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Santa Caterina

In difesa del monastero espropriato in Egitto

Il Consiglio Mondiale delle Chiese si è appellato all’Unesco e ha indirizzato al presidente al-Sisi una lettera per chiedere chiarimenti sul futuro del monastero di Santa Caterina.

Il 29 maggio scorso un tribunale ha trasferito allo stato la proprietà del monastero di santa Caterina situato sul monte Sinai, in Egitto. Il presidente Abdel Fattah al-Sisi si era affrettato a diffondere un comunicato in cui assicurava il suo “impegno a preservare lo status religioso unico e sacro del monastero e a prevenirne la violazione”. Tuttavia la struttura diventerà un museo e la sentenza ha precisato che i monaci che vi abitano “possono rimanere nel monastero per adempiere i loro doveri religiosi solo fino a quando il nuovo proprietario, lo Stato egiziano, lo permetterà”. I monaci da allora per protesta hanno chiuso al pubblico la struttura. Sulla questione è da poco intervenuto il comitato centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) durante una riunione svoltasi a Johannesburg, in Sudafrica, dal 18 al 24 giugno per chiedere al segretario generale del Consiglio, in previsione della sesta riunione della Commissione Fede e Ordine del WCC che si svolgerà in Egitto, di inviare una lettera formale di protesta al presidente al-Sisi e di sollecitare un “accordo chiaro e vincolante che riconosca il diritto e il titolo del Santo Monastero sul sito in perpetuo e che garantisca la protezione della vita religiosa e dei doveri della comunità monastica”. Un appello è stato rivolto anche all’Unesco perché “intervenga per la protezione del Santo Monastero come Patrimonio dell’Umanità e del suo carattere monastico cristiano”. Il 26 giugno sulla questione è intervenuto il ministro egiziano degli esteri, Badr Abdelatty. Il ministro ha definito il monastero un “simbolo vitale dell’armonia religiosa e dell’eredità storica” del Paese e ha sottolineato il ruolo del monastero come “faro secolare del dialogo interreligioso e della conservazione spirituale”, “una pietra miliare della diversa identità culturale dell'Egitto”. A proposito della sentenza, inoltre, ha criticato la “reazione internazionale” dicendo che ha frainteso il “quadro giuridico” della decisione. Inoltre ha definito “imprecisa e infondata” l’accusa secondo cui il verdetto della corte contraddice i principi di libertà religiosa. Il monastero è stato costruito tra il 548 e il 565 per volontà dell’imperatore bizantino Giustiniano I ed è  patrimonio dell’umanità Unesco dal 2002. È il più antico monastero cristiano abitato ininterrottamente nel mondo per 1.500 anni. Sorge nel luogo in cui, secondo la Bibbia, Dio è apparso a Mosè nel roveto ardente affidandogli le tavole della Legge.