In Colombia i guerriglieri attaccano i fedeli
I rapimenti nel Pese sono più frequenti proprio dove la presenza di cristiani può compromettere il mercato clandestino degli stupefacenti.
Negli scorsi giorni, l’associazione evangelica “Porte Aperte”, ha dato la notizia della liberazione, dopo due anni e mezzo di prigionia, del pastore evangelico William Reyes. Il 25 settembre 2008, venne rapito da uno dei gruppi armati fuorilegge che operano nella regione di Guajira, nel nord della Colombia. Sparì senza lasciare tracce.
Dopo essere stato rilasciato dai suoi rapitori, il pastore William ha deciso di attendere prima di tornare dalla moglie e dai figli, poiché grande era la paura di essere costantemente seguito e sorvegliato: tornare immediatamente a casa avrebbe potuto rappresentare un pericolo per i suoi cari. La sua scelta di stare nell’ombra per proteggere i suoi, lo ha costretto alla latitanza per un po’, fino a quando, passato sufficiente tempo, non si è definitivamente riunito con la famiglia.
I rapimenti in alcune aree della Colombia colpiscono proprio i pastori, soprattutto in quelle zone dove la presenza di cristiani può compromettere il mercato clandestino degli stupefacenti. “Porte Aperte” afferma di avere testimonianze di guerriglieri, di componenti di gruppi armati e di coltivatori di piante per la produzione di stupefacenti che si convertono e, naturalmente, una volta convertite queste persone abbandonano le loro attività illegali, creando un danno ai gruppi criminali, i quali reagiscono con intimidazioni, minacce, violenze, rapimenti e assassinii.
Come, ad esempio, quelli compiuti il 24 aprile 2009, nella città di La Esmeranda, dipartimento di Arauca, quando due uomini armati ammazzarono José Rodriguez e sua moglie Emilse Maria del Carmen. José aveva lasciato i guerriglieri nel 2001, quando si era convertito a Cristo e da allora era attivo nella locale Chiesa delle Assemblee di Dio insieme a sua moglie, anch’ella coinvolta in passato con un gruppo di guerriglieri e poi attiva nella Chiesa con il marito. José si recava periodicamente a evangelizzare la comunità indigena di Tunebo El Vigia, lungo il fiume Arauca. Nell’agosto 2009, in Colombia è stato creato il Comitato Interreligioso Consultivo del Ministero dell’Interno e della Giustizia, con l’obiettivo di effettuare una supervisione delle pratiche in materia di libertà e uguaglianza religiosa, di coscienza e di culto.
Nel Paese, la situazione sociale subisce l’influenza della violenza che esercitano i gruppi guerriglieri, che colpisce ministri di culto e fedeli. Nel giugno 2009, un gruppo di guerriglieri hanno circondato un villaggio nel Comune di Arauquita e hanno fatto irruzione nel luogo dove si stava svolgendo una riunione di pastorale sociale, sequestrando l’agente pastorale Prof. Jorge Humberto Echeverri senza fornire alcuna spiegazione. L’agente pastorale è stato poi assassinato. Davanti alla violenza, il governo ha autorizzato la Chiesa e la Croce Rossa Internazionale come unici organismi competenti per dialogare direttamente con le Forze Armate Rivoluzionariedella Colombia (FARC). La Chiesa si è offerta ripetutamente come mediatrice, nel suo carattere di parte terza, senza interessi politici.
Nel corso dell’anno, il Cardinale Darío Castrillón Hoyos si era proposto come mediatore tra le FARC e il governo, mantenendo contatti telefonici con Guillermo Sáenz, alias “Alfonso Canuto”, capo delle FARC. Sfruttando questa possibilità di costituirsi come terza parte, imparziale ma di fiducia, nel mese di settembre il governo ha permesso che la Chiesa conducesse e coordinasse il negoziato per la liberazione di 24 ostaggi (agenti di polizia e militari), alcuni dei quali sono nelle mani delle FARC da più di dodici anni. La Chiesa aveva proposto che le FARC effettuassero la consegna degli ostaggi in cinque scadenze mensili, con l’ultima consegna da effettuare nel febbraio 2010.
Il principale elemento di conflitto tra le parti – riferisce il rapporto 2010 dell’Istituto di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” - è che le FARC hanno accettato di liberare alcuni degli ostaggi, ma pretendono di scambiare gli altri con guerriglieri che attualmente si trovano in carcere. Da parte sua, il governo ha accettato la possibilità della consegna per scadenze con un altro Paese che funga da garante, ma esige che le FARC liberino gli ostaggi in forma unilaterale, senza ottenere niente in cambio. Per superare lo stallo nelle negoziazioni, la Chiesa ha sollecitato tanto il governo quanto le FARC affinché rinuncino alle loro esigenze per riuscire finalmente a ottenere la liberazione degli ostaggi.
Durante il 2009, in Colombia sono stati assassinati cinque sacerdoti: Juan Gonzalo Aristizabal
Isaza, di Medellin; Gabriel Montoya Tamayo e Jesús Ariel Jiménez, ambedue di Vichada; Óscar Cardozo Ossa, di Villavicencio, e Jaramillo Cárdenas di Santa Rosa de Osos. Decine di sacerdoti colombiani prestano il loro servizio sotto le minacce di gruppi armati. Perfino 17 vescovi ricevono protezione da parte della polizia.
Nella parrocchia di Nostra Signora dell’Annunciazione di Armena, nel 2009, uno sconosciuto
è penetrato di notte nella chiesa, ha scassinato il tabernacolo e lo ha gettato al suolo, con la pisside e le ostie consacrate che conteneva. Poiché non è stato sottratto nessun oggetto di valore della chiesa, sembra trattarsi di un attentato blasfemo contro l’Eucaristia.
Attualmente, quasi il 10% del Senato della Colombia è formato da pastori evangelici che hanno deciso di tentare la carriera politica; sebbene alcuni non siano stati eletti direttamente, l’uscita di altri senatori ha fatto sì che si destinassero loro alcuni seggi. In generale – sostiene “Aiuto alla Chiesa che soffre” - si sono rivelati come acerrimi difensori del matrimonio e contrari a tutte le richieste che mirano a sancire i diritti patrimoniali o le unioni civili per gli omosessuali. Sono conosciuti come “il gruppo di Dio”.