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il nuovo corso di giuli

In corsa per un posto al Ministero l'uomo dello scandalo gay-Unar

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Secondo il Messaggero (non smentito) il neo ministro della Cultura Giuli ha pronto un incarico di rilievo per l'attuale segretario del Maxxi di Roma, Spano. Ma è lo stesso che il Centrodestra portò alle dimissioni, indignato dopo lo scandalo dei fondi Unar al sottobosco delle associazioni dedite alla prostituzione gay.

Politica 24_09_2024

A volte ritornano, ma nello schieramento avversario. Il nuovo corso di Alessandro Giuli alla guida del Ministero della Cultura dopo la vicenda Sangiuliano che si avvia verso le stanze giudiziarie, inizia con un potenziale scivolone. Secondo il quotidiano romano il Messaggero, che ha dedicato a Giuli un corposo articolo informato, il neoministro sta preparando una piccola rivoluzione sia nella squadra di tecnici, direttori, funzionari e segretari di uffici ministeriali, sia negli accessi al Collegio romano, che diventeranno più controllati, a prova di spie e microcamere, secondo necessità di bonifica che il caso Boccia ha reso urgente.

Ma controllare gli accessi è forse cosa più facile che controllare i curricula degli aspiranti nuovi collaboratori di Giuli, secondo la logica dello spoil system che a Roma è ormai una pratica quasi obbligata, anche senza bisogno di cambiare maggioranza politica.

È qui che si annida il rischio di incorrere in veri e propri incidenti di percorso. Come quello che starebbe facendo Giuli, il quale secondo il Messaggero, sta dando un incarico importante - voci bene informate parlano di direttore generale - a una vecchia conoscenza dei palazzi romani. Così scrive il quotidiano: «Giuli intende portare al ministero Francesco Spano, segretario generale del Maxxi con cui ha a lungo lavorato, persona di amicizie trasversali, gradita al Pd». L’indiscrezione non è stata smentita, anzi, secondo alcuni ben informati, ci sarebbe già una lettera di incarico firmata.

Il nome di Spano però dovrebbe far rizzare le antenne a più di un politico della maggioranza di Centrodestra e chissà se avrà fatto sobbalzare anche la sedia di Giorgia Meloni.

I lettori della Bussola certamente ricorderanno una vicenda incresciosa avvenuta nel 2017 ai tempi del governo Gentiloni, quando Maria Elena Boschi era Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con il controllo diretto sull’Unar, il contestato ufficio antidiscriminazioni razziali che sta – ancora – sotto l’egida di Palazzo Chigi.

Ebbene. Spano era all’epoca proprio il direttore dell’Unar e in quanto direttore diede il via libera a un finanziamento di 55mila euro a una associazione, chiamata Andoss, che dietro la patina della lotta alle discriminazioni, altri non era che un collettore di circoli e associazioni gay dedite alla prostituzione omo e alle più perverse pratiche.

La cosa venne denunciata da diversi servizi delle Iene, che documentarono tramite telecamere nascoste le squallide pratiche di queste realtà (dark room, dark sauna, glory hole) dedite allo scambismo gay. I titoli dei giornali erano di questo tenore: “Sesso gay coi soldi dei contribuenti”.

Inevitabile furono le dimissioni senza appello di Spano, che, beccato dalle Iene, reagì con imbarazzo davanti alle telecamere Mediaset. Tra l’altro si scoprì che lo stesso Spano era pure socio dell’associazione che era in procinto di essere beneficiata da Palazzo Chigi tramite l’Unar, ma ci si affrettò a dire che lo era diventato a sua insaputa.

L’episodio aprì una voragine su come l’Unar spendeva i soldi pubblici con la scusa dell’antidiscriminazione e costrinse la Boschi a doversi giustificare con altrettanto imbarazzo al motto di «io non sapevo». A farne le spese però fu Spano, che si dimise e da quel momento sparì dai radar del clamore mediatico (così come l’associazione che oggi è scomparsa dai motori di ricerca).

Ma non sparito dai posti che contano grazie alla politica. E di politica Spano ha sempre vissuto, dato che in passato - dal 2008 al 2012 - era stato consulente legislativo per il Pd.

Il brillante avvocato grossetano, infatti, trovò allora casa al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo e che ha visto per dieci anni la presidenza di Giovanna Melandri, che già lo aveva avuto come segretario generale fino al 2015, cioè prima di prendere il controllo dell’Unar.

È qui che, nominato al Maxxi come presidente, Giuli deve averlo conosciuto, apprezzandone le doti professionali. Il legame con la politica, però, Spano lo ha coltivato anche nella sua importante frequentazione come Consigliere Giuridico del Ministro per le Pari opportunità̀ e la famiglia dal marzo 2021 all’aprile 2022, che all’epoca era la renziana Elena Bonetti. Insomma, un burocrate molto vicino agli ambienti del Pd e della Sinistra in generale e anche della Chiesa dato che i suoi primi passi, Spano li mosse nella Diocesi di Orbetello dove è stato nientemeno che membro del cammino sinodale.

Un curriculum di tutto rispetto, tutto orientato però alla sponda sinistra dello schieramento politico, lo stesso che gli diede poi l’incarico all’Unar che gli costò il posto dopo l’emersione dello scandalo. Per la verità, di quell’incarico, Spano evidentemente non avrà piacere di parlare perché come si evince da un suo curriculum pubblicato on line sul sito della Fondazione Maxxi, l’incarico all’Unar viene definito genericamente Direttore Generale dell’ufficio per le politiche per la parità̀ di trattamento, senza tirare in ballo l’Unar che evidentemente non era più presentabile come biglietto da visita. Perché, effettivamente, lo scandalo fu evidente e sfruttato proprio da quella politica di Centrodestra a cui Spano non afferiva minimamente, stante il suo percorso.

