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IMMIGRAZIONE

In Germania torna la parola-tabù: respingimenti

Il ministro degli Interni, Thomas de Maiziere, sostiene la necessità di riportare in Africa gli immigrati recuperati dalle flotte europee nel Mediterraneo come misura deterrente per fermare il traffico di esseri umani. Si chiama: politica dei respingimenti. La stessa che applicò l'Italia e fu condannata dall'Ue.

Esteri 08_11_2016
Thomas De Maiziere

Prima La CSU, partito cattolico bavarese alleato della CDU di Angela Merkel, ha proposto di accogliere in Germania immigrati culturalmente compatibili con a società tedesca e quindi cristiani e non musulmani. Poi addirittura il ministro degli Interni, Thomas de Maiziere, sostiene la necessità di riportare in Africa gli immigrati recuperati dalle flotte europee nel Mediterraneo come misura deterrente utile a stroncare la volontà di avventurarsi in mare per raggiungere i Paesi della Ue.

“Eliminare la prospettiva di raggiungere l’Europa potrebbe far abbandonare ai migranti l’idea di intraprendere un viaggio pericoloso, mettendo le loro vite e i loro soldi a rischio”, ha detto un portavoce del ministero, in un’intervista con il giornale Welt am Sonntag. Secondo la proposta, i migranti provenienti dalla Libia potrebbero essere riportati in un paese terzo come la Tunisia, Egitto o altri Paesi del Nord Africa, e da lì potrebbero avanzare le loro richieste d’asilo che, se accettate, consentirebbero loro di raggiungere l’Europa in modo sicuro. La misura stroncherebbe, secondo il ministro tedesco, anche le organizzazioni di trafficanti di esseri umani.

Al di là degli aspetti politici e finanziari del problema, come ad esempio convincere i Paesi del Nord Africa a prendersi immigrati clandestini che sarebbero poi in gran parte da rimpatriare nei Paesi di origine (pochissimi hanno diritto all’asilo almeno in base a quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati), è importante che nella più grande potenza europea continentale qualcuno si stia svegliando dal sonno della ragione generato da un “buonismo” criminale che alimenta l’illegalità e che ha fatto della Ue la prima organizzazione di Stati della Storia a rinunciare a difendere le proprie frontiere. La proposta di De Maiziere ha infatti sollevato le critiche dell’opposizione, che parla di uno scandalo umanitario e della fine del diritto d’asilo, ma il ministro ha fatto sapere tramite il suo portavoce che la proposta è ancora in una fase iniziale e non è stata formalmente sollevata a livello europeo. Quindi nella migliore delle ipotesi richiederà mesi o anni per diventare programma di governo in Germania, venire recepita dalla Ue e trovare l’applicazione dopo aver convinto Tunisia, Egitto o altri Stati a cooperare.

Potrebbe trattarsi anche solo di una dichiarazione tesa a convincere l’elettorato che il governo tedesco intende cambiare politica sull’immigrazione per cercare di arginare la cosiddetta “deriva populista” ridurre i crescenti consensi attribuiti a movimenti ben più decisi su questo tema come Alternative fur Deutschland. In ogni caso anche se della proposta di De Maiziere si cominciasse a discutere ora, a Berlino e Bruxelles, non vi saranno iniziative immediate di espulsioni e respingimenti che sarebbero invece urgenti soprattutto in Italia, dove Matteo Renzi ha detto in più occasioni che i “migranti economici” andrebbero tutti rimpatriati e il ministro Angelino Alfano accusa la Ue per il mancato rispetto degli impegni sulla ridistribuzione dei “rifugiati”. Categoria che in Italia di fatto non esiste poiché la stragrande maggiorana dei clandestini sono immigrati economici africani senza alcun diritto all’asilo e destinati a restare in Italia poiché i partner della Ue, Germania inclusa, non ne accolgono più.

I clandestini arrivati in Italia dall’Africa grazie alle flotte italiane e Ue sono quest’anno già 163 mila, quasi alla soglia dei 170 mila che sbarcarono in tutto il 2014 mentre i 153 mila arrivi dell’anno scorso sono già stati ampiamente superati. In compenso in Italia abbiamo il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ieri ha rilasciato dichiarazioni sconcertanti. ''L'operazione Mare Nostrum è ormai diventata un servizio taxi per profughi o clandestini, va fermata: doverosi i salvataggi umanitari nelle nostre acque territoriali, ma andare con le motovedette addirittura in acque libiche, come spesso accade, significa aver organizzato un servizio taxi e di fatto incentivare le partenze''. Il concetto potrebbe anche essere condivisibile anche se, in realtà, senza respingimenti resta solo l’accoglienza, sia che i clandestini vengano raccolti in acque libiche sia in acque internazionali. Quello che lascia perplessi è che Tosi non sappia che l’operazione umanitaria Mare Nostrum, varata nell’ottobre 2013, si è conclusa poco più di un anno dopo, cioè oltre due anni or sono lasciando spazio ad altre operazioni che, in teoria, dovrebbero difendere le nostre frontiere marittime e contrastare i trafficanti, ma in realtà si limitano a raccogliere clandestini e sbarcarli in Italia.

Tornando alla Germania, l’emergenza degli immigrati illegali è legata anche alla sicurezza e all’antiterrorismo come dimostra l’individuazione, da parte dei servizi di sicurezza militari (MAD), di 20 islamisti aspiranti terroristi o simpatizzanti dell’Isis infiltrati nelle forze armate (Bundeswehr), più altri 60 casi sospetti e oggetto di indagine. L’allarme era scattato già in agosto, quando il controspionaggio aveva rilevato un sensibile aumento di domande di arruolamento dei volontari in ferma breve di giovani islamici interessati a ricevere l’addestramento all’uso delle armi.

La scorsa estate erano stati confermati altri 24 casi scoperti tra il 2007 e il 2016 e non è escluso che alcuni degli infiltrati siano poi andati ad unirsi all’Isis in Iraq e in Siria come è già accaduto in Francia, dove l’anno scorso è emerso che molti giovani jihadisti francesi avevano un passato nelle forze armate e di polizia di Parigi, alcuni avevano disertato per andare a combattere sotto le bandiere del Califfato, altri si erano rifiutati di proteggere le sinagoghe da azioni terroristiche.

Berlino ha messo a punto una nuova legge sulle modalità di arruolamento nelle forze armate che dal luglio prossimo inasprisce controlli e indagini sui candidati a vestire l’uniforme.