferito dall'ospedale di Grenoble alla sua casa di Ginevra, appositamente adattata per fornire le cure altamente specializzate necessarie per le sue condizioni. Ma, a distanza di quasi un decennio, Schumacher è ancora gravemente disabile. Non è mai stato visto in pubblico, ma a quanto si sa, è in stato vegetativo con scarse speranze di miglioramento. Durante la premiazione, Corinna ha fornito un raro aggiornamento della situazione: «Michael c’è, è diverso ma è qui e questo ci dà forza». Secondo il direttore della scuderia Ferrari, poi presidente della FIA Jean Todt, intimo amico di famiglia, Schumacher è ancora vivo grazie a sua moglie.

Ma se per caso Michael Schumacher avesse subito l’incidente in Inghilterra invece che in Francia, come sarebbe andata? Sapendo che sarebbe stato soggetto agli stessi protocolli medico-legali di Archie Battersbee, che si applicano anche agli stranieri che si trovano lì e finiscono in gravi condizioni, sarebbe ancora vivo oggi?

Non è possibile paragonare le rispettive lesioni cerebrali di Schumacher e Archie oggi, a causa della mancanza di evidenza medica, ma ci sono diversi aspetti degni di nota su come si sono svolti i due casi. In primo luogo, i sei test diagnostici per stabilire se Archie fosse cerebralmente morto (che per la legge britannica equivale a una dichiarazione di morte) non sono mai stati eseguiti. I medici hanno invece basato la loro diagnosi su un calcolo delle probabilità. Per la prima volta in Inghilterra una persona è stata dichiarata “molto probabilmente morta”.
Neanche di Schumacher conosciamo la gravità della lesione cerebrale. La famiglia ha sempre mantenuto lo stretto riserbo sui dettagli delle sue condizioni di salute. Sappiamo però che i suoi medici ritengono una fortuna che sia ancora vivo; nei primi tre giorni dopo l'incidente Schumacher ha subito due operazioni salvavita; è stato tenuto in coma per sei mesi per guarire; il considerevole patrimonio della famiglia gli consente di ottenere le migliori cure mediche disponibili, compresi i più recenti trattamenti sperimentali. Ciononostante, rimane gravemente disabile.

I genitori di Archie, tuttavia, si sono sempre chiesti se il figlio avesse ricevuto le cure specialistiche necessarie nelle prime ore dopo l'incidente e se anche lui avesse avuto bisogno di un'operazione per alleviare l’edema cerebrale. Invece, è stato negato loro un secondo parere medico privato o l'accesso alle cartelle cliniche di Archie per la valutazione di altri esperti che avrebbero potuto tranquillizzarli. Inoltre, la richiesta di tempo supplementare, negata alla madre di Archie, Hollie Dance, è stata concessa a Corinna per il marito Michael. La mancanza di tempo concessa ad Archie (solo 3 giorni) è stata al centro della battaglia legale di Hollie Dance contro il Trust. Inoltre, a Schumacher è stata concessa la libertà di movimento per attraversare il confine. Ha potuto trasferirsi dall'ospedale in Francia alla sua casa in Svizzera. Archie è stato tenuto “prigioniero” dal Royal London Hospital ed è stato persino negato di trasferirlo in un hospice perché morisse in pace. Infine, ai genitori di Archie è stato tolto il diritto di prendere decisioni sulle cure del figlio, mentre Corinna continua a prendere decisioni riguardo a suo marito.

Certo, non è stato tutto questo a segnare il destino di Archie. Quando i suoi genitori hanno sfidato con successo la sentenza della Corte sulla morte per probabilità, il Trust ha immediatamente portato la battaglia alla Corte Suprema sul piano del best interests (letteralmente: “i miglior interessi”). Una trappola mortale virtuale da cui non c’è scampo, che ha garantito la morte di Archie e l’avrebbe garantita per Michael Schumacher.

Nella sua sentenza del 15 luglio durante il dibattimento riguardo al best interests, il giudice Hayden ha definito così la questione: «Se ci fosse anche una possibilità che esso [il trattamento medico] potesse apportare qualche miglioramento nelle condizioni di Archie, sarebbe insieme proporzionato e significativo… il trattamento è inutile, compromette la dignità di Archie, lo priva dell’autonomia e diventa totalmente contrario al suo benessere… Serve unicamente a prolungarne la morte, non potendo affatto prolungarne la vita».

Ad Archie è stata negata una morte naturale perché la sua vita, secondo la legge britannica, non aveva valore né dignità, né autonomia, né prospettive di miglioramento. Nei primi tre giorni anche Schumacher era in coma, privo di autonomia e di prospettive di miglioramento. I medici avevano avvertito Corinna che avrebbe potuto non sopravvivere e che, in caso di sopravvivenza, non sarebbe mai diventato autonomo. Il terzo giorno, Schumacher non era in condizioni migliori di Archie. Se fosse stato in Inghilterra, i medici avrebbero tolto il supporto vitale alla leggenda delle corse di Formula 1.

Hollie Dance sta ancora combattendo, ma questa volta la battaglia è per il cambiamento. Di recente ha scritto al Segretario di Stato per la Sanità e l'Assistenza Sociale, Stephen Barclay, chiedendo «un'inchiesta pubblica» sul «funzionamento di questo sistema» e una «modifica della legge», dopo la morte di suo figlio. I ministri hanno già detto che commissioneranno una revisione delle cause di disaccordo sulla cura dei bambini in condizioni critiche – i dettagli sono stati forniti nel 2022 Health and Care Act e il rapporto è previsto per la fine di quest'anno. È una chiara dimostrazione del crescente malcontento dell'opinione pubblica nei confronti del sistema così com’è e della diffusa spinta per il cambiamento. Speriamo che Archie sia l'ultima goccia che fa traboccare il vaso.

Le tragiche storie di Archie e Schumacher ci hanno comunque lasciato qualcosa in cui tutti possiamo identificarci: il profondo desiderio, se mai ce ne fosse bisogno, di sapere che ci sarà una Hollie Dance o una Corinna Schumacher a difendere le nostre vite con tutto l'amore di cui sono capaci. Un amore che testimonia ciò che il best interests nega: il valore di una persona supera di gran lunga qualsiasi disabilità, perché la vita è un dono sacro.