Basti solo ricordare che, dopo i servizi delle Iene sul suo operato, si giustificò di aver sempre lavorato all’insegna della correttezza e della trasparenza, fu davvero lunga la lista di politici che chiesero non solo le sue dimissioni, ma persino la chiusura dell’Unar, dalla Lega ai Cinque Stelle passando per Forza Italia con il senatore Lucio Malan, oggi passato in Fratelli d’Italia.

E anche Fratelli d’Italia si fece viva con la sua leader Giorgia Meloni – oggi premier -, che tuonò così in un tweet: «Chiediamo che l'UNAR, il sedicente Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri, venga chiuso oggi stesso. L'Italia non ha alcun bisogno di un "ufficio" che con una mano finanzia un'associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l'altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell'UNAR Spano, che in evidente conflitto d'interessi assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci. Fratelli d'Italia presenterà oggi stesso un'interrogazione urgente al Governo per chiedere la chiusura immediata dell'UNAR e le dimissioni del suo direttore Spano». Dimissioni che le opposizioni ottennero, non potendo la Boschi difendere il direttore dell’Unar, perché lo scandalo era oggettivamente conclamato.

Dunque, ricapitolando. Il Ministero della Cultura a guida Fratelli d’Italia, stando alle indiscrezioni del Messaggero, starebbe dando un incarico ad un esperto non soltanto proveniente dalla sinistra, ma che è stato coinvolto in un inopportuno e stigmatizzabile finanziamento, poi non erogato, ad una realtà vicina alla prostituzione gay e che a causa di questo è stato portato alle dimissioni da quella parte politica che oggi gli consegnerebbe sul piatto d’argento il suo grande ritorno in un ministero. Misteri della politica.



IL CASO

Unar nella bufera: l'ombra della prostituzione gay

Servizio delle Iene denuncia: l’Unar ha finanziato con 55mila euro un circolo gay in cui aleggia lo spettro della prostituzione. L'imbarazzo del direttore dell'ufficio che fa capo a Palazzo Chigi: "Verificheremo". Ma il sospetto è che lo stesso direttore sia socio del circolo finanziato. Lui abbozza qualche timida risposta, ma la vicenda è torbida. Se fosse confermato emergerebbe lo scandalo del finanziamento pubblico ad un circolo che pratica reati di natura sessuale. 

IL CASO UNAR

Una fetida e costosa dark room di Stato

21_02_2017 Andrea Zambrano

Dopo il servizio delle Iene si dimette il direttore Spano e la Boschi blocca i finanziamenti. Ma il caso delle dark room nei circoli affiliati all'associazione Andoss svela il vaso di pandora dell'ipocrisia di Stato che finanzia con la scusa della discriminaizone di gay e lesbiche un ingentissimo indotto dove circoli culturali mascherati si dedicano in realtà alla vita gay con dark room, promiscuità sessuale e saune di copertura. Un bel modo di usare i soldi pubblici che oggi è sotto gli occhi di tutti e che mostra lo squallore di un ufficio governativo che ha stanziato oltre 400mila euro per la causa omosessualista. 

IL CASO UNAR

La politica nella dark room dell'ipocrisia

22_02_2017 Andrea Zambrano

Se allo Stato va bene concedere soldi per orge e saune gay, lasciateci almeno dire che senza alcun criterio morale con cui giudicare la realtà, la politica resta intrappolata nella dark room dell'ipocrisia. Ecco perché a dimettersi doveva essere anche la Boschi. Ma non l'ha fatto: le lobby gay hanno bisogno di una madrina presentabile e cattolica. 

IL VIDEO

VIDEO - Omoeresia lobby al lavoro nella Chiesa

25_02_2017 Riccardo Cascioli

Lo scandalo Unar non è un caso isolato. Esiste una vera e propria struttura che lega il mondo gay alle istituzioni italiane ed europee e che dispone di ingenti soldi pubblici per diffondere la propria ideologia in modo capillare. Ma non è tutto. Da molti anni c’è un processo sistematico di infiltrazione del mondo gay anche nella Chiesa con lo scopo di cambiare la Dottrina della Chiesa in materia di sessualità. Lo disse già trent’anni fa il cardinal Ratzinger in un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede. Oggi questo processo sta arrivando a maturazione. 

L'INTERVISTA

"Io, andata e ritorno nell'inferno delle dark room" Di Tolve e la verità sui gay sfruttati per fare soldi

24_02_2017 Andrea Zambrano

La perversione delle dark room gay mascherate da circoli culturali col tesseramento obbligatorio è uscita allo scoperto. E' quanto Luca Di Tolve ha sempre denunciato con la sua sofferta testimonianza di rinascita. "Sesso a caso, estremo, droga, assenza di amicizia, dipendenza dal sesso attraverso il sistema gay: il meccanismo che sta dietro la causa Lgbt utilizza persone fragili per fare soldi. Ecco a che cosa servono le tessere. E chi chiede aiuto non può ottenerlo perché tutto è finalizzato ad avere sempre più potere, con il quale controllare la politica".