In India la Chiesa si attiva per i milioni di emigranti rimasti senza lavoro
Gli emigranti per lavoro dalle aree rurali nei centri urbani cercano di tornare a casa. Cresce il numero di chi non riuscendo ad affrontare il viaggio ha bisogno di assistenza
In India milioni di persone emigrate dalle aree rurali ai grandi centri urbani sono rimaste senza lavoro a causa del blocco delle attività deciso per contrastare la diffusione del Covid-19 e stanno tornando ai villaggi di origine affrontando il viaggio in condizioni disperate, molti percorrendo a piedi centinaia di chilometri perché il governo ha ordinato il blocco dei trasporti. Chi non riesce ad affrontare il viaggio, senza più un lavoro, ha bisogno di aiuto. Quelli, e sono milioni, che guadagnavano poco e oltre tutto mandavano alle famiglie rimaste nei villaggi tutto il denaro che potevano, adesso perdono la casa di cui non possono più pagare l’affitto e in breve tempo non sono neanche più in grado di acquistare del cibo. Diocesi, parrocchie e associazioni cristiane si stanno attivando per soccorrere quante più persone possibile: oltre agli emigranti, i dalit e i profughi. Nell’Uttar Pradesh, ad esempio, padre Anand Mathew, della Indian Missionary Society, coordina un piano di interventi rapidamente messo a punto con la collaborazione di molte organizzazioni interreligiose nella provincia di Varanasi. È già in corso la distribuzione di riso, farina di grano, olio, lenticchie, verdura, sale, pane e biscotti a circa 1.000 famiglie, indipendentemente dalla appartenenza religiosa e sociale. AsiaNews riporta numerosi esempi di carità cristiana. La diocesi di Nashik, nel Maharashtra assiste emigranti e dalit: “tutti in nostri sacerdoti e chiese – riferisce Monsignor Lourdes Daniel – aiutano ogni persona che bussa alla nostra porta. Nessuno sarà lasciato affamato. La Chiesa è per tutti, è rifugio per dalit e tribali senza discriminazioni”.