In Bangladesh i cristiani marciano per la pace
Hanno organizzato una marcia silenziosa e un sit-in per protestare contro gli episodi di violenza di cui sono stati vittime di recente
In Bangladesh le comunità parrochiali e i fedeli della capitale Dacca hanno organizzato una marcia silenziosa e un sit-in che si svolgeranno il 18 novembre per denunciare le intimidazioni e le violenze subite nelle scorse settimane. “Domani saremo in centro città e marceremo mano nella mano – ha spiegato all’agenzia di stampa Fides monsignor Subroto Boniface Gomes, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Dacca – per dire che siamo pronti a contruire un paese inclusivo, che rispetti la dignità di tutte le culture, le etnie e le religioni rifiutando ogni forma di integralismo e di violenza”. La preoccupazione dei cristiani è per gli episodi di violenza con cui si tenta di intimidirli e di “gettare un’ombra sulla convivenza”. Due episodi a distanza di poche settimane hanno turbato la comunità dei fedeli in particolare, anche se fortunatamente non ci sono state vittime. L’8 ottobre una bomba è stata lanciata contro la chiesa più antica della capitale, la chiesa cattolica del Santo Rosario. La sera del 7 novembre, sempre a Dacca, un ordigno esplosivo è stato lanciato contro il cancello d’ingresso della cattedrale di Santa Maria e un altro contro il vicino collegio di San Giuseppe. “Non sappiamo chi ha compiuto tali atti intimidatori, ma c'è timore tra la gente – dice monsignor Gomes – come vescovi abbiamo scritto un messaggio ai fedeli, ricordando le parole di Gesù: Non abbiate paura. Restiamo saldi nella fede. Abbiamo fatto presente la nostra condizione alle autorità civili che hanno promesso una attenta indagine. Siamo in una fase di incertezza e tensione sociale, bisogna capire come si evolveranno le vicende politiche. Il governo ad interim fa fatica a controllare la situazione”. Monsignor Gomes si riferisce alla delicata situazione del paese creatasi dopo la fuga nel 2024, in seguito a crescenti ondate di proteste antigovernative, del primo ministro Sheikh Hasina. È notizia del giorno che Hasina è stata condannata a morte in contumacia perché ritenuta colpevole di crimini contro l’umanità per come ha gestito le proteste, per gli ordini impartiti alle forze di sicurezza contro i manifestanti. Il paese dovrebbe andare al voto nei primi mesi del 2026. “La strada verso il voto non è ancora ben chiara – sostiene monsignor Gomes – ci sono diversi ostacoli e punti interrogativi. Vediamo che i partiti studenteschi godono del favore della popolazione. Ma anche i partiti islamici radicali hanno riguadagnato terreno e consensi. La situazione è molto fluida. Ai nostri fedeli diciamo di vigilare, essere prudenti e di custodire fede, speranza e carità. Continuiamo la nostra vita e la nostra missione dando testimonianza di Cristo nel nostro paese”.

